Cialtroni al Governo



L’attacco di Saviano a Matteo Renzi
“E’ sempre commedia all’italiana”


“Si sperava che il pagliaccio e l’abile battutista con responsabilità di governo avessero lasciato il terreno a una generazione di persone serie. Invece questo sogno, rischia di essersi già infranto”. Il durissimo intervento contro il governo dello scrittore


DI ROBERTO SAVIANO

10 settembre 2014


L'attacco di Saviano a Matteo Renzi  E' sempre commedia all'italiana





«Il momento è gravissimo e la necessità di serietà è illimitata: il primo ministro e gli altri componenti del Consiglio dei ministri dovrebbero rendersi conto che non è possibile sempre e comunque strizzare l’occhio alla più stantia rappresentazione della cialtroneria nazionale».

Roberto Saviano nella sua rubrica L’Antitaliano, sul numero dell’Espresso in edicola da venerdì 12, critica duramente Matteo Renzi e il suo stile di governo. La situazione del paese è gravissima, scrive Saviano, e «si pensava che con l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, quell’eterno rinvio ai tipici personaggi della commedia all’italiana fosse esaurito. Si sperava che il pagliaccio e l’abile battutista con responsabilità di governo avessero lasciato il terreno a una generazione di persone serie, in grado di cogliere la gravità delle situazioni e dunque capace di lavorare con discrezione a soluzioni anche dolorose, ma di largo respiro». E invece questa speranza, questo sogno, rischia di essersi già infranto.

Secondo lo scrittore, sarebbe necessaria per esempio un’azione per riportare in Italia i cervelli in fuga all’estero, per “recuperare” una generazione che ha investito sulla formazione e ora si trova senza lavoro o “in esilio”. Ci vuole un investimento forte sul capitale umano. E invece dobbiamo rassegnarci all’idea che ogni Governo si senta in obbligo di annunciare una “rivoluzione” nel mondo della scuola».

Annunci di rivoluzioni che servono solo a mascherare nuovi tagli. Ci vorrebbe serietà, capacità di dire la verità al paese e di guardare al futuro. «Ci si aspetterebbe umiltà, silenzio, riservatezza: esistere solo quando si è al lavoro, rifuggendo ogni futilità».

E conclude: «se il giorno in cui si è ufficializzata la deflazione che ha portato l’economia italiana al 1959 il nostro Premier ha teatralmente mangiato il gelato, forse a breve sarà costretto a presentarsi al Paese in ginocchio e con la testa bassa, in un vuoto di parole, finalmente rappresentativo del disastro».

La rubrica integrale di Roberto Saviano su l’Espresso in edicola venerdì e su E

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