Senza Soccorso

Come ti sfilo il diritto alla Salute




Una volta c’era il pronto soccorso. 

Oggi per i cittadini di sette comuni pugliesi (che forse diventeranno 12) non c’è più alcun Posto di Pronto intervento (PPIT) dopo le 20.00. 

Motivazione ufficiale? Il “risparmio”…

Ma come la mettiamo con la Costituzione 
(art. 32che garantisce a tutti i cittadini lo stesso diritto alla Salute ?


E che razza di risparmio è quello che si realizza penalizzando 7 comuni medio-piccoli, sui 258 Comuni di Puglia?

E a quale cittadino sano di mente verrebbe mai l’idea, dovendosi razionalizzare la spesa sanitaria, di cominciare a “risparmiare” chiudendo proprio le strutture dell’urgenza?

Questo perché si deve “risparmiare” dopo che si è tanto scialato e mentre altrove ancora tanto si sciala allegramente – nella regione di Tedesco, di Gianpi Tarantini (foto), del nuovo San Raffaele e via deliziando. 



Allora la storia incredibile del PPIT di Ruvo e delle altre cittadine forse è solo l’inizio di una storia ben più grande.

L’Ospedale Civile di Ruvo è stato smantellato negli anni, pezzo dopo pezzo, inesorabilmente, con la motivazione (indovinate un po’? ovviamente) del “risparmio”.

No: non il palazzone fatiscente che immaginate. La struttura è stata completamente ristrutturata pochi anni fa (foto a destra) ed è in perfetta efficienza. O meglio lo sarebbe, se funzionasse.

Vi rimangono, chissà ancora per quanto, la diabetologia e poco altro. Però, secondo le malelingue, l’ospedale funziona ancora benissimo come comitato elettorale, fino alle scorse elezioni e oltre. Ma questo è un altro discorso.

Ora hanno chiuso anche il Pronto Soccorso (già menomato e denominato PPIT – posto di primo intervento territoriale) dalle ore 20 alla mattina.

Ciò vuol dire che se hai un’emergenza sanitaria nel momento più difficile, ovvero di notte, sei davvero nei guai e puoi solo sperare che l’ambulanza del 118 non sia impegnata altrove.

Sennò devi raggiungere Terlizzi o Corato, sempre se hai chi ti porta e sei in condizione di muoverti. E proprio nei momenti in cui qualche minuto può fare la differenza.

Insomma un disastro. Che colpisce Ruvo ma anche Polignano, Mola, Alberobello, Grumo, Noci, Locorotondo. Ed è solo l’inizio…

Questi 7 comuni sono solo una minima parte dei 258 comuni pugliesi. E la loro popolazione complessiva è di meno di 130.000 abitanti sui poco più di 4 milioni della regione. Meno di uno su 30.

Qualcuno sa spiegare la logica di questa scelta? Perché non è certo il risparmio, a meno che non sia solo l’inizio di un “piano” per togliere il Pronto Soccorso a TUTTI i cittadini pugliesi, sostituito dal 118.

Anche perché, con ogni evidenza, questi cervellotici provvedimenti discriminano tra cittadini, stabilendo che alcuni tra loro hanno un accesso inferiore degli altri alle prestazioni sanitarie. Il che è ovviamente inaccettabile. Oltre che contro la Costituzione, dato che il diritto alla salute vi è sancito in maniera chiarissima:


Articolo 32 della Costituzione Italiana

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

 

Come si vede è un diritto universale. Non c’è un comma che aggiunga “tranne i cittadini di questi 7 comuni pugliesi”…;-)

Nota che il legislatore non ha solo affermato che la salute è un diritto dell’individuo. Ha detto con altrettanta chiarezza che la salute è interesse della collettività. Interesse, non opzione. Io collettività ho interesse che tu cittadino stia in buona salute. Come si coniuga questo principio con la chiusura notturna del Pronto soccorso?

Perché un cittadino degli altri 251 Comuni pugliesi deve avere due opzioni (vado al Pronto soccorso oppure chiamo il 118), e i cittadini di questi 7 Comuni devono avere un’opzione sola? 

D’altra parte esiste già  una giurisprudenza contraria alla soppressione: è il caso di Bracciano (Roma) dove il Tar Lazio ha riconosciuto che  Il Pronto Soccorso dell’ ospedale di Bracciano non va chiuso, pena gravi rischi per l’ incolumità dei … cittadini dell’ area.

E a proposito di area, Ruvo ha uno dei territori più estesi d’Italia (222,04 km²per intenderci, più grande del territorio di Milano, 181,76 km²) , e una frazione abitata (Calendano) completamente sprovvista di strutture ospedaliere o ambulatoriali.

In queste condizioni a noi sembra che il pronto soccorso notturno andrebbe persino potenziato.

Invece tutto passa sotto silenzio. L’Amministrazione Ottombrini, che per ogni altro verso sta lavorando bene, su questo aspetto ha preso la sciagurata decisione di non ricorrere al Tar Puglia, come gli altri Comuni penalizzati hanno invece fatto.

La resistenza alla chiusura del PPIT è ormai solo affidata a qualche avanguardia pensante e/o all’ostinazione di pochi, tra cui il sindacalista Nicola Roselli.

La cittadinanza appare passiva, poco o per niente informata, o schierata prima che informata. Su tutto domina il sospetto che sotto la “ribellione” alla chiusura ci siano interessi di casta, medico-politica, o addirittura un sospetto piano di rinascita di qualche politico decotto.

Di tutto questo, francamente, ad ogni cittadino libero non può importargliene meno. Qui, sotto, c’è ben altro: ci siamo noi. I nostri figli.  Tutti. C’è un attacco barbaro ai diritti dei cittadini, protetti dalle leggi e garantiti dalla Costituzione. Un attacco basato sulla più banale, antica e disonesta delle scuse: non ci sono soldi
Che poi diventa inevitabilmente: non ci sono soldi. Quindi pagano i più deboli. Chissà in base a quale sillogismo.

E’ incredibile sentire ancora oggi qualcuno che si mostra timido perché teme di favorire questo o quel politico. Ma di fronte ad una cosa così grande, così importante come accrescere o diminuire le possibilità di salvezza anche di un solo cittadino, le ambizioni e gli eventuali giochetti di chiunque contano meno di zero.

Questa sarà e deve essere una battaglia di popolo. E il merito sarà di tutti.

Sveglia! Ci stanno sfilando via una parte (per ora) del nostro diritto alla Salute! Altrimenti non diamo la colpa se non a noi stessi quando succederà. Quando noi o una persona cara busseremo a un Pronto Soccorso chiuso e una voce gentile (speriamo) al telefono ci dirà di aspettare l’ambulanza di ritorno da chissà dove.

Non importa quante volte può succedere. Perché succederà. E’ una questione di salute, e può essere una questione di vita o di morte. E non deve succedere. Neanche una volta.

L’Amministrazione riveda la sua scelta e faccia ricorso. I cittadini si sveglino e si facciano sentire. Non vi piace la petizione che è già in giro? Facciamone un’altra. Ma diamoci da fare. Evitiamo il peggio finché siamo in tempo.

Perciò, in sintesi, poiché i cittadini hanno lo stesso diritto costituzionale alla saluteo il PPIT lo si chiude ovunque oppure per “risparmiare” si dovranno cercare altre vie

Per esempio, tanto per dare un suggerimento, tagliando la costosissima burocrazia delle Asl e i superstipendi dei “manager” della sanità la cui unica competenza “professionale”, a volte, consiste semplicemente nell’essere stati ficcati lì nel modo che tutti sappiamo. 

Li sì che c’è da tagliare. E non solo. Pensiamo ai Tarantini, ai Tedesco, all’enorme buco lasciatoci da destre e sinistre assortite. Pensiamo alla follia del nuovo San Raffaele mentre il primo è a un passo dal fallimento. 

Nichi, ti ho votato e (tutto sommato, viste le alternative) magari ti rivoterei. Eppure, che razza di “narrazione” ti fai sulla Sanità? Chi è il tuo raccontastorie

Ma attenzione. Se passa questa logica, nessun cittadino sarà al sicuro, di nessun Comune. Perché il “risparmio” non basta mai – e se i cittadini, tutti, non fanno capire chiaramente che non lo accettano, il rischio prima o poi, inevitabilmente, diventerà realtà.

Un rischio che va scongiurato subito, prima che sia troppo tardi.

mario albrizio