Ciao Francesco

 

Ciao Francesco, amico combattente,

così hai preso tutti in contropiede e te ne sei andato come i grandi, quando tutti pensavamo fossi ancora al primo tempo.

Ancora non riesco a crederci e questo mi dirai è normale in questi casi.

Di che cosa possiamo parlare qui? dei nostri incontri? delle nostre divergenze?

Ci siamo incontrati provenendo da distanze siderali opposte 5 anni fa e abbiamo proposto alla nostra città, insieme agli altri amici coraggiosi, un’idea nuova, potente, qualcosa di veramente mai visto nella storia cittadina – una lista veramente libera, senza padroni, senza partiti e interessi organizzati, solo cittadini liberi. Con un programma magnifico che sarebbe attualissimo anche oggi, e lo sarà in futuro, quando la Città deciderà di svegliarsi e cambiare il suo destino.

La Città allora non ha capito, non ha voluto o non ha potuto, o ha semplicemente preferito la rassegnazione, l’abitudine, la solita “scelta” tra la zuppa e il pan bagnato, diversamente rivestiti.

O potremmo ricordare che al secondo turno ci siamo divisi perché io ho scelto di votare per il male minore volendo evitare il male maggiore, e tu non eri, legittimamente, d’accordo con questa scelta. E così anche se non li meritavo ho dovuto ricevere i tuoi commenti piccati perché la cosa non ti è andata giù. D’accordo, fa parte del gioco, ci sta.

Oppure potremmo parlare del nostro ultimo incontro, solo poche settimane fa, in un noto bar cittadino dove dal vivo è venuto meno ogni contrasto e abbiamo parlato per quello che eravamo e siamo: vecchi amici. Con diverse idee ma la stessa voglia di cambiare le cose.

E abbiamo soprattutto parlato di Enea, il tuo, e vostro, amatissimo cane (so che ti dispiacerà che lo chiami “solo” così, ma è per spiegare al lettore la meraviglia bianca nella foto) scomparso qualche mese fa ma non certo scomparso dal tuo cuore né da quello della tua splendida famiglia.

Non c’era politica che ci dividesse di fronte alle cose importanti.

E figuriamoci se c’è qualcosa che può dividerci adesso. Di fronte al salto più importante. Quello che ci attende tutti, e di cui tu ora conosci l’esito, in anticipo sui tempi.

Mi mancherai amico mio, mi mancherà la tua determinazione, il palco che abbiamo condiviso nei momenti più impegnativi, con tutto il sistema contro. Mi mancheranno persino le tue frecciate, i tuoi rimbrotti anche quando erano ingiustificati ma che accettavo perché provenivano da te, di cui conoscevo e conosco la lealtà anche nella diversità di opinioni. Perché sempre frutto di passione, mai di gretto interesse.

Mi mancherà il tuo sarcasmo, la tua ironia schierata, la tua aperta scelta di campo così insolita in un mondo in cui tanti, per codardia o per complicità, preferiscono mimetizzarsi e tenere il piede in più scarpe. La tua capacità di superare gli steccati in cui tanti pascolano, limitandosi a sognare quella libertà che tu hai dimostrato con i fatti di saper praticare e vivere.

Sei andato via troppo presto, troppo giovane, troppo tutto; ancora un ragazzo, ma in realtà rimarrai sempre con chi ti ha apprezzato, con chi ti ha condiviso e sono sicuro che leggerò ancora in qualche modo, su un social invisibile conosciuto solo a noi, i tuoi commenti e la tua passione, perché la vera amicizia è così, non le manda a dire e le importa poco dell’etichetta. Così eri. Così mi piacevi. Così sei e mi piaci, e piacerai ancora.

Addio, amico combattente.

Non hai perso la battaglia contro la malattia. Hai vinto la battaglia per la memoria. Sarai sempre vivo con noi.

 

Mario Albrizio

mario albrizio

 

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