Il Comune in Default – 2. Le responsabilità di Paparella

Qui casca l’asino, dicevamo.

E chi è l’asino, direte voi? Per la verità tanti: dev’essere una carica ricercata o un posto ambito. Ma qualcuno, per così dire, merita più di altri il titolo. Giudichi il Lettore e Cittadino.
Il PRG vigente

 

Quindi, ricapitoliamo. Si fanno i comparti. Che sono comparti di tipo A ovvero misti (privati/cooperative) oppure di tipo B, cioè solo privati.

Importante: ciascun comparto ha un Consorzio tra i proprietari dei suoli, che attraverso il Consorzio stesso divideranno oneri ed introiti in maniera proporzionale. Lo stabilisce la legge regionale 6/79.

Perciò, fatti i comparti; fatti i sub-comparti; fatti gli espropri – si parte? Eh no. Non proprio.

Infatti i problemi sono tanti. 


1. Il prezzo di esproprio viene imposto d’autorità, senza alcuna trattativa con gli espropriati, dall’allora sindaco Paparella. 44.000 lire per metro quadro. Poco più di 20 euro. Scandalosamente basso e non in linea col valore di mercato.


2. L’esproprio viene realizzato ex art. 51 della legge 865, ovvero d’urgenza. Come se ci fosse una calamità. Come se bisognasse ricostruire dopo un terremoto o simili.


3. Vengono fatti partire solo i sub-comparti Erp (cooperative). NON quelli a edilizia privata.


Con queste premesse, praticamente, si confeziona una bomba nucleare con tanto di innesco, e la si sotterra a beneficio delle amministrazioni future e ovviamente della Città…;-(


I proprietari così brutalmente espropriati si rivolgono ovviamente al Giudice. Ma, con i tempi della giustizia italiana, si sa che ci vorranno decenni. 


Nel frattempo si può dare via libera alle cooperative, che rappresentano un cospicuo pacchetto di voti da mettere subito all’incasso.


La strategia è evidente. Dare ai soci delle cooperative una casa subito e al più basso prezzo possibile. In modo da ottenerne e gestirne il consenso.


In realtà, chiunque non abbia portato il cervello all’ammasso capisce che si tratta solo di un pagamento differito, perché è inevitabile che le denunce degli espropriati arrivino prima o poi a sentenza. Appunto, avranno pensato gli artefici di quella “strategia”: prima o poi. Intanto ci pappiamo i voti e vinciamo le elezioni.


Oggi, per i soci di cooperativa, è arrivato il momento di pagare la seconda tranche, spesso superiore alla prima. E, quel che è peggio, quel momento è arrivato per tutta la città. Che rischia di affondare.


I suoli pagati forzosamente a 20 euro il metro quadro sono stati valutati dal giudice fino a 300 euro. Quindici volte tanto! Potete immaginare i mal di testa dei poveri cristi che vent’anni fa si sono fidati dei dilettanti (ma presuntuosi) al potere, e che scoprono, dopo vent’anni, che la casa gli costerà più del doppio!


L’assessore all’Urbanistica, Caterina Montaruli, dichiara a Ruvolive che si proverà a fare del problema Ruvo un caso regionale o nazionale.


Una scelta disperata, che può avere esiti terrificanti sull’immagine e sulla credibilità cittadine. E poi, diciamolo pure: se è ingiusto che la stragrande maggioranza dei ruvesi, che non ne ha alcuna colpa, paghi per le nefandezze di questo pasticciaccio brutto – perché mai dovrebbe essere giusto che paghino gli ancor più ignari pugliesi o gli italiani?

Perché mai un cittadino di Trento o di Aosta dovrebbe pagare per questa reale galleria degli orrori amministrativi che è stata la nostra storia degli ultimi vent’anni?


Per piacere, assessore: si astenga dal chiedere favori o comprensioni. Qui è stato fatto il pasticcio. Qui deve essere risolto. Ce la possiamo fare da soli. Ce la dobbiamo, fare. Dobbiamo dimostrare a noi stessi di aver imparato la lezione. Di essere cresciuti. Di essere politicamente adulti.

Ma c’è un altro dato altrettanto grave, e persino più inspiegabile (o spiegabilissimo?).

Perché non sono stati fatti partire i comparti ed i subcomparti ad edilizia privata? Perché è stato impedito ai costruttori di costruire?

Sia chiaro: noi condividiamo molte delle perplessità espresse dagli ambientalisti all’epoca: ovvero che teoricamente non è necessaria alcuna espansione edilizia in una città che demograficamente era ed è a crescita zero. E


 facciamo nostro il grido di qualche giorno fa dell’architetto Venuti: non un solo metro quadro in più da costruire; non un solo metro quadro in meno di terreno a vantaggio del cemento. E siamo sicuri che i costruttori più attenti non sono insensibili.

Si tratta semmai di diversificare, di riqualificare, ristrutturare, a partire dagli immensi lavori necessari nei centri storici.

Già, perché mentre la città si espande, il nucleo storico troppo spesso implode.


Ma, a parte questo modello ideale; dal momento che il Prg dei comparti prevedeva l’avvio simultaneo dell’edilizia Erp e di quella privata (e così DEVE essere, e così è stato a Molfetta) per quale diavolo di motivo a Ruvo i sub-comparti e i comparti privati sono stati bloccati?


Se la prima scelta, di favorire le cooperative, ha un evidente sapore elettorale; la seconda scelta come chiamarla? Autolesionismo? Cupio dissolvi? Voglia di portare al disastro la città? Odio viscerale verso uno o più costruttori? Chissà. Ma le conseguenze, devastanti, le ha pagate e le paga tutta la città.


L’avvio dei comparti privati avrebbe infatti creato centinaia di posti di lavoro. Avrebbe calmierato e abbassato i prezzi delle case, rendendoli più accessibili (un vero peccato mortale, a quanto pare, in questa città). Avrebbe potuto inoltre essere una base di trattativa per far ritirare almeno una parte dei ricorsi.


Invece no. Tutto bloccato. A muso duro. 


Con ogni ragionevole evidenza, una guerra di potere in cui chi era Sindaco allora ha inteso non soltanto favorire i propri elettori, ma mortificare e mettere in ginocchio, non solo simbolicamente, gli avversari, togliendo loro letteralmente la terra da sotto i piedi.


Come si dice, più atti concordanti di un medesimo disegno criminoso, in aperta violazione della citata legge regionale 6/79, che stabilisce che il comparto

ha come finalità precipua quella di conseguire, tra i proprietari e/o gli aventi titolo interessati, la ripartizione percentuale degli utili e degli oneri connessi all’attuazione degli strumenti urbanistici generali.”


Ed è evidente che il criterio di equità (“percentuale”) stabilito dalla legge è stato completamente stravolto e offeso da scelte che hanno clamorosamente agevolato gli uni e penalizzato gli altri, nello stesso comparto.

Un disegno criminoso che ha perseguito il proprio vantaggio politico-elettorale (la Politica vera essendo ben altra cosa)anche a costo di mettere in ginocchio e soffocare, se non uccidere, la città.


mario albrizio