La Banca del Futuro

 
 
 

Un Capodanno in tono così dimesso non si era mai visto. Con i negozi semivuoti e gli acquisti ridotti al minimo. I soldi scarseggiano, e soprattutto manca la fiducia.

Il quadro a tinte fosche disegnato dal macroscopico dilettantismo del governo nazionale precedente, e l’atmosfera vagamente draculesca introdotta dal governo così detto tecnico – per tacere dell’assoluta inconsistenza della sempre così detta opposizione, oggi co-maggioranza; e per finire con una classe dirigente europea chiaramente incapace di gestire una crisi di portata mondiale, storica e strutturale – hanno impresso indelebilmente nell’animo degli Italiani l’idea che il peggio debba ancora venire.

I comportamenti si adeguano a queste prospettive tempestose, al punto che il crollo degli acquisti è arrivato a toccare persino il settore alimentare, con punte a volte drammatiche nei beni di consumo/regalo di fascia media, tipicamente computer ed elettronica o similari, senza troppo distinguere (ed è significativo) tra vendita al dettaglio e grande distribuzione.

Berlusconi aveva ragione a sostenere che l’ottimismo è un valore, e a distribuirne a piene mani. E’ l’unica cosa su cui sono mai stato d’accordo con lui. Ma, dietro le quinte, avrebbe dovuto dannarsi l’anima e spronare ventre a terra il suo governo per prevenire il disastro, che era impossibile non vedere arrivare.
Così come il medico deve rassicurare il paziente, ma nel frattempo preparare le terapie adatte, ed eseguirle. Invece sappiamo come l’omino di Arcore passava il suo tempo…


La Bella Addormentata sul Titanic
Così la situazione è arrivata al punto di non ritorno. Sembra di essere davvero sul Titanic e persino l’assonnata cuccetta che risponde al nome di Ruvo di Puglia deve prendere atto che stavolta tocca darsi una mossa, presto, bene e con energia.

Le bellissime luminarie, che hanno reso spettacolare la nostra cittadina già di per sè ricca di una bellezza antica, rischiano di diventare il luccicante monumento al declino. Uno sforzo inutile. Forse una sorta di accanimento terapeutico.

Perché questa perla storico-architettonica è da tempo immersa in un sonno da Bella Addormentata che l’ha resa altrettanto radicatamente priva di spirito innovativo, chiusa a ogni novità e asserragliata in un fortino di benessere ereditato dai secoli precedenti, difeso più dalla paura che dalla convinzione o da una visione diversa – ma che nondimeno oggi vacilla di fronte ai colpi di un avversario invisibile e quasi onnipotente, contro il quale le difese nazionali ed europee non fanno che collezionare sconfitte e dolorose figuracce.

Ma le Belle Addormentate fanno fortuna solo nelle fiabe. Nella realtà, è molto più probabile che finiscano sbranate dai lupi.


I fuochi dal Comune
Persino i botti di fine anno appaiono in drastica diminuzione: anche questo un segno evidente non del fatto che una tradizione incivile e pericolosa sia superata da un’evoluzione civico-sociale-culturale; ma senz’altro di una crisi che arriva ovunque, anche nelle tasche degli aficionados dell’esplosione barbara, di coloro che rinuncerebbero piuttosto al cenone che a far trasalire il vicinato col petardone di turno.

Gli unici veri fuochi d’artificio vengono dal Comune, dove fonti ben informate accreditano la dipartita del dott. Stasi da responsabile dell’Ufficio Tecnico, in trasferimento concorsuale a Gravina. Le sue prerogative, con i relativi poteri di firma, verrebbero suddivise tra i due ingegneri già in forza allo stesso Ufficio Tecnico, Gramegna ai Lavori Pubblici e D’Ingeo all’Urbanistica.

Una vera e propria bomba, nel piccolo microcosmo cittadino, dove la figura del dott. Stasi è ultimamente scivolata in un pesante isolamento politico-amministrativo, dopo una lunga carriera in cui si era guadagnato la stima di amici e persino nemici, quale tecnico rigido ma onesto (o onesto ma rigido, a seconda dei punti di vista). Il dott. Stasi, vincitore di Concorso a Gravina, doveva confermare la nuova scelta entro il 31 dicembre 2011. Non sappiamo ovviamente se l’abbia fatto, anche se è ragionevole pensare di sì.

Ma la situazione ormai è tale che le dimissioni di Stasi non fanno quasi più notizia. E tuttavia crolla l’ultimo alibi della preoccupante carenza di progettualità e di mobilità mostrata sinora dalla maggioranza uscita dalle elezioni di maggio 2011.


Non di sola edilizia vive l’uomo
Vedremo se finalmente,  col nuovo assetto comunale,  l’edilizia potrà respirare un po’.

Ma la vera partita non è qui. La partita è nel costruire un’economia competitiva e diversificata, oltre e indipendentemente dall’edilizia, che è e resterà un fondamento importante, ma che non può essere l’unicum economico, perché porta lavoro ma non porta sviluppo.

Bisogna diversificare e rendere competitiva l’economia cittadina (e non solo). Perché con l’edilizia si sopravvive, non si vive.

E se vogliamo mantenere (e col tempo migliorare) i nostri stili di vita, dobbiamo assolutamente puntare sull’innovazione e sulla gestione strategica delle risorse. Non abbiamo molto tempo. E la maggioranza di maggio deve dare ora tutto quello che ha. O la città stessa dirà che bisogna andare oltre.


Balla che ti passa
Con l’opposizione in corto circuito permanente effettivo e con la maggioranza già in affanno. Con l’intero precedente Consiglio comunale in attesa di avviso di garanzia (provvedimento più spettacolare che di sostanza, ma l’immagine conta…). Con il quadro nazionale in drammatica evaporazione e la stessa democrazia sospesa. Con l’Europa senza slancio di banchieri e burocrati, da cui non ci si può aspettare alcun aiuto; semmai qualche altra angheria.

In questo grande affresco da Apocalisse, la scelta di buttarla in discoteca dell’ultimo dell’anno ha un sapore non so se più simbolico o di resa e sconfitta.

Non so se il messaggio che si voleva dare a (e con) quei giovani e meno giovani nella splendida piazza Matteotti era il solito balla che ti passa; uno stònati che tanto non puoi sperare altro. O una specie di rito propiziatorio, un ballare fino all’alba per mostrare la propria certezza che una nuova alba ci sia.

Opto, a priori, per la seconda scelta.

Ma la vista di quei ragazzi addestrati a muoversi al suono del pifferaio di turno è comunque impressionante. Sano divertimento, per carità. Epperò è difficile sottrarsi a questa impressione spiacevole del qualcosa che non quadra.

Si può discutere del (come dire?) coefficiente educativo della discoteca. Ma portare la discoteca in piazza, e per di più nella piazza più “politica” della città, in balia del livello culturale e a volte del turpiloquio degli intrattenitori (a quello che si può capire dal video) – è una svolta un po’ difficile da accettare.

Un cedimento senza attenuanti alla volgarità. Una resa senza condizioni all’evasione fine a se stessa e allo “spettacolo” purchessia.

 

Che sia questa l’alternativa di centrosinistra? Dopo 17 anni di politica in tv, riportarla in piazza, con i famosi “giovani”, ma saltellando? Mah…

Eppure sono gli stessi giovani che domani non troveranno neanche posto sui treni dell’emigrazione, o che cominceranno il giro delle sette chiese per una raccomandazione – sempre più impossibile, e dannosa come sempre – sono quegli stessi giovani a saltare e mugulare al ritmo degli imbonitori del divertimento.

Ragazzi a cui si sta sgretolando il futuro ma a cui la voce femminile sul palco assicura: “avete vinto tutti“. Wow! Berlusconi al confronto era uno sobrio. Almeno lui incitava a sposare qualcuno ricco…:-(

Quanto sarebbe stato meglio vederli in quella stessa piazza a discutere, quei giovani. A confrontarsi magari con un’Amministrazione che rispondesse alle loro domande, tra i falò e la partecipazione che riscaldano. E dopo, magari prima dell’alba, ci stava anche, un bel concerto o la discoteca. Quella sì, sarebbe stata una fine anno da ricordare e mettere a frutto nella banca del futuro.


mario albrizio