LA VITA FINO AL MIDOLLO – FRATELLI INDIGENI DI UNO STESSO MONDO

#SalviamoRuvo

Come il Lettore sa, a RuvoLibera non amiamo molto la provincialissima esaltazione più o meno mondana della ruvesità, l’elevazione agli altari ogni volta che un nostro indigeno fa o vince qualcosa da qualche parte.

A volte però capita di leggere cose che ti aprono il cuore e la mente – e il fatto che siano scritte da chi ha sangue ruvese nelle vene, se non ne cambia in nulla il valore, senza dubbio può giustificare un piccolo (ma piccolo!) filo di sano patriottismo.

D’altra parte, siamo tutti indigeni di uno stesso pianeta. Questo nostro figlio e concittadino, di cui lasciamo solo il nick (Rio Solare) ci dimostra con i fatti quanto siamo anche fratelli. In attesa di riconoscersi.

Qui, nell’Amazzonia, costruiamo una casa.

Voi invece, che fate?
Raccontatemi un pó la vostra vita e le vostre esperienze.

Qui, dove vivo, non esiste elettricità e quindi connessione.
L’unica connessione é quella con Pachamama, la madre terra, e con tutti i suoi figli: uccelli, rane, serpenti, ragni, delfini, coccodrilli, scimmie, alberi, foglie e fiumi.

Qui, la giornata comincia presto.
Alle 5 siamo già tutti in piedi.
Il sole riscalda il tetto di palma e colora il cielo di un azzurro glaciale.
Alle 7, dopo aver appagato lo stomaco ed aver condiviso i sogni della notte, ognuno indossa i propri stivali, il cappello ed impugna il proprio machete.
C’é chi va alla ricerca di legna, chi in cerca di foglie e chi in cerca di cibo.
L’Unione fa la vita.


Il mio ruolo é quello di ricercare la ojas de palma, delle foglie lunghe tre metri.
Il mono mi osserva con invidia quando cavalco il tronco della pianta.
Giunto in alto, mi accendo un mapacho, puro tabacco, ed esprirando, soffio sulle sue foglie, chiedendogli il permesso per tagliare alcune delle sue foglie.
Una incisione rapida e delicata, fatta con amore.

Raggiunte le 50 unità, lego la decina con una liana e la carico sulle mie spalle.
Il passo successivo é trasportarle alla casa.
Quanto più foglie si tagliano, tanto più si dilata il cammino.
Alle 12, ci si riunisce tutti.
É ora di mangiare.

Si fa a turno nella cucina.
Ovviamente, la comida italiana é richiesta a gran voce.
Ovviamente, sono l’unico italiano, nonché l’unico “straniero” (parola molto opinabile).
Ci si siede in cerchio ed il tabú salutare del non parlare mentre si mangia, pur di non udire chiasso indigeno, scava una fossa nella terra e si sottera.
Gracias, Aprovecho. Yà.

Le ore 14:00 si fanno cullare a ritmo di amaca.

Le ore 15:00 sono amanti delle zanzare e degli insetti.
Loro sono il gallo della selva e la tromba della chamba, il lavoro.
Si cambiano i turni e si ricomincia.

Alle 17:00 ci si riunisce nuovamente e si cucina nuovamente.
L’ossigeno della Amazzonia spalanca le porte della percezione e con essa lo stomaco si fa onnipresente.


La cena consiste in thecaffè caldo con pane.
Questo é il momento più intenso e bello della giornata.
Gli indigeni non smettono mai di parlare.
Hanno sempre qualcosa da raccontare.
Si spazia dalla magia alla politica e dalle piante alle donne.
Ognuno racconta le proprie esperienze.

Ogni volta che mi estraneo dal discorso e li osservo con occhi da ricercatore, mi sento invidioso.
Loro sanno cosa significa la leggerezza dell’essere, senza mai aver letto nulla a riguardo.
Semplicemente vivendo.
Del resto, cosa rende i discorsi della gente monotoni e privi di stimoli, se non il fatto che vivono assopiti?


Qui la Vita la ciucciano fino al midollo.
Del resto, se ci guadagnassimo sempre da vivere secondo l’ultima e migliore esperienza, non ci si annoierebbe mai.
Prendo spunto e ne faccio tesoro.

Scherzando e ridendo, si son fatte le 18:00 e la mamma copre la sua figlia con una coperta lasciando dei buchi per farla respirare.
É già notte e l’unica luce é quella delle stelle.
Si comincia a disporre il proprio materassino e ad armarlo di mosquetero, lo scudo contro le zanzare.
Ci si abbraccia, ci si augura la buona notte e di incontrarsi nel sogno per condividere ulteriori esperienze.

Morale: vi aspetto.

Ho solo un giorno a disposizione qui in città. Dopodiché si torna nella giungla.

Spero di potervi leggere.

Baci e abbracci da Rio, il Rio delle Amazzoni ed il polmone della terra.