Atout a gioco fermo


Fallisce anche la proposta Di Rella?






Ci chiedono cosa pensiamo della proposta Di Rella. Rimproverandoci (amichevolmente) perché l’abbiamo lasciata senza commento. E allora proviamo a spiegare in breve.

La proposta Di Rella è una proposta dignitosa; e interessante, almeno in astratto.

O almeno lo sarebbe, se il problema fosse il tasso di interesse, qui favolosamente sceso all’1%, anche se  non ci è chiaro come e a chi verrà accollata la differenza col tasso al quale il Comune, cioè noi, dovrà pagare i famosi 7.3 milioni di euro chiesti in prestito (ed altri eventualmente a chiedersi) per far fronte a un debito non suo, ma che è nelle sue responsabilità istituzionali tamponare in attesa di rivalersi sui veri debitori (le coop).

Il fatto è che la proposta Di Rella è una soluzione finanziaria al problema degli espropri e del quasi certo dissesto della Città. Mentre quella che serve, prima ancora, è una soluzione politica.

Per quella si è già perso troppo tempo. L’Amministrazione ha tergiversato troppo a lungo e tre (TRE!) anni dopo ancora ha lasciato ampio margine di interpretazione sulla sua determinazione a far rispettare la legge.

Così come ha lasciato e lascia che altri vada impunemente in giro a dire alle Coop che non devono pagare. Un’ancora a cui chiunque si aggrapperebbe, se non fosse che quell’ancora è un miraggio inesistente, e che aggrapparvisi conduce solo ad affondare.


La ragione politica ultima di questo “ritardo” e di questa inconcludenza è molto semplice: gli elettorati sono sovrapposti.

Insomma l’amministrazione non ha la forza politica per fare sul serio. Supposto che ne abbia la volontà (elettoralmente non conveniente).

Attila-Matteo rimesta da anni nel torbido sibilando alla parte più furba e a quella più paurosa delle coop che tanto non devono pagare. E loro ovviamente gli si appiccicano. Staremo a vedere cosa faranno quando il disastro sarà concluso.

Altri soci di coop che vorrebbero pagare non possono per l’assenza di un accordo condiviso. E in mezzo la parte dei soci che “vorrebbe ma non può”, quella messa in ginocchio dalla crisi e dalla disoccupazione, e alla quale la riduzione degli interessi non risolve il problema.

Certo, si tratta pur sempre della casa, e in tali circostanze si fa l’impossibile per tenersela. Ma il momento è quel che è, poco adatto ai miracoli, e le persone a cui poter chiedere aiuto in caso di necessità, nella totale codardia delle banche, sono un bene raro, sempre che ve ne siano.

Insomma se l’Amministrazione fa la faccia cattiva, come per legge dovrebbe, regala voti (suoi) a Matteo.

Se non la fa, è dissesto sicuro. (Al punto in cui siamo, è praticamente sicuro anche nell’altro caso).

Intanto un esponente dell’Amministrazione ci conferma quello che fin troppo facilmente sospettavamo. Alla proposta Di Rella non ha ancora aderito nessuno

Ce lo dice in dialetto, e a volte il dialetto è più efficace:”Do nan vòl pagò n’scìun.”


Cosa rimane da fare? Solo una cosa.

Lasciarli lavorare. Se così si può dire. E vedere che combinano.

Noi ne riparliamo in autunno. Perché di sicuro sarà un autunno caldo.



mario albrizio

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