Quale valorizzazione? Lettera aperta all’amministrazione





All’attenzione del Sindaco del Comune di Ruvo di Puglia
All’attenzione dei membri della Giunta Comunale
All’attenzione dei membri del Consiglio Comunale
Come associazioni operanti nel territorio ruvese, attente e sensibili al tema della salvaguardia dei beni comuni, ci sentiamo in dovere di fare alcune importanti osservazioni sul “bando di gara per l’affidamento in concessione di valorizzazione di terreni di proprietà comunale”.

Vorremmo focalizzare la nostra attenzione sul termine “valorizzazione” che sembra essere la ragione stessa dell’esistenza del bando in esame. Nella parte iniziale del bando, nello specifico al punto n°˚2 “Oggetto della concessione”, si dice che i terreni interessati dalla procedura di valorizzazione sono beni “facenti parte del patrimonio comunale disponibile e non strumentali alle funzioni istituzionali di questo ente”. 

Il passo succitato esprime chiaramente che l’intento principale del bando è quello di far fruttare al meglio un lotto di terreni altrimenti non strumentali ai fini dell’ente comune, ovvero rendere remunerativi dei beni che allo stato attuale delle cose rappresentano una spesa senza nessun tipo di ricaduta positiva per l’ente. Preso atto dell’intento dell’amministrazione, il quale s’inscriverebbe nel solco del D.L. 1/2012 che disciplina la dismissione dei terreni demaniali a vocazione Agricola con l’obiettivo di fare cassa, ci sembra opportuno sottolineare che tra le finalità che il bando intende perseguire si parli della “gestione di servizi con finalità educative e/o didattiche” e dell'”accessibilità e fruizione da parte della comunità”. 

A nostro avviso queste finalità mettono in luce degli importanti fini strumentali che l’ente potrebbe realizzare grazie ad una giusta valorizzazione dei terreni oggetto del bando.

Nel testo del bando non sembra essere dedicata troppa attenzione alle finalità sociali che l’affidamento di beni pubblici dovrebbe comportare: l’unico risvolto sociale, seppure rivolto unicamente alla formazione professionale, è presente tra i criteri di valutazione al punto 1.5 quando si parla di “attività di formazione finalizzate alla creazione di competenze professionali necessarie per la piena efficacia degli interventi proposti, rivolte in particolare a giovani di età compresa tra i 18 e 40 anni, disoccupati”. 

Risulta evidente che l’unico criterio alla base dell’azione di valorizzazione del patrimonio comunale e dell’intento pedagogico da esso perseguito ha alla base una griglia di tipo meramente economico-produttivistico. 

Per noi valorizzare un bene di proprietà del comune vuol dire muoversi su un terreno del tutto diverso da quello nel quale ci sembra esser nato questo bando: valorizzazione vuol dire impiantarsi nel terreno virtuoso della difesa della biodiversità, della tutela dei beni comuni e del sostegno a soggetti giovani che, seppure non economicamente forti come i grandi gruppi industriali, abbiano dalla loro parte l’intenzione di creare occupazione producendo cibo sano, ecologicamente e socialmente sostenibile. 

Le difficoltà di un giovane che voglia dedicarsi agricoltura sono confermate dalle statistiche che registrano un costante aumento del prezzo dei terreni, sia per quanto riguarda la vendita che la locazione, che comporta una preoccupante concentrazione della proprietà terriera: oggi l’1% delle aziende agricole in Italia controlla il 30% della terra (vedi “Censimento generale dell’agricoltura 2010”). In base a questi dati ci sembra che al comune si offra la possibilità di avviare un progetto lungimirante che, svincolato da un ragionamento prettamente mercantilista, dia maggior peso al valore sociale ed ambientale che la valorizzazione dei beni pubblici dovrebbe comportare: in conformità all’articolo 42 della Costituzione che parla di limitazioni alla proprietà privata “allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”, si dovrebbe puntare alla costruzione di opportunità lavorative per i più giovani che dimostrino di avere la voglia, le capacità e le competenze per far “fruttare” nella maniera migliore questi terreni senza dimenticarsi della loro salvaguardia ecologica. Inoltre a noi sembra che una delle funzioni piú importanti dell’ente comune sia quella di assicurare ai propri cittadini la fruizione di un’area verde vicina alla città nella quale i piú piccoli, ma anche gli adulti, possano cimentarsi con escursioni didattiche e con corsi di educazione all’ambiente ed alla biodiversità.
Pertanto, a fronte delle criticità emerse dall’analisi del bando, chiediamo:
(I) L’annullamento dello stesso e lo scomputo dei circa settanta ettari del Terreno alla Contrada Parco del Conte,sancendolo “patrimonio indisponibile” attraverso il vincolo a standard urbano territoriale ai sensi del d.m. 1444/1968 nell’ottica di un ripensamento della funzione di tali terreni.
A nostro avviso, nel bando in questione, emerge una volontà politica volta alla svendita “di fatto” dei beni pubblici nel solco di scelte dettate da esigenze meramente economicistiche e poco lungimiranti; valutazioni che non tengono conto dei benefici che la comunità trarrebbe in un territorio come il nostro, costantemente soggetto alla cementificazione e drammaticamente povero di aree verdi vicine al cittadino raggiungibili mediante percorsi di mobilità lenta.  

Riteniamo che la scarsa vocazione agricola di tale terreno e la vicinanza al centro abitato siano caratteristiche ottimali per la destinazione dell’area a parco urbano rurale con funzioni ricreative rispettose e sostenibili; funzioni di area di studi e ricerca scientifica; funzioni didattiche e di educazione ambientale.
(II) Che all’annullamento segua un percorso partecipato dal basso nella realizzazione del nuovo bando, che coinvolga le realtà impegnate nel sociale e la cittadinanza tutta al fine di mettere a sistema le reali esigenze della comunità.
(III) Di promuovere prioritariamente tecniche colturali ispirate ai principi dell’agricoltura biologica per le tante ragioni di natura ambientale, economica e socio-sanitaria che oggi si intendono già di pubblico dominio.
(IV) Che siano previste modalità di più rigoroso monitoraggio e verifica intermedia dell’attuazione dei contratti di affidamento dei terreni ritenuti affidabili per funzioni produttive.

Sarebbe una contraddizione destinare questi patrimoni immobiliari, frutto di lasciti e legati testamentari di benefattori, a privati che ne snaturerebbero forma e funzione in nome di una malintesa “imprenditorialità”. Per queste terre, ora di proprietà pubblica grazie ad un atto di solidarietà da vecchie a nuove generazioni, riteniamo sia possibile un unico utilizzo: quello di bene ambientale e di spazio di libera fruizione in tutte le sue componenti naturali, storiche, culturali e paesaggistiche.

Infine sottoponiamo questa lettera e le nostre proposte anche all’attenzione della comunità, dei liberi cittadini, delle associazioni e delle forze politiche operanti sul nostro territorio, invitando gli stessi a sottoscrivere il nostro appello.
Circolo Arci “La Mancha” – Ruvo di Puglia  
Associazione “Prolet” – Ruvo di Puglia