Così Parlò il Non Luogo

Ruvo, la Terrazza sul Mare. Il Dono del PFest.

L’Assessore regionale Barbanente: “Non costruite qui. E basta parcheggi!

È vero. Siamo stati ambiziosi.

Abbiamo tentato un miracolo persino più difficile che parlare con gli animali.

Si trattava infatti di far parlare un Luogo. Anzi un Non-Luogo. Un Luogo-Senza-Identità. E di ascoltare la sua Storia. Il suo modo di essere Storia collettiva. Nostra. Di Tutti.

Perché ogni Luogo o Non Luogo contiene la Storia di tutto.

Abbiamo scelto un Luogo Pubblico, ignoto ai Cittadini; lo abbiamo (con l’aiuto del Comune) liberato dalle erbacce decennali, gli abbiamo dato l’identità più forte che un Luogo possa avere: quello di Simbolo della Storia comune, dei suoi problemi, delle sue difficoltà ma anche delle sue potenzialità.

Un’identità profondamente e compiutamente Culturale, sottolineata dalTeatro di Paglia, il primo in Puglia e uno dei primi in Italia. Dalle decine di volontari, entusiasti, esperti, artisti, girovaghi, social clown che sono venuti qui da tutta Italia, quasi sempre per un piccolo rimborso spese, spesso addirittura gratuitamente.

Perché hanno capito l’importanza dell’evento. Perché non gli è sfuggita la posizione decisiva del PFest nel crocicchio tra Cultura e Politica in senso alto, tra Intrattenimento/Spettacolo e Costruzione o Ri-costruzione di un’identità civile ogni giorno più massacrata.

Insomma abbiamo preso l’Ultimo dei (Non) Luoghi e l’abbiamo reso Protagonista.

Per tre giorni.

E il Non Luogo ci ha premiato. Ha parlato, eccome! Ha rivelato, sotto l’arruffata barbona vegetale che lo nascondeva, il suo spirito e la sua vocazione di splendida Terrazza sul Mare, un cono visivo sorprendente per una Città abituata a pensarsi da sempre, e non senza ragione, come Città di Terra.

Ma da qui si vede come Ruvo sia anche, profondamente, una Città di Mare, COSTRUITA dai remoti antenati col mare in testa, per vederlo, scrutarlo, sorvegliarlo e goderlo. Al sicuro in collina, ma col mare negli occhi, nella mente e nel cuore: il progetto dei Padri Fondatori non potrebbe essere più trasparente.

Questa Visione, questa Identità nascosta e nondimeno viva e fondamentale, non meno importante della Identità apparente, depauperata dal declino burocratico e dalle colate di cemento indiscriminato – questa Identità è ciò che abbiamo riscoperto e fatto parlare in queste tre sere magnifiche dal 21 al 23 giugno 2013, in questa antica capitale della Peucetia che da tempo ha smarrito non solo la sua leadership, ma la sua stessa anima che ne aveva fatto un baluardo millenario.

Il PFest ha fatto tutto questo. 

IL PFEST SFONDA E FA VOLARE IL NON-LUOGO

Abbiamo riconquistato il Mare, il Gargano, le mille onde che ci collegano a Vieste e sulle quali, quando il cielo è terso, puoi vedere ondeggiare nella sera i lumi delle barche dei pescatori, così vicini che sembrano usciti dalnostro porto; e ammirare la costiera illuminata con lo stesso colpo d’occhio che se ti trovassi sulla spiaggia.

Abbiamo riconquistato questa Bellezza, questa costruttiva Bellezza che non è solo estetica ma, come ha ben detto Peppino Impastato, è Civile, è Cemento della Collettività, è Coscienza Condivisa e che fa crescere.

Ma abbiamo fatto anche molto di più.

Perché “salire” su questa terrazza naturale sul mare significa non solo riconquistare il proprio paesaggio, la propria parte invisibile ma pulsante; significa anche parlare” ancora, a distanza di secoli e di millenni, con chi ha voluto questa città, con chi l’ha immaginata, sognata, costruita e abitata cercando di tramandarla al meglio.

Un’abilità millenaria senza dubbio perduta negli ultimi decenni.

Un piccolo ma esaltante viaggio nello spazio che diventa un gigantesco viaggio nel tempo, un potersi parlare e ascoltare al di là dei millenni solo apparentemente silenziosi.

E tutto questo è clamorosamente successo. Per tre giorni. Tre giorni come dovrebbero essere tutti. Con il Paesaggio promosso da mero sfondo a vero Protagonista! A Bene Comune riscoperto.

E abbiamo anche liberato l’Arte, la Creatività, per tre giorni, dalla sua millenaria schiavitù all’entertainment; l’artista dal triste destino del menestrello dei potenti; la rappresentazione dalla contaminazione del business. Tutto è stato gratuito, per tutti, come gratuite sono le cose davvero importanti della vita.

Per tre giorni.

Da oggi questa identità profonda è nostra. E nulla potrà essere come prima.

L’abbiamo fatto vedere alla Città e soprattutto, incredibilmente, l’abbiamo “visto” noi stessi, perché ciò che abbiamo riscoperto e portato alla luce, come in certi scavi archeologici (ma di una archeologia che supera le vestigia materiali e arriva alla carne viva della Storia) ha sorpreso noi stessi.

Che figata“, ha scritto su Facebook un giovane volontario che ha dormito in tenda a presidio del Non Luogo e che all’alba ha visto lo spettacolo magnifico del “mare nostrum“, il sorgere del sole sul Non Luogo che è il punto nodale in cui si ricongiungono il nostro futuro e il nostro passato, i vecchi schemi e la nuova-antica consapevolezza riconquistata.

Oggi è venuta alla Luce la Città Nascosta. L’Identità Perduta e Ritrovata.

Per tre giorni.

Chissà che non segua davvero la Resurrezione.

Ma la cosa più importante che abbiamo imparato dal PFest è che i miracoli accadono. Davvero.

Avevamo osato immaginare un miracolo più grande del parlare agli animali. Quello del parlare e del far parlare le Cose, i Non Luoghi.

E la cosa più incredibile è che il miracolo è accaduto realmente.

La Città ha scoperto, ha saputo, ha cominciato a immaginare. Si è messa in moto ed ora nulla potrà fermarla.

Grazie a tutti i volontari del PFest, alle Associazioni che hanno partecipato, al Comune, all’assessore regionale Angela Barbanente, alla docente Maria Valeria Mininni, all’Assessore comunale Caterina Montaruli – che hanno partecipato al dibattito. Grazie ai Cittadini, soprattutto, che hanno reso vive queste tre serate indimenticabili.

E grazie agli strepitosi Social Clown Naso Naso che hanno dimostrato come una conferenza lunga, interessante e dotta possa in realtà essere anche estremamente divertente. Anche qui, speriamo di aver segnato una svolta.

Verso una Cultura Divertente non meno che Impegnata. Per essere non più leggera, ma più efficace. Per il Bene di tutti e per dare un’Identità nuova a quel gigantesco NonLuogo sociale in cui tutti stiamo precipitando. Speriamo non per sempre.

3 luglio 2013

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Ruvo Libera


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