Partito Deliriocratico

Mentre si fa accademia sul dopo-Chieco, si assiste all’incredibile auto-sabotaggio del partito cardine della maggioranza, che rischia di trascinare a fondo la Città

Non si placa la faida interna al Pd.
L’attacco a Chieco è feroce e prolungato, scomposto ma ostinato, inconsistente ma rancoroso e col sangue agli occhi.
Ben due comunicati in un giorno. PRIMO COMUNICATO del 9 marzo in cui si assale all’arma bianca, si accusa, si allude, si insinua, senza mai un momento di chiarezza e di
trasparenza. (Vedi a fondo pagina se non l’hai letto e vuoi approfondire).
Più tardi nella stessa giornata una “LETTERA APERTA Ai dirigenti del PD di Ruvo”, e finalmente con qualche firma sotto. 
Se siano stati coordinati, difficile dire. Ma certo l’effetto per i riceventi è quello di un classico uno-due. Un doppio colpo. O, più precisamente, il bastone e la carota.
L’ennesimo attacco furibondo da un lato, e dall’altro l’invito a parlarsi e mettere da parte gli ostacoli.
Il buon Chieco prima schiaffeggiato poi blandito.
Non so se si è visto mai un Pd così alle pezze, così lacerato e sbranato. Neanche nel teatrino nazionale arrivano a tali alternanze tragicomiche di colpi bassi e inviti al dialogo.
Ma la cosa straordinaria è che chi attacca a testa bassa insinua ma non spiega, fa intendere chissà quali interessi inconfessabili ma NON ha il coraggio di dichiararli.
Allora questi interessi inconfessabili ci sono o no? Che abbiano il coraggio di parlar chiaro o di tacere una buona volta.
Perché se loschi interessi ci sono, noi li vogliamo sapere. Se non ci sono, ci aspettiamo sempre che gli accusati querelino senza porre altro tempo in mezzo. Sennò si rendono complici.
In queste partite, l’esitazione conduce sempre alla sconfitta.
È già deprimente vedere una segreteria Pd isolata che ulula alla luna, che accusa la sua Amministrazione Pd di ogni nefandezza ma non specifica, preferendo un linguaggio allusivo degno di ben altri contesti. Comunicati che sembrano pizzini, tanto dicono e non dicono.
Insomma è già deprimente vedere un partito ridursi al delirio e agli stracci. Cerchiamo di non trascinare in questa faida tutta la Città e il suo già traballante futuro.
Cosa c’è intorno
Un capitolo a parte bisognerebbe poi aprire sull’assoluta carenza di dibattito politico fuori da questa faida: cosa ancor più deprimente.
Ci si limita a fare il tifo pro o contro Chieco. E, dalle strisce blu in poi, contro o ancora più contro Chieco.
Ma in vista di cosa? per quale soluzione alternativa?
Chieco ha fatto i suoi errori, affossato soprattutto dalla lobby delle strisce blu e dei maniacali cambi di senso stradale.
Alcune delle grandi promesse elettorali sono rimaste sulla carta ma questo noi di RL l’avevamo ampiamente previsto: la zavorra della vecchia maggioranza avrebbe frenato, ostacolato e messo sgambetti. Ho profetizzato pubblicamente al mio amico Chieco che ciò che poteva sembrare la sua forza, il Pd, sarebbe stato invece la sua rovina. Così è stato. Così è.
E non sono un indovino. Ma conosco troppo bene la situazione e so fare due più due. Semplicemente.
E ammettiamolo pure: il sindaco sbaglia a sottostimare la “ruvesità” e rimanere blindato in una amministrazione di “forestieri” (così vengono visti e su questo vento soffiano i soliti ben noti mestatori) che a volte vengono visti, o addirittura si ha l’impressione si presentino, come “civilizzatori”. Una qualifica che, verso questa Città, onestamente nessuno al mondo si può assumere.
Disastro blu
Anche su questo fronte, le strisce blu sono un discrimine importante. La città è stata fatta passare mediaticamente per troglodita perché non si era piegata all’andazzo vigente altrove (peraltro a condizioni ben più lievi) – e l’imposizione estensiva, punitiva e oppressiva del reticolato blu, con la famelicità dei gabellieri ancora una volta “stranieri” anche se indigeni ma incredibilmente e massivamente supportati dai nostri vigili (come se non ci fossero priorità più importanti) ha oggettivamente distrutto il consenso intorno al Sindaco.
Noi abbiamo cercato di avvisare per evitare il peggio, ma tant’è…
Oggi però mi chiedo e chiedo a tutti voi:

quale reale alternativa c’è a Chieco? Qui ed ora?

Qualche fantasma super squalificato del passato? O la rivincita della segreteria Pd per dare corpo al suo delirio e rifilarci il distruttivo dissanguamento del mostruoso Pug che almeno Chieco ha per ora evitato? 
O un’avventura horror leghista? O l’illusione di un’alternativa a cinque stelle quando il consenso locale è sempre stato scarso e questa volta rischia di esserlo ancora di più, sgranocchiato dalle incerte performances nazionali, dalla rivincita degli apparati cdx-csx  e dalla bulimia populistica delle orde cavernicole salviniane?
La Città non è pronta per il vero cambiamento radicale di cui pure ha disperatamente bisogno. Lo ha dimostrato nel 2016. Preferisce ancora appoggiarsi ai vecchi schemi, come un vecchio che perde la speranza e l’equilibrio. Siamo ancora nel sottosviluppo politico delle dieci liste che vincono sulle otto e così via. 
Non si vota l’idea migliore. Si vota chi fa più polverone e sembra più grosso – si fa il tifo per chi pare avere più possibilità di vincere secondo i vecchi schemi. In fondo lo stesso motivo per cui siamo tutti juventini, milanisti o interisti. Perché a chi non può vincere, piace “stare coi vincitori”. E non importa se quello “stare” si paga sempre a carissimo prezzo.
Siamo ancora un feudo clientelare, tenuto a bada col ricatto e con la promessa occupazionali. Chieco è il compromesso possibile tra un cambiamento almeno passabile e questi voraci trasversali appetiti inestinguibili che pensano di poter crescere e sfamarsi solo succhiando il sangue e la vita alla Città.
Di fronte a questa falange macedone di interessi strutturati e calcificati, ottusi e sempre affamati, i divertenti e fatui velletarismi che si leggono qua e là sul tema fate cadere Chieco si infrangeranno come onde sulla scogliera.
Ma di questo poco ci cale. Ognuno fa il suo destino.
Evitare il peggio
Noi che abbiamo a cuor il futuro della Città, invece, abbiamo il dovere di rafforzare la scogliera, sulla quale tutti siamo.
In attesa di meglio, abbiamo intanto il DOVERE di evitare il ritorno del peggio. Il ritorno di zombies sconfitti per sempre. O l’avvento di nuove fameliche orde barbariche “padane”.
Su questo tema vedo francamente ancora troppo silenzio e troppa immaturità.
Il mio consiglio (non chiesto, e me ne scuso) al Sindaco è sempre lo stesso. Non si lasci abbattere e continui, ma affronti il suo problema.
Rimuova la segreteria Pd se può, o altrimenti prenda l’iniziativa, spieghi le cose alla Città e vada alle elezioni per liberarsi una buona volta di quella zavorra.
Prima lo fa, meglio è, perché la situazione si aggrava di giorno in giorno.

Solo così potrà dispiegare il suo vero potenziale e vincere la sua scommessa politica ed ormai anche esistenziale.

Molli gli apparati e scelga di stare con i Cittadini.
La Città capirà e lo premierà.
Abbiamo bisogno di qualcuno che riaccenda la speranza, per non morire di rassegnazione.
Perché se nessuno fa luce, a sbattere andremo tutti quanti, nessuno escluso.  
E non mi pare proprio il caso.

Mario Albrizio

PRIMO COMUNICATO del 9 marzo
Marzo 9, 2019

“Non è più tempo di propaganda elettorale fatta con spot pubblicitari che raccontano di un paese che non c’è”.
Comincia così il testo del manifesto del PD affisso per le vie della città che riportiamo fedelmente.
“La maggioranza, che si è in poche ore lacerata e subito ricomposta, approva con un colpo di mano di un pomeriggio di febbraio un emendamento che prendendo a pretesto e interpretando l’osservazione n.50, elimina una parte sostanziale della programmazione territoriale (PUG) già adottata, un percorso di ascolto, di analisi e di partecipazione durato più di otto anni. Il manifesto che ne è seguito, continua a fare una narrazione superficiale senza spiegare, a tre anni dall’adozione del PUG, qual è il vero disegno. Si assiste a cancellazioni random di pezzi di piano senza uno straccio di progetto che a loro dire è ancora da individuare, e in divenire.
Non si chiarisce che:
i 750.000 metri quadri, “restituiti alle attività agricole” non sono mai stati sottratti alla produzione ma rappresentavano il periurbano, la zona E destinata alle infrastrutture per una ruralità moderna (zona E) con opportunità di sviluppo economico e sociale che, oggi, è stata riportata alla libera progettazione nel mentre si parla di “Ruvo distretto Bio” da un lato e dall’altro, si continua a penalizzare l’agricoltore con l’aumento del lotto minimo tornando indietro, alle indicazioni del PRG, dopo anni di discussioni;
la zona F, verso Via Corato, adiacente alla cava che la comprendeva e la tipizzava parco urbano alla chiusura dell’attività della cava stessa, non era mai stata sottratta alla produzione. Zona per servizi allo sport, alla cultura, al turismo, al commercio, alla persona, al verde pubblico per una città priva di servizi, con cessione gratuita del 60% di suolo per il verde e le opere pubbliche che, oggi, è stata cancellata e lasciata libera da qualsiasi perimetrazione;
si è cancellata una zona per edilizia sociale con la promessa di recuperarne le volumetrie. Dove? In quale stanza si deciderà? Su quale disegno e secondo quali criteri? Chi ne garantisce la trasparenza?
Chi ha interesse a cambiare zona e trovarne una nuova per le attività commerciali considerata “più adeguata”? Adeguata a che cosa? Per chi? In base a quali parametri di interesse generale? Quando è stata condivisa l’idea con la città?
Non è chiaro che significato ha il “mantenimento delle aree per gli insediamenti produttivi presenti e futuri” Di quali aree stiamo parlando? Nel frattempo l’emendamento complica ancor di più le procedure di insediamento in quelle aree da parte delle aziende.
Con quale intento si vogliono turlupinare i cittadini con la fantasiosa idea delle pizzerie al cimitero? Il Viale del Cimitero è tutelato con fasce inedificabili ambo i lati di 30 metri (art.43/S NTA) oltre l’area di rispetto del cimitero, come per legge. Tra l’altro la zona E di contorno a quella vincolata, nulla ha a che fare con le pizzerie.
Infine, nel programma elettorale sottoscritto anche dal PD, questo non era scritto. Non era scritto che si sarebbe tornati indietro sulle decisioni e i percorsi già conclusi, che ci sarebbe voluto molto tempo e tanta indecisione nel farlo, alimentando un quadro di staticità e portando quindi i cittadini a sentirsi traditi e perdere fiducia nell’amministrazione che si era scelta.
Questo è chiaramente un atto illegittimoche, arrivato in questa fase del percorso amministrativo, si connota come una inversione procedimentale, un aggravamento che la legge non consente.
Ed evidenzia una modalità di programmazione trattata come il gioco delle figurine, io do una cosa a te e tu dai una cosa a me, che non è accettabile.
Il percorso del PUG, a partire dall’atto di indirizzo, va riproposto alla città che deve essere portata a conoscenza delle scelte che si vogliono operare. C’è un vulnus che non può essere sottaciuto .
E, dopo tutto questo, sarebbe il caso di porre una domanda anche alla Corte dei Conti sullo speco di denaro pubblico, parecchie centinaia di migliaia di euro già spesi e sulle conseguenze dei maggiori costi ancora da sostenere e dei tempi lunghi da impiegare, per iniziare un nuovo procedimento che con chiarezza va dichiarato e adottato. Ma per quale progetto di paese?

2. LETTERA APERTA
Ai dirigenti del PD di Ruvo
Ai rappresentanti istituzionali iscritti, già iscritti del PD

Carissimi amici,
Alla luce dei risultati delle Primarie del Partito Democratico del 3 marzo, leggendo quei numeri come solo si meritano di essere letti, cioè un tenace filo di speranza che il Paese ci ha riconsegnato a condizione di essere forza inclusiva e coesa, nel solo interesse di ridare dignità e fiducia agli italiani, vi chiediamo di esserne all’altezza.
Vi chiediamo di chiudere una delle pagine più cariche di pregiudizi e personalismi della storia del PD locale e di sedervi ad una tavola, che sia rotonda, intorno alla quale ognuno legittimamente arroghi a sé il ruolo che riveste, incontestabile per ciascuno di voi, attraverso l’esercizio dell’etica della funzione  dirigente, trovando il giusto contesto nel quale ognuno possa dare il massimo contributo all’affermazione dei principi che ci legano. Tutti siamo necessari e tutti parimenti utili (anche questo si legge dai dati) ma al contempo la crasi e la delegittimazione reciproca innescate e acuite negli ultimi mesi, se possono arrecare soddisfazione all’ego dei singoli, non fanno che avvilire la dignità di una comunità che invece ha bisogno di stringersi, riconoscersi, resistere, respingere e costruire.
Vi chiediamo quello che dovrebbe essere scontato per i ruoli che ricoprite e che è il buon esempio che questo paese e, soprattutto, questo Paese necessita: siate costruttori di ponti e non di muri! Non siete i “prescelti”, siete gli eletti, dai cittadini o dagli iscritti, dietro di voi c’è la forza di un gruppo e questo è il momento in cui sui gruppi non si operi la conta ma si eserciti l’apertura e il superamento del confronto.
Vi chiediamo di mettere in campo le migliori forze mediatrici per attivare il dialogo e ritrovarsi, sicuramente sui temi locali, ma intraprendendo con orgoglio e unità nel cuore la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo.

Con fiducia
Teresa Maria Adessi
Cleto Campanale
Angela Carlucci
Paolo Cesareo
Luca Crispino
Domenico Fiore
Benedetto Fracchiolla
Biagio Mastrorilli
Eleonora Monaco
Martino Pagano
Orazio Turturo
Margherita Zenzola