La Fiamma Votiva della Legalità

Illuminazione votiva. La Memoria e la cronistoria dettagliata di Flamma Ardens



A danno di tutti.

Flamma Ardens ringrazia RuvoLibera per l’attenzione, scrive dettagliatamente la sua versione della storia, che pubblichiamo perché sia resa disponibile alla collettività e ai suoi rappresentanti; ma anche ci critica, molto educatamente, per la nostra introduzione al precedente articolo – in particolare 

non può accettare il preambolo preposto alla nota del sig. Stasi, nel quale codesta testata afferma che la vicenda dell’illuminazione votiva si sia consumata “a danno di tutti”. È, invece, vero che i cittadini, ovvero il soggetto più importante, hanno fruito, mentre si svolgevano i fatti qui narrati, di un Servizio economico, efficiente, trasparente, apprezzato.

Su questo, però, pur prendendo atto della opinione del nostro interlocutore, con altrettanta gentilezza ma non minore fermezza ribadiamo la nostra posizione.


La vicenda si è sicuramente consumata “a danno di tutti” –  perché nei fatti raccontati dal Sindaco, che nessuna delle parti discute, una società privata ha goduto per 12 anni di un bene pubblico e del suo utilizzo senza averne titolo.

Se lo abbia fatto per propria scelta o per negligenza del Comune, va verificato nelle dovute sedi.

Inoltre la stessa Società ha esplicitamente affermato di NON essere riuscita a versare i canoni di locazione perché il Comune NON li avrebbe voluti introitare, e addirittura che alcuni versamenti – quali? quando? con quali riscontri?ci sarebbe piaciuto acclararlo nell’intervista gentilmente declinata – dallo stesso Comune le sarebbero ritornati indietro!

Tutto questo, in un Comune con l’acqua alla gola, ha oggi un aspetto francamente beffardo.

Ma fossimo anche pieni di soldi, NON c’è alcun dubbio che questa vicenda si sia svolta a danno di tutti”.

Perché vi è stato senza dubbio un vulnus nella legalità/legittimità e parallelamente un vulnus nel pubblico erario comunale.

Tutto questo è fuori da ogni dubbio ed essendo indiscusso dalle parti è un danno acclarato.

È colpa di Flamma Ardens? È colpa del Comune? È colpa di questo o quel dirigente o funzionario o chicchessia che non ha fatto il suo dovere?

Noi non lo sappiamo e non spetta a noi dirlo. Diamo voce a tutte le parti come sempre e mettiamo i nostri materiali a disposizione dei Cittadini perché si facciano un’idea, e degli inquirenti ove ritengano di esaminarli.

Oltre questo non è in nostro potere fare o andare.

Ma una cosa vogliamo aggiungerla. 

Nella sacrosanta presunzione di innocenza per tutti fino al terzo grado di giudizio compiuto – pure se fossimo nei panni dell’attuale Amministrazione ci costituiremmo parte civile ed ESIGEREMMO di sapere dal Giudice come stanno le cose, di chi le responsabilità e quali provvedimenti adottare.

Se invece fossimo nei panni di Flamma Ardens non esiteremmo un minuto a denunciare gli intralci eventualmente incontrati e che hanno impedito un regolare e per così dire tranquillo svolgimento del rapporto pubblico-privato.

Dal punto di vista dell’interesse pubblico, infatti, la questione non si chiude con la paventata rimozione di un gestore dal servizio e con il suo affidamento ad altro gestore.

Questo non cambia nulla sul danno fatto. Che tale rimane a prescindere dalle responsabilità, il cui accertamento, ripetiamolo, è fuori da questa discussione.

La questione si risolve risarcendo i danni ove siano dimostrati/riconosciuti; identificando le responsabilità e i responsabili e procedendo di conseguenza.

Ci saranno pure dei nomi, delle firme sotto i provvedimenti presi, non presi o omessi. Si facciano e si chieda alla Magistratura di accertare eventuali responsabilità

La questione dal nostro punto di vista va ben oltre la Flamma Ardens – che per quanto ci risulta è tutt’altro che un caso isolato – ma investe l’intero rapporto tra Pubblico e Privato nella nostra Città.

Serve far capire che la musica è cambiata, se lo è. Un nuovo punto di inizio.

Perché qui la prima fiamma che deve ardere è proprio quella dell’interesse pubblico, della trasparenza e della legalità.


Mario Albrizio




Di seguito, la memoria informativa di Flamma Ardens nella nostra impaginazione: qui la versione originale.

FLAMMAARDENS

Illuminazioni Votive Cimiteriali

dal 1936

La Flamma Ardens s.a.s., nel consegnare questa memoria, non può accettare il preambolo preposto alla nota del sig. Stasi, nel quale codesta testata afferma che la vicenda dell’illuminazione votiva si sia consumata “a danno di tutti”. È, invece, vero che i cittadini, ovvero il soggetto più importante, hanno fruito, mentre si svolgevano i fatti qui narrati, di un Servizio economico, efficiente, trasparente, apprezzato.

– 10.05.04 La Flamma Ardens s.a.s. presenta al Comune di Ruvo uno studio di fattibilità per la realizzazione in project financing (cioè senza oneri per la Pubblica Amministrazione, con doppia evidenza pubblica) di un nuovo impianto elettrico nel civico cimitero alimentato con energia rinnovabile: un’opera, per i tempi, di assoluta avanguardia commissionato dalla Flamma Ardens ad un gruppo di ricerca universitario specializzato. Lo studio di fattibilità viene girato per competenza all’ing. Michele Stasi, allora dirigente del IV settore perché esprima parere.

– 14.10.04 Nonostante il silenzio del dirigente, l’Amministrazione Fatone inserisce l’opera nel piano triennale 2005-2007 dandole priorità assoluta. Promotore dell’iniziativa è il sig. Antonello Paparella, allora assessore. Di quel piano triennale è l’unica opera a godere di una reale copertura finanziaria (150.000 euro) assicurata dall’apporto di capitale privato, e dunque l’unica a poter essere concretamente realizzata.

– 15.02.05 L’Amministrazione Fatone, con atto di indirizzo, ordina all’ing. Michele Stasi di approntare le procedure di project financing entro il 30.04.2005 e proroga alla Flamma Ardens la gestione del servizio “nelle more dell’espletamento della procedura di p.f.” per affidarlo, come vuole la procedura, alla ditta aggiudicataria dell’opera attraverso due fasi ad evidenza pubblica.

– 13.06.05 Trascorsa inutilmente la data imposta dall’atto di indirizzo e nella imminenza della prima scadenza di presentazione delle proposte tecniche prevista dal protocollo del project financing (30.06.05), la Flamma Ardens sollecita con lettera raccomandata indirizzata all’ing. Stasi l’avvio della procedura e comunque un chiarimento sulle intenzioni della P.A.

– 5.12.05 Permanendo il silenzio dell’Ufficio, ed essendo frattanto subentrato un commissario prefettizio, la Flamma Ardens ottiene un incontro col commissario alla presenza del dirigente, ing. Stasi. Del tutto ignaro della vicenda, il commissario promette di sollecitare il dirigente al compimento del mandato ricevuto.

– 19.12.05 Al contrario, 15 giorni dopo, il commissario prefettizio, verosimilmente ‘consigliato’ dall’ing. Stasi (che frattanto definiva, in una lettera ufficiale, “famigerato” il project financing), con discutibile scelta deontologica che lo contrapponeva, in veste di commissario, a un piano triennale deliberato dalla massima assise cittadina, revoca la delibera del 15.02.05 dichiarando senza parere alcuno “non conveniente” il project financing e invitando gli uffici competenti ad accertare l’attuabilità della gestione diretta del Servizio, non ad attuarla. Invitato da una lettera apparsa su un organo di stampa locale a spiegare perché ha detto no ad un’opera ad alto tasso di eco-sostenibilità e senza pubblici oneri, il Commissario dichiara, contro l’evidenza documentata dallo stesso piano triennale, di aver revocato il rifacimento di un impianto elettrico tradizionale, considerato ‘non necessario’. Frattanto la Flamma Ardens querela il dirigente per omissione di atti di ufficio. Visto che egli ne ostenta l’archiviazione inventandosi anche un risarcimento mai pagato dalla Flamma Ardens, si riporta qui la sentenza di archiviazione: “[…] per non potere il privato eventualmente danneggiato ricoprire il ruolo di persona offesa in sede di indagini, ma potendo solo eventualmente costituirsi parte civile nel processo”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

– 02.02.06 Ritenendola oltraggiosa, oltre che dei suoi interessi aziendali, degli interessi della città, la Flamma Ardens contesta presso il TAR la delibera di revoca del project financing, assunta dal Commissario coi soli poteri di Giunta e, con vistoso errore procedurale, lasciata ancora inserita nel Piano triennale delle opere pubbliche come unica opera finanziata. Il giudizio di merito viene perento nel 2011, dopo che la giunta Stragapede, completando la devastazione di un’importante opera pubblica iniziata dal commissario, la rimuove dal piano triennale. Questo è l’unico contenzioso acceso dalla Flamma Ardens contro la Civica Amministrazione: contenzioso che riguardava la sorte di un’opera pubblica, e che lasciava intatta la facoltà che essa individuasse un nuovo gestore del servizio. Frattanto la Flamma Ardens si opponeva alla consegna dell’impianto non avendo la Civica Amministrazione individuato il nuovo gestore. La gestione diretta indicata dal commissario prefettizio non era stata, infatti, mai definita e formalizzata dagli uffici da lui investiti con un piano finanziario, come la legge vuole.

02.05.06 In assenza di un nuovo gestore del Servizio, il Comune chiede al giudice di intimare alla Flamma Ardens la consegna dell’impianto. Il giudice respinge la richiesta con un’ordinanza così motivata:

[…] E’ infatti dimostrato dalla documentazione prodotta che la società resistente sta continuando a garantire –con perfetta efficienza- il funzionamento del servizio […]. L’attuale assenza di una delibera comunale volta a disciplinare la gestione dell’impianto di illuminazione una volta ottenuta la riconsegna del medesimo impianto rischia, al contrario, di creare –con la restituzione immediata- un effettivo danno all’utenza. […]

L’ordinanza è confermata in appello e il Comune condannato alle spese processuali e a un congruo risarcimento a favore della Flamma Ardens.

A seguito di tale ordinanza, la Civica Amministrazione avrebbe dovuto o individuare immediatamente un nuovo gestore, o stipulare con il gestore uscente un contratto a valere fino alla individuazione di un nuovo gestore: unico strumento, quest’ultimo (invano proposto da questa Società fin dell’8.5.2006), che avrebbe scongiurato l’anomalia della gestione di fatto del servizio.

Invece, fino al 31.07.2017 (dunque, per oltre 11 anni) due Civiche Amministrazioni e tre dirigenti, pur ripetutamente invitati, per iscritto, da questa Società a riportare il servizio nell’àmbito della legalità, invocando un contenzioso che, come detto, non ha mai riguardato l’individuazione di un nuovo gestore del Servizio, NON HANNO MAI ASSUNTO ALCUNA DECISIONE IN MERITO.

Sono state dunque quelle figure istituzionali, non la Flamma Ardens, a porre le condizioni di una così lunga gestione di fatto del servizio, servizio peraltro erogato con riconosciuta economicità, efficacia, efficienza, e fruito dai cittadini alle tariffe più basse d’Italia. Ma c’è di più: quegli stessi dirigenti e amministratori che nulla facevano per interromperla, ostentavano un bizzarro misconoscimento della gestione di fatto del servizio mentre se ne servivano a piene mani e con profitto. I messi comunali fornivano frattanto il numero telefonico della Flamma Ardens a chi chiedeva informazioni sul Servizio, e la Polizia municipale autorizzava l’auto aziendale della Flamma Ardens a derogare ai divieti in prossimità del cimitero. Per 11 anni da Palazzo Avitaja non è mai partita una sola risposta ai numerosi problemi posti dalla Flamma Ardens in merito alle gestione di un delicato servizio pubblico che, per funzionare, esigeva opere e scelte nelle quali essa è stata sempre lasciata sola, se non sabotata: una solitudine compensata solo dal suo forte senso di responsabilità. Tutto questo perché quello stesso dirigente cui si devono la revoca di un’importante opera pubblica e la mancata regolamentazione del Servizio, si ostinava, in barba all’ordinanza del giudice civile, a non riconoscere la gestione di fatto del servizio e, frattanto, a non attivarne una diversa. Quel dirigente ora risponda al cittadino assetato di verità: se, come egli discetta sapientemente su queste pagine, la Flamma Ardens ha fatto un utilizzo illegittimo di un bene demaniale, perché la Corte dei conti, proprio in nome di quella gestione di fatto da lui negata, ha imposto al Comune di recuperare quei proventi che la Flamma Ardens ha puntualmente offerto e che proprio lui, in nome di questa sua personale dottrina giuridico-amministrativa, ha rifiutato di introitare e ha addirittura restituito creando le condizioni di un danno erariale? Come può un dirigente, per sei lunghi anni, far finta che un servizio pubblico a rilevanza economica semplicemente non esista? E presentarsi ora nelle vesti del moralista?

È a queste persone (ovvero alla classe dirigente succedutasi per 11 anni a Palazzo Avitaja), non alla Flamma Ardens, che lo sparuto drappello di rozzi giustizialisti (pari allo 0,3% degli utenti del servizio), assurdamente impunibili grazie all’uso barbarico dei social (un drappello che il Sindaco, col suo umorale intervento, ha la colpa di aver vitalizzato), deve chiedere ragione di questa incredibile vicenda di mala gestio cittadina. A queste persone (che appartengono alla stessa coalizione che lo ha eletto e lo sostiene) lo stesso Sindaco deve chiedere ragione dei presunti “privilegi illegittimi e vecchi di anni” di cui, con sconcertanti superficialità e accanimento, accusa la Flamma Ardens.

Se dal sommario giustizialismo gli sciacalli della rete entrassero in una civile, equilibrata, non prevenuta valutazione dei fatti, dovrebbero solo riconoscere alla Flamma Ardens il merito di aver sottratto un delicato servizio pubblico alla ingiustificabile negligenza di due classi dirigenti. È questo il titolo che, guadagnato sul campo di quella negligenza, la Flamma Ardens oppone con orgoglio a chi (a cominciare proprio dai maggiori responsabili di quella mala gestio) oggi la offende invocando processi sommari e pubblico ludibrio. È la tipica, esecrabile, prassi del ‘processo all’untore’.

Ora, questo stravagante rapporto intrattenuto per 11 anni dalla Civica Amministrazione con un servizio pubblico a rilevanza economica ha generato due anomalie: 1) il rifiuto da parte del Comune (ovvero del dirigente Stasi) di introitare i proventi del servizio puntualmente offerti da questa Società; 2) la manutenzione straordinaria, le migliorie, l’ampliamento dell’impianto effettuati da questa Società a sue spese.

Su queste due anomalie, delle quali il Comune è unico responsabile, indaga oggi la giustizia civile e ha già scritto parole di fuoco la Corte dei conti. Lo sappiano i cultori della giustizia ‘fai da te’ che, sempre impuniti, si strappano sulla rete le vesti invocando giustizia contro la Flamma Ardens in nome di inesistenti ‘privilegi’. Ed è gravissimo che questa parola così pesante sia sfuggita alla penna di un sindaco giurista, mentre, frattanto, egli stesso, non avendo alcun elemento per invocarla contro la Flamma Ardens, ritarda il corso della giustizia rivolta contro il Comune dimenandosi incerto fra tentativi di transazione e richieste di rinvii (ben cinque) della causa civile. Ed è sconcertante sentirgli dire, nel Consiglio Comunale del 21 maggio scorso, contro ogni documento (risale al 6 novembre scorso l’ultimo incontro da lui promosso) , che a sottrarsi alla transazione e al giudizio civile è la Flamma Ardens per poter continuare a gestire: menzogna che, comunque, gli fa riconoscere la continuità della gestione di fatto in regime di contenzioso.

Su questo già inquietante scenario, che inquadra impietoso la nomenklatura politica cittadina degli ultimi dieci anni, incombe oggi il drammatico degrado di un servizio fino a ieri florido. Degrado ‘provocato’ (e la parola è qui obbligatoriamente polisemica) da ‘misteriosi’ danni prodotti sulle linee elettriche nei giorni scorsi, che ne hanno ridotto del 70% la funzionalità. Ma provocato anche dall’ostinazione con cui il Comune si rifiuta di alimentare i nuovi loculi comunali (impedendo di farlo anche alla Flamma Ardens, che è stata appositamente diffidata con nota ufficiale dell’Ufficio preposto), frustrando così le attese affettive di centinaia di utenti che giustamente minacciano, la Flamma Ardens non il Comune, di denuncia per interruzione di pubblico servizio.

A questo punto lo scenario da inquietante si fa tragicomico. Tragicomico perché il Sindaco, invocando paternalisticamente comprensione presso i cittadini/utenti, ha ufficialmente dichiarato che il servizio tornerà a funzionare solo quando, non in nome della legge, ma della suddetta giustizia ‘fai da te’ (che vuol dire impedirle di manutenere e ampliare l’impianto), la Flamma Ardens sarà finalmente estromessa dal Servizio. E ancor più tragicomicamente tutto questo il Sindaco lo ha scritto (e lo ha ribadito nell’ultimo Consiglio Comunale) dopo aver deliberato, più correttamente, meno di due mesi fa (delibera di G.C. del 28.3.18) che “nelle more della definizione del contenzioso con la Società Flamma Ardens”, il servizio resta congelato nelle mani della Flamma Ardens, precisando persino che il trasferimento al nuovo gestore non potrà accadere prima del 31.12.2018. Il che vuol dire che alla Flamma Ardens deve essere consentito di gestire il Servizio fino a quando si porranno le condizioni legali per la consegna dell’impianto. Allora, delle due l’una: o il Sindaco, irriguardoso del diritto dei cittadini a fruire (al di là di qualsiasi contenzioso) di un servizio efficiente, li ha voluti preparare a vedere i loro cari non illuminati per i prossimi sette mesi; o confida nella più efficace strategia, ma illecita, di fare terra bruciata intorno alla Flamma Ardens che (lo certificano anche le note semiserie emanate dal suo Ufficio tecnico in questi giorni per la consegna hic et nunc dell’impianto) sta già mettendo in atto. È questo un illecito, inaccettabile gioco al massacro che subordina i diritti di migliaia di cittadini/utenti a un’accanita vis persecutoria verso un’azienda che responsabilmente sta gestendo un servizio pubblico, e che non esiterà a consegnarlo al nuovo gestore quando la legge, non gli umori, lo dirà. Vuol dire privare il Comune dei relativi proventi per un tempo indefinito. Vuol dire infine correre persino il rischio di creare una disaffezione dal Servizio che finirebbe col danneggiare lo stesso gestore subentrante. Questa linea di condotta, nella lingua del Diritto ha un nome: interruzione punibile di un pubblico servizio; nel sistema etico del buon governo è una cinica violazione dei diritti dei cittadini. A tutto questo la Flamma Ardens si opporrà fermamente, con tutte le sue risorse.

Quanto, infine, al nuovo gestore, individuato nella Ruvo Servizi srl, la Flamma Ardens osa rivolgere qualche domanda, questa volta non solo al Sindaco, ma all’intero Consiglio Comunale. Con quale ratio le LL.SS. hanno deciso di affidare il servizio di illuminazione votiva ad una società priva di personale specializzato, raddoppiando le tariffe, gonfiando il bilancio in entrata, ipotizzando (senza reale copertura finanziaria) un investimento di 900.000 euro per costruire un nuovo impianto? Tutto questo, avrebbero dovuto ben saperlo le SS.LL., fa a pugni con la normativa nazionale ed europea sugli affidamenti in house, rigorosa sulla economicità e competitività col privato dell’affidamento. E, in proposito, la Flamma Ardens domanda alle LL.SS., avendolo fatto inutilmente finora presso l’ufficio competente: a quale titolo e con quale procedimento è stato selezionato un “manutentore dell’impianto di luce votiva designato” (così è definito in recenti atti pubblici a firma del direttore dell’area 8) nella persona del sig. Cataldo Cantatore, che interferisce abusivamente con l’impianto non ancora consegnato e dunque ancora gestito dalla Flamma Ardens? In assenza di risposta in sintonia con la legge, anche questa diverrà una ragione di impugnazione dell’affidamento al nuovo gestore.

Alle stesse LL.SS. la Flamma Ardens ha riconsegnato, nel luglio 2016, il suo antico progetto di dare alla città un impianto ad energia rinnovabile senza attingere dalle esauste casse comunali, attraverso una limpida evidenza pubblica, non attraverso una, chissà perché, temuta ‘predestinazione’. La Flamma Ardens non può allora non chiedere con rispettosa discrezione alle LL:SS. di spiegare ai cittadini, in attesa che lo faccia la giustizia amministrativa, ancora una volta invocata dalla Flamma Ardens per fare chiarezza su una importante scelte di governo della città, non dal Comune per snidare i ‘privilegi’ di cui essa avrebbe goduto: perché quel progetto, dopo aver fatto parte 10 anni fa di un piano triennale di opere pubbliche in un contesto di nascente cultura ambientalistica, non ha meritato oggi l’attenzione delle LL.SS., rese frattanto dal progresso sicuramente più sensibili alle energie rinnovabili? Perché le LL.SS. hanno scelto di reperire la ragguardevole somma di 900.000 euro da ipotetici fondi pubblici per finanziare un impianto tradizionale, bocciando la moderna (e assai praticata dai Comuni virtuosi) procedura di realizzazione di un impianto ad energia rinnovabile senza costi per la Pubblica Amministrazione: ovvero quel project financing proposto dalla Flamma Ardens?

Intanto, mentre sui social imperversa una barbarica caccia alla strega, se nell’immediato la Civica Amministrazione non deciderà di toglierle l’illecito assedio cui la costringe e non le consentirà di assicurare con la sua storica efficienza il Servizio fino al legittimo subentro di un altro gestore, la Flamma Ardens non potrà fare altro che consolare i suoi cittadini/utenti recitando loro l’incipit dei Sepolcri di Foscolo:

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne

confortate di pianto è forse il sonno

della morte men duro?

E se i cittadini si convinceranno, al cospetto di un black-out così illecitamente prolungato, che il culto dei morti, come scrive Foscolo, è inutile, non sarà più necessario il Servizio di illuminazione votiva. E alla deriva dei costumi civili, fra i quali il culto dei morti è stato sempre eminente, non c’è magistratura che possa opporsi.

ps. Naturalmente, tutto quanto qui storicamente ricostruito è supportato da una documentazione che la Flamma Ardens sarà lieta di mostrare a chiunque gliene farà richiesta.