Elogio della Segreteria PD


Una bellissima pagina di risentimenti e rabbia, per non aver potuto realizzare un sogno tanto custodito e curato, non nel cassetto dei ricordi, ma nell’armadio dei grandi progetti, fatti su misura anche per un lungo futuro.

Chi sa se l’autore dell’articolo-comunicato “a nome del PD” del 23.02.2019 ha mai letto l’opera di Immanuel Kant dal titolo “Sogni di un visionario illustrati con i sogni della metafisica”. Potrebbe essere l’occasione per cominciare a pensare come sia più giusto osservare, apprendere ed agire guardando alla nuda realtà, senza covare sogni di gloria, di fantastiche costruzioni e di interessi.

Perché in effetti è proprio il tema degli interessi che domina il nutrito messaggio della segreteria del PD di Ruvo, frutto di un irrefrenabile sfogo, dove tutti sono colpevoli e condannabili, tranne chi scrive. Non meraviglia quindi la celebrazione di “valorizzazione della ruralità sociale, la zona della multifunzionalità destinata ai servizi per la città, ed un comparto di Edilizia sociale”. Bucoliche prospettive di una mente lungimirante.

Quali interessi sono stati garantiti?” si chiede lo/a scrivente già nelle prime battute. E prosegue con analogo interrogativo verso la conclusione: “…a quali interessi risponde questo emendamento?”. 

Quasi a voler sottolineare e trasmettere a tutti il messaggio che il tema centrale è quello degli interessi, evidenti e nascosti, magari cristallizzati nel passato con atti di violenza ed illegalità, ma soprattutto estesi al futuro, come dominio continuo e controllo della onestà e credibilità di chi è intorno. Non si sa come altro intendere il lungo messaggio di recriminazioni ed invettive contro chi non si mostra servile ed obbediente.

Interessante anche il passaggio che evidenzia uno scenario ben noto, ma che raramente viene evocato. Questa volta chiaramente viene certificato un “clima di processo alle intenzioni tutte le volte che sorge la necessità di costruire”. 

E questo è veramente grave, perché è fortemente offensivo entrare nelle reali intenzioni di chi sta per costruire. Perché dovrebbe dichiarare costui il vero scopo della costruzione, specie per ciò che riguarda il rispetto delle norme e delle chiare disposizioni? 
Non basta l’intenzione personale di realizzare un’opera utile per sé e per chi sta con sé? Un’opzione convinta e determinata, può già essere sufficiente per soddisfare la “necessità di costruire”. E questo vale per tutti, in primis per chi sta nella stanza dei bottoni, dove è più facile rilasciare permessi per costruire…

Se così non fosse, non si realizzerebbe la missione essenziale di chi amministra: assicurare la “volontà di rinascita delle città”, come viene chiaramente affermato nel pregevolissimo documento. E guai a mettere in dubbio una tale persuasione!

Si è parlato di teatralità, e di una città che non ne coglie il senso. 

Ma la colpa non è della città, né dei cittadini. Ma di chi si siede su di una poltrona che non può essere a vita e che non può essere considerata come un trono che consente di governare persone ed eventi, che devono solo obbedire. 
Si trattasse pure di una poltrona che precede e segue incarichi ottenuti per designazione che scende dal cielo, non può considerarsi a vita, come appannaggio dovuto alla “rispettabilità” personale. 
Solo una autentica capacità di guardare agli interessi collettivi, senza strizzatine di occhi o sotterfugi ben combinati ed orientati a sicuri vantaggi personali e di gruppo, solo questa capacità può condurre ad una rinascita della città.


Biagio Pellegrini