TUTTO IN UNA NOTTE

DALLA VITTORIA ALLA SCONFITTA DEL M5S E DELLA DEMOCRAZIA

Il gran rifiuto della candidata M5S all’apertura di Emiliano




La risposta della Laricchia a Michele Emiliano​ è stato un errore madornale. Un nuovo alibi agli avversari peggiori, come il famoso “accordo” fantasma con Bersani.

Si evidenziano purtroppo i due maggiori limiti del M5S.

La mancanza di una strategia di lungo termine e il paranoico rifiuto delle alleanze, che evidenzia anche un’importante impreparazione tattica.

Il TUTTI A CASA va benissimo, ma come mezzo, non come fine: bisogna indicare anche un “dopo”.

Ed essere il primo partito ma non voler fare alleanze è come essere la più bella della classe e non fidanzarsi con nessuno.

Magari si conserva l’onore, ma si rimane sterili.

L’apertura di Emiliano contiene entrambe le prospettive, strategica e tattica. Ne avrò parlato un milione di volte: è la via giusta.

Rifiutarla è un errore grave.

Darà alla parte peggiore degli avversari l’alibi per definire “congelato” o giù di lì il voto al MoVimento.

L’ultima volta, così facendo, si è favorita l’ascesa di Renzi, contrabbandato come l’uomo “concreto, che fa le cose”.

Cos’altro ci costerà, ora, la chiusura a Emiliano, che ha sicuramente sul groppone anche spinte di gruppi di potere e clientelari, ma anche la parte buona, sinceramente riformista, del Pd – quella che andava rafforzata appunto con un accordo?

Non un’alleanza: per quella ci vorrà del tempo. Un accordo. Specifico. Limitato. Un vediamo-se-funziona. Con paletti riconosciuti da entrambe le parti. 

Non andava bene? Non si mantenevano i patti? Lo si stracciava il giorno dopo. Ma non si dava alla peggior canea l’ennesimo pretesto per abbaiare pro domo sua.

Credo che l’apertura di Emiliano sia sincera. Accettarla (con tutti i distinguo) avrebbe significato dividere lo schieramento emilianeo e rafforzare la sua parte migliore.

Ma se anche fosse stata una proposta strumentale, per dividere il MoVimento, a maggior ragione andava accettata, per non precipitare nuovamente nell’opinione pubblica come due anni fa: ridotti a contestatori e chiacchieroni incapaci di assumersi le proprie responsabilità (e sappiamo che non è vero: ma tant’è…).

Non è solo un peccato. È un delitto. Gli errori si possono anche fare ma poi da loro bisogna imparare. E invece…

La sacrosanta “vittoria” del M5S (se tale si può chiamare l’essere il primo partito senza alleati) non è durata neanche una nottata.

Il M5S ci ripensi.

Da qui riparte l’Italia. O si continua ad affondare.

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