Così Parlò il Signor K

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente…

 


 

Il signor K non è un signore. E, nonostante le apparenze, neanche una signora…

Il signor K è un comparto, cioè una di quelle zone cui è stato diviso il territorio comunale edificabile.

Nella fattispecie il signor K è stato protagonista di qualche consiglio comunale, e di una curiosa delibera che ha prodotto una denuncia in Procura.

Oggetto del contendere ovviamente i soldi: se la parte demaniale/pubblica dovesse essere ceduta a gratis o dietro pagamento.

Noi non entreremo in questa disputa anche se un parere ce lo avremmo sulla gestione delle risorse pubbliche…

Qui ci interessa invece occuparci di un altro aspetto ben più importante e strutturale: ovvero di come una decisione del Consiglio comunale sia stata cambiata (“stravolta” dice l’opposizione) al momento della sua trascrizione su delibera.

In pratica, a voce si è detta una cosa ma per iscritto ne è risultata un’altra. Nella vita reale si divorzia (o peggio) per molto meno…

Come può essere accaduto? E che cosa può significare?

 

La domanda da cui parte il nostro ragionamento è questa:

chi ha controllato che ciò che si è scritto corrispondesse a ciò che si è detto e deciso?

Insomma: è costume dell’opposizione controllare volta per volta che ciò che si dice e ciò che viene scritto?

 

L’opposizione, come detto, una volta constatata la diversità tra ciò che è stato detto e ciò che è stato scritto, ha presentato niente meno che denuncia alla Procura della Repubblica.

E questo se da un lato sembra troppo affrettato (dai, poteva essere un errore in buona fede; un semplice errore di trascrizione) dall’altro ci riporta la domanda di prima e cioè: l’opposizione ha l’abitudine di riscontrare la corrispondenza tra ciò che è stato detto e ciò che viene scritto in delibera oppure questo è stato un caso isolato?

La risposta a questa domanda ha un’importanza ovviamente cruciale.

Come sempre, la verità è venuta a trovarci da sola. Come sempre a margine, nelle solite conversazioni in cui si parla di tutt’altro. Basta tenere l’orecchio teso e le cose parlano

 

Il caso, o il passaggio – dice l’Opposizione

Da una fonte autorevole degli ambienti dell’opposizione abbiamo infatti avuto la risposta alla prima parte della domanda e cioè che “no, ce l’hanno passata”; chi l’ha passata/segnalata? un noto studio legale.

Quindi (immaginiamo) questo studio legale che potrebbe essere mosso da nobili ideali o più prosaicamente dai legittimi interessi dei suoi clienti ha controllato la delibera e l’ha passata agli esponenti della opposizione indicandone la non congruità e invitando a porvi rimedio.

Pare curioso, no? Che uno studio privato (o chi per esso) eserciti un controllo di legalità sull’attività dell’ente pubblico. E per carità, questo va benissimo. Ma in un Paese “normale” ci aspetteremmo semmai il contrario, che sia l’ente pubblico a dare l’esempio e a imporre standard di legalità e trasparenza.

Ma qui, nella lenta e faticosa emersione da un ventennio e passa di cui il minimo che si può dire è che è stato opaco, brutalmente nepotistico e  clientelare, distruttivo – e sicuramente immorale, illegittimo e antidemocratico per quanto riguarda la precedente amministrazione – evidentemente anche un uomo di sicura fede legalitaria come Chieco, anche a causa della sua palla al piede interna, fatica a tenere insieme le controspinte di questo groviglio di interessi incrociati che ricorda così da vicino lo strampalato castello errante di Howl. Ma senza la sua simpatia… tutt’altro.

 

 

È stato Geppetto – dice la Maggioranza

Da più che autorevoli esponenti, questa volta, dell’area della maggioranza abbiamo appreso qualche altro dettaglio, che diamo al lettore perché se ne faccia un quadro.

Noi, sia chiaro, per atavica prudenza e per consapevole impostazione cartesiana, non crediamo a una parola e dubitiamo di tutto fino a che prova non ci convinca. Lo raccontiamo perciò come un pour-parler tra amici di diverse opinioni – il lettore/elettore ne farà poi l’uso che ritiene.

Dunque, un consigliere comunale anche lui di maggioranza, e per giunta dissidente, fa(rebbe) praticantato in quello studio. C’è qualcosa di male? No.

Le due cose sono collegate? E chi lo sa.

Ma la nostra domanda rimane ancora senza risposta.

Se le delibere non le controlla l’opposizione, e ovviamente non le controlla la maggioranza (sennò non le “sbaglierebbe”), chi diavolo le controlla?

Lo studio legale? Ovviamente no: un soggetto privato al massimo controllerà le delibere nel campo di interesse sei suoi clienti. Ci sarebbe perciò – notiamo a margine – una gigantesca opera di controllo da fare su tutte le delibere precedenti, per fugare ogni dubbio…

Ma non è neanche questo che ci interessa qui – anche se dovrebbe interessare alla Città, e quindi all’Amministrazione.

La risposta ci arriva come al solito, da sola, mentre parliamo d’altro.

 

A leggere tutte le delibere (dicono proprio tutte – ma è lecito dubitare; magari tutte quelle che gli interessano) è/sarebbe Geppetto in persona. Così lo  definiscono le autorevolissime fonti area maggioranza – con un’allusione che ci sfugge al famoso costruttore di burattini…  😉

Proprio lui, l’ex sindaco baffuto neopensionato con tanto tempo a disposizione.

Sia vero o no, lo riportiamo perché, se fosse vero, una volta tanto è a sua lode. Dovrebbe in questo essere di esempio. Chiunque dovrebbe controllare le delibere dove si decide come utilizzare e non di rado come spartirsi le pubbliche risorse, e tra chi. Tra quali legittimi interessi o compagni di merende…

Ed è un vero peccato che a farlo siano evidentemente in pochi. Magari i soliti…

 

Il partito dei pensionati

Si dice che ognuno mantiene le sue ossessioni fino alla fine. E abbiamo infatti ossessionati di ogni tipo anche ai massimi livelli del sedicente, tristo e un po’ ridicolo potere. Chi dal sesso, o dalle mangiate, dalla droga o dagli stravizi: la scena nazionale e internazionale è prodiga di esempi.

Ma l’ossessione più diffusa è sicuramente quella dell’intrigo. Se la ride del sesso e dell’età e arriva a tutte le latitudini. Anche nel piccolo cortile di una città un tempo grande, resa ogni giorno più piccola dalla piccolezza dei suoi governanti.

Fino a che non arrivano alla pace dei sensi. Alla pensione che tutto trasforma e acquieta…

Attila, per esempio, perso il potere, più volte sconfitto, una volta in pensione è diventato un tenero lettore di delibere.

La sua allieva di un tempo, sconfitta e pensionata pure lei dopo averci messo l’anima a devastare città e democrazia, ora fa il tranquillo segretario di partito e coordina tenere congiure contro il sindaco in carica, apparentemente del suo stesso partito.

La bellezza della terza età…

E bello è che il quadro complessivo che viene tracciato da questi racconti di retroscena parziali, indipendenti tra loro, raccolti da persone e in circostanze diverse – mostra nondimeno un’oggettiva intrinseca coerenza.

Geppetto pensionato che legge delibere. Qualcuna interessante la passa a uno studio legale. Dove puta caso praticheggia un consigliere di maggioranza dissidente, ovvero che fa capo alla pensionata segretaria. Così che i messaggi possono/potrebbero arrivare da un capo all’altro, senza bisogno di mandarsi fiori o mostrarsi in pubblico. Niente di meglio di un Cupido, per gli amori impossibili e contrastati…

Una specie di corrispondenza di rancorosi sensi, a colpi non di rose ma di atti ufficiali “sbagliati”.

O “fatti sbagliare” apposta, per avere un motivo di conversazione? Chissà.

Ma poi “sbagliati” da chi? Assunto/a come? Quando? Sotto quale “stella” protettrice, per così dire?

Sarebbe interessante saperlo. Perché chiuderebbe il quadro tra quella che abbiamo esposto, che ovviamente rimane una mera ipotesi o chiacchiera da bar, magari il sogno di una notte di mezza primavera, e la realtà, che potrebbe corrispondervi o meno.

Noi, tutto quello che possiamo fare è cercare una controprova logica. Niente di più.

Ma ricordiamo per l’ennesima volta a beneficio persino dei più testoni che tutto quello che stiamo facendo è raccontare delle stranamente organiche favole popolari che circolano tra gli addetti  i lavori. Gossip o poco più, alla fine. Magari non c’è niente di vero e noi siamo i primi a crederlo. Ma è che la domenica è lunga e bisogna passare il pomeriggio: cosa meglio di un racconto a più voci? 😉

 

Ricapitoliamo.

L’Amministrazione e/o il segretario comunale o chi per lui/essa “sbagliano” una delibera. Guarda il caso, la ”sbagliano” su una questione di soldi, che ovviamente non può non attrarre l’attenzione delle parti interessate…

Sbagliata precisamente da chi? E l’errore comunicato in tempo reale da chi – all’occhiuta congrega dei lettori di delibere? Non si sa.

Un “errore” grave che non è stato ancora adeguatamente spiegato né investigato.

L’opposizione li denuncia in Procura. Loro, l’Amministrazione, correggono la delibera. L’opposizione si dice ancora insoddisfatta – “permane l’ambiguità relativa alla gratuità della cessione del 48 %”, dice Mariatiziana Rutigliani (FI).

Insomma una serie di attacchi francesi e ritirate spagnole che non tolgono l’interesse della Procura dal Comune di Ruvo di Puglia.

Dove porta questo balletto?

Pura casualità? O qualcuno ha interesse ad alimentare la tensione? E in vista di quale obiettivo?

 

Per esempio. Perché l’Amministrazione non ritira la delibera sbagliata per farne un’altra in linea con quanto deciso in Consiglio, e invece apporta correzioni che non soddisfano l’opposizione e quindi non portano al ritiro della denuncia? Che senso ha?

E perché l’opposizione, constatato l”errore”, anziché segnalarlo per le vie istituzionali e chiederne la revoca e correzione, e non secondariamente chiedere di indagare come un fatto di tale gravità sia stato possibile – parte lancia in resta con una denuncia in Procura?

Che fretta c’era? L’obiettivo era la tutela delle decisioni del Consiglio o far pressione sul Sindaco e screditarlo con una denuncia agli occhi della pubblica opinione già palesemente insoddisfatta perché non si affrontano drasticamente i problemi fondamentali, del debito e del lavoro – creati nei decenni proprio da quelli che oggi attaccano il sindaco, dentro e fuori la sua maggioranza?

Domande che pesano come macigni e non mancheranno di presentare il conto a suo tempo. Come sempre, a carico della città.

 

Il fattore K

Il nostro viaggio finisce qui.

Il quadretto che ci viene fornito dalle “fantasie” che abbiamo ascoltato e come sempre fedelmente riportato, tale rimane: un quadro del tutto ipotetico, però a suo modo molto suggestivo e piuttosto istruttivo.

Perché se il quadro non fosse vero/reale, ci spiega come funziona la psiche popolare produttrice di “fantasie”; e se è vero, ci chiarisce senza ulteriore possibilità di dubbio delle ragioni sotterranee, idrauliche per dirlo con decenza e inconfessabili, sotto il livello ufficiale e fuori dalla luce del sole, che spiegano perché accade ciò che accade e non altro. Perché questi disastri e non altri, o perché non addirittura cose belle, che continuano a rimanere nella sfera dell’utopia.

A prendere per vero questo racconto ipermoderno, a prisma, a molteplici punti di vista che finiscono stranamente per illuminare un quadro omogeneo e coerente, si dovrebbe concludere che il fattore K è ancora perfettamente funzionante, a distanza di decenni. E questo una ragione dovrà pure averla…

E non si tratta di un comparto, o meglio sì. Di un comparto sotterraneo, nascosto quanto ramificato e coordinato, come la lettera K suggerisce.

E in questo comparto K sotterraneo si riunisce e opera/opererebbe chi/ciò che alla luce del sole non si può dire, né tantomeno mostrare.

O magari sarà mera telepatia, chissà. La conservazione delle antiche abitudini che portano gli ex innamorati a frequentare gli stessi posti per rivivere le stesse emozioni, e prendere le stesse decisioni, uno all’insaputa dell’altro. Per poi magari sperare di ritrovarsi…

Una specie di convergenze parallele post litteram. E soprattutto di convergenze nascoste, anche se non difficili da individuare nella loro plastica complementarietà.

Perché sarà pure fantasia, ma ciò che si vede ha senso. (E un po’ anche lo fa, diciamolo… ).

 

Chiude il Teatro

C’è chi dice che la politica è teatro, o teatrino. E forse è così, chi può dire, anche se di sicuro il biglietto è salato. Anche per chi non ci va

Forse è solo teatro, fantasia popolare organizzata. Eppure, dicevamo, lo spettacolo che passa di bocca in bocca, sia pure a spizzichi e mozzichi perché tutti ne vedono un pezzo e nessuno il totale, tranne forse i privilegiati raccoglitori di testimonianze e rivelazioni di RuvoLibera – lo spettacolo non brilla per bellezza né per originalità, anzi! – ma un suo senso ce l’ha.

Nel retroscena vecchi pensionati con tanto tempo libero che spulciano delibere per marcare stretto il sindaco o che organizzano ammutinamenti e si coordinano eventualmente anche attraverso insospettabili o sospettabilissimi traits-d’union

E nel proscenio del Consiglio comunale un attacco a tenaglia con perfetta tempistica contro Chieco e la sua già traballante amministrazione, che da un lato deve fronteggiare denunce in Procura e dall’altro sfiducie plateali quanto ufficialmente latenti.

Un affaire di una casualità ben ostinata e ripetitiva. O la stessa mediocre regia che abbiamo osservato, individuato e portato alla luce tante volte in questi neanche due anni di chiechismo (e anti-chiechismo) e ancor prima? A saperlo…

Nel precedente articolo avevamo ipotizzato una forma di pressione su Chieco motivata dagli appetiti e dai pruriti sul Pug. Alla luce di queste considerazioni – se non è solo fantasia popolare – forse si potrebbe ipotizzare che ci sia anche dell’altro.

E che, fermo restando il Pug e relativi interessi come macromotivazione, l’obiettivo a breve potrebbe essere il solito: delegittimare Chieco, ammorbidirlo a via di denunce e infine, se non si piega, sfiduciarlo nel nome di qualche bla bla bla che non è mai difficile trovare…

L’attacco simultaneo e concentrico quindi troverebbe la sua ragion d’essere in questa ben collaudata e riconoscibile strategia

Oppure dai, magari sono solo coincidenze ripetute. Il caso, per così dire. La fortuna.

Ma allora bisogna dire che la fortuna non è cieca come si dice, e che anzi ci vede benissimo… anche perché guarda sempre in un’unica direzione. La sua.

Epperò l’abbiamo detto e ripetuto: è solo gossip. Honni soit qui mal y pense. Oppure si potrebbe chiudere con la classica formula:

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. O causale, vai a vedere…

 

Nell’Anno del Signore

Così parlava il popolo e così vanno le cose nel piccolo cortile ruvese anche nell’anno del Signore 2018. Un film già visto mille volte e francamente ormai noioso e dal finale già scritto, dove ci si accapiglia per il solito becchime, con la solita logica barbarica dell’acchiappaquelchepuoi. La stessa che ci ha ridotti come siamo, mentre le stanche vicende nazionali suggeriscono scenari foschi, l’Europa è matrigna e il mondo corre verso la guerra.

Forse è su quello che dovremmo da oggi fissare il nostro sguardo.

A questa città abbiamo dato molto e l’abbiamo spinta a cambiare, dimostrando che l’informazione libera può tantissimo.

Ma non tutto. Il resto sta nelle possibilità, nella saggezza e nel dovere di ognuno di noi.

Mario Albrizio

mario albrizio