Ma la legge ci obbliga ad abbattere


L’arch. Del Rosso risponde a RuvoLibera sul progetto della nuova piazza Matteotti.

Il nostro precedente articolo sulla “ristrutturazione” di Piazza Matteotti ha avuto un vero diluvio di letture e moltissimi consensi.

Abbiamo letto qua  e là anche qualche critica talmente vuota e sciocca che non mette conto di darle qui notorietà.

Pubblichiamo invece la ben più corposa, articolata e ponderata riflessione dell’architetto Del Rosso, su cui infatti contavamo per avviare un dibattito serio.

Ovviamente risponderemo. Ma intanto il Lettore può godersi la visione “dall’altro versante” del più autorevole dei progettisti coinvolti.



24 Maggio 2014                                                                                       Preg.mo e carissimo

Mario Albrizio  



Con riferimento al Tuo recente intervento sul web “Ruvolibera” in merito al progetto di P.zza Castello, Vorrai accogliere le seguenti mie personali prime brevi riflessioni, all’unico scopo di contribuire alla crescita comune sui temi urbani, magari con atteggiamento un po’ meno impulsivo o pregiudiziale e più orientato al dispiegamento e ragionamento sugli elementi di valutazione.

In via preliminare, ritengo che la circostanza di un progetto in procinto di essere presentato e spiegato anche a parole ai cittadini richieda sempre massima prudenza di giudizio se non una vera e propria sua sospensione, almeno fino al momento di avere ben chiaro il panorama di questioni che lo regolano.

Come ben sai, non tutta la cittadinanza ha avuto modo di seguire i lavori di ricerca delle linee guida su cui orientare il  progetto, effettuato da buona parte della comunità tecnica locale che da oltre tre anni anima il Tavolo Tecnico dell’Ufficio del PUG, un gruppo che – gratuitamente – con carattere di interdisciplinarietà e rigore metodologico, nella più totale pubblicità e trasparenza, affronta – nell’interesse collettivo – i diversi temi della città e del territorio; l’incontro del 29, al quale mi spiace rilevare che non potrai partecipare per altri impegni analoghi, mira anche a ridurre una certa distanza partecipativa, riduzione che va ragionata con serenità, apporto di conoscenze ed apertura al “progetto” della città.

Sulla parola parola “progetto” non mi dilungo, ma è chiaro che esso presuppone sempre un cambiamento, altrimenti MAI le nostre città sarebbero cresciute e SEMPRE avremmo ricostruito la PRIMA CAPANNA.

Sulla materia dell’Architettura della città, promuovere la partecipazione popolare non significa essere esonerati da una riflessione su quella materia e quindi sentirsi immediatamente pronti al giudizio, al contrario richiede attenzione ed apertura all’ascolto di almeno quanti la praticano come mestiere.

Sono certo che il 29, le qualificate figure istituzionali  comunali con i validissimi Tecnici del settore lavori pubblici e con essi i quattro architetti specialisti incaricati e magari anche lo scrivente, porteranno gli argomenti utili alla riflessione, oltre che alla comprensione del progetto; progetto denso e complesso tanto quanto lo spazio ed il tempo che caratterizza i luoghi.

Trovo commuoventi le Tue parole significanti che in quella piazza “C’è la nostra anima, lì. Ci sono ancora le scie esistenziali dei nostri padri, e dei padri dei nostri padri.” ma il CANDORE di quell’anima trapassa un tempo molto più che gli ultimi 150 anni e la LUNGHEZZA di quella scia non inizia dal giorno in cui hanno dovuto realizzare un ovale pedonale per far passare le carrozze ed i cavalli intorno ad una torre che non c’è più e mai più ci sarà!

Non è una scia da guardare solo nella parte dell’epoca delle automobili, perché altrimenti non vedremmo quella dei padri dei nostri nonni, anch’essi con padri dei propri padri!

Quanti di loro avranno cercato lì, quando l’ovale pedonale non c’era, “la giornata”, “il pane duro” per i figli”? Perché non dovremmo volgere lo sguardo alla dignità di quanti di loro sono anch’essi purtroppo stati i “disgraziati della Storia potevano inseguire e perseguire la speranza di sopravvivere ancora, di dare ancora nutrimento alla propria famiglia. Sopportare un presente ingrato in nome almeno di un domani.” …….solo perché non sono saliti su un “piedistallo” di qualche gradino? …. gradini che oggi, la Legge chiama “barriere architettoniche” e che dispone di  abbattere.

A quante vite e quante storie consumate prima quel “piedistallo” deve rapire l’anima?
E quanta memoria quel “piedistallo” può dimenticare?

L’Architettura della città è l’anima e la memoria tangibile della collettività, nel tempo.

Questo tempo, per la Città di Ruvo di Puglia è di oltre 28 secoli e questa piazza li ha TUTTI lì! uno sull’altro,  in poco più che tre metri e mezzo di terra e in una cavità centrale  più profonda!

Cos’è che dà “figurazione” alla memoria di questa piazza o delle altre della città,
ciò che è stato realizzato negli ultimi due secoli o tutto quanto nei 28 che già conosciamo?

E’ una domanda dalla risposta non facile perché tocca si! il “core” di Ruvo di Puglia; core che è anche e specialmente la città della Traiana, e del Talos e della Tomba delle Danzatrici e della Tomba del Principe,….della Cattedrale e della sua Torre, del Castello, della Torre dell’orologio e di tutto quanto altro è stato costruito con misura e passione prima di quel “piedistallo” o “barriera” che si voglia chiamare.

La Tua Bella Città è di MEMORIA ANTICA, altrettanto degna insieme a quella MODERNA per essere la matita colorata con cui continuare a tracciare quella “scia esistenziale” che consegnerà il presente al suo futuro…almeno fino a quando potremo immaginare questa scia come una lunga variopinta fettuccia che passa di mano in mano.

Con l’auspicio e l’augurio di un ampio e sereno confronto, saluto molto cordialmente

arch. Giambattista del Rosso



leggi l’articolo Attacco alla Rotonda e a Piazza Matteotti.