In una Città sempre più spaccata dagli opposti estremismi natalizi, tra irremovibili fautori del Natale-di-una-volta e sostenitori a oltranza del Natale-innovativo-laico, si riaccendono le Luci della festa più lunga dell’anno.
La nostra opinione? Guardare avanti.
Non è perfetto, dà l’idea dell’incompiuto, dell’ancora in-cerca-di-forma, molte cose sono affastellate a volte caoticamente e senza dubbio tutto si può, come sempre nelle cose umane, migliorare.
Però fa parlare di sé, riempie le strade, fornisce ispirazione e anche quando dà luogo a critiche, fa tutto parte del brodo mediatico senza il quale nulla esiste veramente.
Ci vorrebbe forse qualcosa di più per il grande salto, un guizzo imprevedibile, magari una pianificazione meno riservata e arroccata, più aperta alle idee e al concorso di di idee, prima ancora che al coinvolgimento di manodopera per la realizzazione finale.
D’altra parte, l’allergia ai concorsi di idee è un vulnus antico nella serie di sgangherate amministrazioni che si sono succedute nello sgarrupato “governo” di questa splendida e disastrata (non per sua colpa) Città. Questa Amministrazione differisce dalle altre in quasi tutto – non sarebbe male se prendesse la lodevole iniziativa di differire anche in questo.
Sia pure ai livelli bassi dell’operatività, c’è però indiscutibilmente partecipazione e questo è bene. C’è entusiasmo. C’è sorpresa in chi gode dei risultati.
Non c’è coerenza stilistica? Chissenefrega. Natale è la festa dei bambini e i bambini indiscutibilmente apprezzano. La contaminazione dei generi, che per noi adulti è conquista o scandalo, è per loro il pane quotidiano, la loro essenza più intima. Bisognerebbe forse dare più importanza al loro sguardo e riscoprire ogni tanto il bambino che è in noi, perso da qualche parte. I grandi geni, si sa, sono spesso bambini mai “cresciuti”.
La strada intrapresa è ancora lunga e, a parere di chi scrive, va allargata e perfezionata nel concept e nella progettualità, oltre che con un marketing più mirato e un financing più evoluto. Però c’è e produce risultati, mette la Città al centro, manda un messaggio speciale al Territorio, a sua volta così frammentato e bisognoso di identità.
Ed è questa la morale, per gli amici che apprezzano e per quelli che no.
Il Natale-di-una-volta non tornerà più. Come non tornerà l’adorabile profumo delle bucce dei mandarini che sfrigolano sulla brace di carbonella del braciere che ormai nessuno usa più.
I tempi cambiano. Bisogna mantenere la tradizione guardando avanti. Non ignorarla né esserne schiavi.
Ormai Ruvo è questa, e questo si aspettano i Cittadini di tutte le Città vicine (e un domani speriamo anche delle lontane).
Un Natale speciale. Possibilmente Unico. Un Natale Avanti, che non sia solo ricordo ma anche guida e ispirazione. Avanguardia, come lo erano i primi cristiani rispetto al mondo antico. Come lo era Gesù rispetto al suo tempo, e lo è ancora in gran parte rispetto al nostro.
È questo il vero Spirito del Natale. Non la piatta ripetizione del passato ma la capacità di indicare vie per il futuro, nel più puro spirito dell’Uomo di Nazareth.
Questo dovrebbero raccontare i nostri Presepi. Questo dovrebbe rappresentare il nostro Natale.
Il Natale “innovativo” ha rotto gli schemi e ha mostrato, senz’altro con qualche eccesso, che un altro Natale è possibile. Ora si tratta di ricomporre tutto in una Visione condivisa, di immaginare il Natale che verrà.
Anziché continuare ad accapigliarsi come i capponi di Renzo, sarebbe bene, e sarebbe bello, cominciare a immaginarlo tutti insieme.
Mario Albrizio
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