LADRI DI COPERCHIETTI (ROSSI)





Scendo le scale di casa, mi accosto alla mia autovettura e constato che per l’ennesima volta ignoti mi hanno fregato i coperchietti di colore rosso. Prima il fenomeno era stagionale, si verificava in primavera ed in estate, alla fine dell’anno scolastico, ma adesso pare vada destagionalizzandosi.

Qualche lettore si domanderà perché i miei coperchietti sono di colore rosso, che attira, e non invece di colore nero, funereo anche se chic, da veglione di Capodanno. Per la semplice ragione che i  pneumatici della mia autovettura sono gonfiati ad azoto, ed i tappetti rossi stanno ad indicare questo, per l’appunto: la presenza di azoto nelle camere d’aria. Non c’entra la politica né la predilezione per un colore che non indosserei mai, neppure a Natale. Dà troppo nell’occhio e, come tutto ciò che dà nell’occhio, è oggetto di desiderio, di pulsioni irrefrenabili, di cleptomanie da quattro soldi.

Difatti uno degli effetti sta nel fatto di che trattasi, che ignoti svitino i coperchietti rossi e se ne approprino, un giorno sì e l’altro pure, presumibilmente durante le prime ore del pomeriggio, nella fase della siesta, ma per farsene cosa? Servono alle loro bici o alle loro auto? C’è un commercio illegale di coperchietti rossi, alla stessa stregua del rame, o come ai tempi del proibizionismo americano per il consumo di whisky? C’è un mercato nero? Ci sono trafficanti di tappetti rossi? Chi sono questi fagocitatori di coperchietti? Sono dei collezionisti un po’ eccentrici? Qual è il loro identikit psicologico, o meglio psicopatologico?
Sarà il caso di scomodare Cesare Lombroso e di scorrere velocemente la sua opera “L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria” che, seppure risalente al 1897 ed ampiamente  superata dalle moderne acquisizioni scientifiche, resta una pietra miliare della letteratura criminologica?  Avrà il ladro standard di coperchietti rossi la fronte bassa, il cranio microcefalo, lo sguardo truce?  


Scherzi a parte, di certo sarà un mezzo idiota allo stato brado, uno che non sa tenere le mani a posto. È molto probabile che si tratti di ragazzini che trascorrono gran parte del loro tempo libero in strada, in controtendenza, giacché la gran parte di essi la passa a rintronarsi sui videogame o a guardare, ipnotizzati, la televisione col suo crescente ciarpame.

In passato c’erano i ladri di polli ed i ladri di biciclette, che almeno ci riportano con la mente ad un bel film del 1948 di Vittorio De Sica, considerato tra le massime espressioni del neorealismo cinematografico italiano. Ci sono i ladri di auto e quelli autorizzati. E ci sono i nuovi ladri. Mi riferisco a quelle persone che, per mangiare, rubano del cibo nei supermercati (è accaduto anche a Ruvo). Ladri giustificati, ai quali non andrebbe comminata una pena ma consegnato un pacco dono almeno una volta al mese. E, ahimè, ci sono questi mariuoli di coperchietti. Loro no, loro non li giustifico. 


Intendiamoci: i coperchietti non costano molto, ma costoro, con i loro furti, ti costringono a recarti tutte le volte dal gommista che te li rifornisce a costo zero perché ti è amico. Semmai si fa pure una risatina, il che non guasta, ma io mi sento in imbarazzo. E sono stufo. E poi non vorrei passare per un feticista di coperchietti. Le deviazioni sessuali sono molte e fantasiose, e sarebbe molto sgradevole che si ritenesse che ne faccia un uso, diciamo così, alternativo.   

Quindi, cosa ho dovuto fare per evitare l’ennesimo furto e non sorbirmi l’ennesima risatina del mio amico gommista? Quando parcheggio l’auto sotto casa mia, svito i coperchietti e li porto con me. Quando esco, li riavvito. Una scocciatura immane, ma al momento non ho trovato altra soluzione. Scomodare i Vigili Urbani? Informare i Carabinieri? Per quindici, venti coperchietti?

Ho celiato, ma è la realtà di un paese con aspetti di scarsa educazione civica. Non dico niente di nuovo se evidenzio i tanti atti di vandalismo che si compiono in questo paese. Chi li compie è giovane, e forse prima degli atti più gravi vengono i piccoli furti, le piccole magagne. Si è passati nel giro di quarant’anni da chi rompeva la lampada della chiesa dei Cappuccini a chi frega i coperchietti. È l’evoluzione del “crimine” adolescenziale o giù di lì.  

Vorrei infine rivolgere un appello ai genitori: se doveste notare un esubero di coperchietti rossi a casa vostra o nel vostro garage, sappiate che quei coperchietti sono miei, cioè lo erano. I vostri figli possono pure tenerseli, ma, per piacere, consigliategli di girare a largo da via Einaudi e dai miei coperchietti. Grazie.   
        Salvatore Bernocco