Matteo a se stesso: Arrendetevi!


Uno, nessuno e centomila chiacchiere

Ah Matteo, Matteo. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Era da tempo che non ridevo così.

Leggo infatti sulla Gazzetta di oggi (ieri per chi legge, ndr)  che Matteo imputa tutti i mali all’attuale maggioranza.

Ora, sia chiaro: sconclusionata e incapace sì, super-indagata pure, a un passo dal dissesto finanziario sì, a rischio disastro sanitario-ambientale anche, e molto altro ancora sì – ma da qui ad accollare loro la distruzione di un’intera Città…

Suvvia, anche nel male c’è bisogno di una certa energia. E di MOLTO tempo. Una ventina d’anni almeno. E questi non hanno (avuto) né l’uno né l’altra.

Ma il colmo della comicità Matteo lo raggiunge quando, imitando Grillo, grida il suo Arrendetevi!”.

Con la differenza che Grillo era FUORI, dal Palazzo assediato.

Mentre Matteo ci è dentro fino al collo, da una vita, e non molla.

Come se in una fortezza sul punto di cadere, uno degli assediati dica agli altri e a se stesso: Arrendetevi!

Neanche Totò riuscirebbe a tanta comicità.

È come se Matteo dicesse a se stesso: dimettiti!

O è pura schizofrenia, o ci dev’essere dell’altro.

Dice di voler far cadere l’Amministrazione ma si tiene stretta la sua poltrona, e i suoi lo seguono a ruota, gregari obbedienti e sottomessi come sempre.

Se volessero davvero, potrebbero farla cadere domattina. Ne abbiamo già parlato.

Ma non è questo che vogliono.

Il povero Matteo è evidentemente in stato confusionale, perché il redde rationem si avvicina, e la paura fa 90.

O magari più semplicemente sta provando se gli riesce di infilarsi in qualche lista per le regionali, utilizzando strumentalmente il tema di una Città effettivamente distrutta, ma che lui ha contribuito a distruggere più di ogni altro. Di gran lunga.

Ma non ti servirà, Matteo.

Non riuscirai ad arrivarci. Non ci sei arrivato quando la tua tribù era al completo – ricordi?

Figuriamoci ora.

E anche se fosse, la Regione non dà l’immunità. Hai sbagliato bersaglio e assemblea.

Te l’ho già detto quello che puoi fare, se davvero vuoi redimerti almeno un po’.

Dimetterti senza indugio insieme ai tuoi, e denunciare la situazione.

Allora le tue parole acquisteranno senso e dignità, e non saranno il solito vaniloquio. La classica e banale, e inutile, autodifesa di chi è già condannato.

Di questo, di dimissioni e motivazioni, dovevi parlare al prefetto. Documentando e denunciando. Non delle solite fole.

Il che vuol dire assumerti anche le TUE responsabilità. Ed è questo che non ti aggrada, vero?

Ma è l’unica cosa da fare.

Monologhi e siparietti da avanspettacolo, al massimo da farsa pirandelliana, non servono più.