TALOS ET CIRCENSES. RESURREZIONI

Fatto fuori De Palo, col solito contorno di lacrime di coccodrillo, o meglio di coccodrilli uno più ipocrita dell’altro, ecco che risorge il Talos. Quando si dice la coincidenza…

Taglia qui, taglia là, saltano fuori i soldi che per il povero ex-assessore non c’erano.

Misteri della fede…;) 

Non i soldi per i poveri, per i bambini svantaggiati, per il lavoro; né uno scatto di dignità che porti gli incapaci a farsi da parte. Macché. Saltano fuori proprio i soldi per il Talos, evidentemente la più grande delle emergenze.

Perché? 

Beh, ce lo spiega questo pezzo del 2013, ma che sembra scritto ieri, anzi oggi. Forse domani.


La Città Muore, ma c’è il Talos

La Città muore. Letteralmente affonda nei debiti ereditati da un passato disastroso; nell’inefficienza e negli sprechi elevati a sistema. Nell’ostinata abitudine a non render conto ai Cittadini.

La Villa comunale devastata da lavori infiniti e dagli esiti quantomeno schizofrenici. La spazzatura mal gestita. E soprattutto la Città buia a pochi metri dalla fiesta.

Un biglietto da visita inquietante per una cittadina che solo pochi decenni fa era chiamata “la bomboniera”.

L’indubbio spessore del Festival Talos e il carisma di Pino Minafra – che vanno goduti per sé – non sono che la foglia di fico per cercare di coprire un disastro ormai evidente, non solo visivo, ma proprio uditivo e multisensoriale: perché l’Amministrazione è muta e ai Cittadini non viene risposto che col silenzio.

Ma il Talos è una foglia di fico che finisce per risultare controproducente.

Perché rende chiara a tutti, immediatamente, la differenza abissale che c’è tra una Piazza Illuminata e ben diretta e una Città ormai semibuia e in abbandono.

Tra un’Orchestra che deve rendere conto al Pubblico. E un’Amministrazione che sfugge al confronto con i Cittadini.

Ricordiamocelo, mentre ci godiamo i concerti. Ogni volta che Pino Minafra o qualunque altro direttore d’orchestra alza un braccio per dirigere i fiati o le percussioni.

Perché mai non dovremmo volere o meritare una Città diretta con altrettanta maestria, da gente che in ogni momento si sottopone al giudizio del Pubblico (e che, in sovrappiù, è eletta proprio per far questo)?

Siamo come quel barbone con le pezze al sedere che cerca disperatamente di attirare l’attenzione sul papillon seminuovo. Che per riempire (forse) qualche ristorante in poche sere non esita a presentare come biglietto da visita una Città devastata, dove il turista si guarderà dal tornare.

Panem et circenses – ma quando comincia anche a mancare il pane.

Su Facebook i Cittadini denunciano l’abbandono, la Città di ogni giorno, la Città di serie B, a poche decine di metri.

L’Amministrazione tace. Come sempre.

D’altra parte, è un classico.

Quando non ci si vuol far sentire o non si vuol parlare, si alza il volume della musica.

mario albrizio