L’ADORAZIONE DEL NATALE

Una nota critica di Francesco Di Palo e una riflessione sul significato della festa più importante dell’anno

Adorazione dei magi, Gaspar Hovic, 1613 - Ruvo di Puglia

 

 

“Illumineremo insieme la città con le opere prodotte da designer, artisti, artigiani, imprese, associazioni e cittadini ispirate al tema della vertigine e dell’equilibrio”.L'immagine può contenere: sMS

Con queste parole si presenta la seconda edizione di luci e suoni d’artista, a Ruvo dal 7 dicembre. Bellissima iniziativa culturale… ma è Natale. Signori organizzatori… ricordatevelo: è Natale, la grande festa cristiana che celebra la nascita di Gesù.

 

Le luci e i suoni d’artista fateli tre, quattro, cinque volte l’anno… a settembre, a novembre, a marzo a febbraio ma non svuotate il senso del Natale. Scrivetela ogni tanto da qualche parte questa bellissima e benedetta parola: N A T A L E.

 

Non mortificate con lo spettacolo il mistero, il senso, la tradizione del Natale. Non impoverite con “le vertigini e l’equilibrio” il nostro Natale. Ricordatevelo: è Natale.

E per aiutarvi nella comprensione della festa che i credenti celebrano pubblico la bellissima Adorazione dei Magi (Gaspar Hovic, 1613) in Sant’Angelo a Ruvo. Perché Ruvo, a dicembre, celebra il NATALE e cioè il Dio che si fa uomo, non le vertigini.

 

Francesco Di Palo

 

 

Qui un estratto dei commenti al momento della pubblicazione, che possono essere seguiti cliccando sul post Facebook.

 

Giuseppina Girasoli

Giuseppina Girasoli Già, Dio che si fa uomo:
La più grande,eterna magnifica vertigine!

 

Mario Albrizio

Mario Albrizio Credo che le due cose possano e debbano convivere. Ho espresso le stesse perplessità (ma meno bene di te…😉 l’anno scorso.
Un Natale più autentico e solidale e un po’ meno happening, e una festa “laica”, possono tranquillamente stare insieme se inserite in un’ottica di grande respiro.
Magari per l’anno prossimo proponiamo Luci e Suoni del Natale.
Facciamo sintesi e chissà che non sia di esempio per tutto il resto…

 

Francesco Di Palo

Francesco Di Palo Mario, a un bacchettone come me il senso della luce a Natale è la venuta di Gesù. Giovanni presenta Gesù come “la luce del mondo” (Giovanni 8:12). E se ti leggi almeno la prima strofa del più bello e struggente, per me, canto del Natale, Quanno nascette Ninno di Sant’Alfonso…. a me commuove e viene il groppo alla gola… tutto diventa chiaro anche ai più ottusi e non avvezzi ai testi:
Quanno nascette Ninno a Betelemme / era notte e pareva mezojurno. / Maje le stelle, / lustre e belle / se vedèttero accussì. / E ‘a cchiù lucente / jette a chiammà li Magge a ll’Uriente….
Ma se fate le luci d’artista senza pensare all’Artista avete sbagliato periodo e contesto. Riduciamo il tutto al bricolage e facciamo felici i fornitori di energia elettrica e gli elettricisti. Facciamole pure queste mediazioni… ma questo è NATALE! Il Natale laico non esiste è un’alchimia…. Ma è mai possibile che stiamo diventando rivoluzionari solo per la difesa delle nostre radici cristiane? Delle tradizioni ruvestine? Delle opere d’arte disseminate nelle nostre chiese da centinaia di anni e ancora capaci di parlarci con la bellezza?

 

Mario Albrizio

Mario Albrizio Mah… potrei dire che ho letto di molto meglio nei Vangeli, compresi quelli apocrifi, che non piacciono alla Chiesa (o non sono piaciuti alla Chiesa di Nicea) ma contengono una “luce” sul passaggio di Gesù non inferiore, a volte poeticamente superiore.
Ma non è questo il punto.

Io, da laico conoscitore del pensiero cristiano e che rispetta profondamente tutte le AUTENTICHE manifestazioni di fede, mi chiedo se la “luce” del messaggio cristiano (nel senso letterale, di-Cristo) stia nelle modalità di celebrazione.
A me pare di no.

Gesù non ha detto “mi raccomando, festeggiatemi in questo modo”.
Ha parlato invece di fraternità, di condivisione (spezzare il pane – questa cosa bellissima), di comune destino a parità di azioni, indipendentemente da ceto, reddito, colore ecc…

La luce è quella – quella la vertigine.

Non la nascita in sé o il farsi uomo. Se Dio si fosse fatto uomo e avesse parlato di banalità o fosse andato ospite al Grande Fratello, parleremmo ancora di luce e di vertigine?

Anche Giove si faceva uomo, secondo la mitologia greco-romana – ma per le sue avventurette da seduttore da quattro soldi come se ne trovano disseminati a migliaia nelle fogne nascoste di ogni società.

Gesù no. In lui Dio si è fatto uomo e ha fatto ben altro che mettere incinta qualche ninfa o pastorella prendendo le sembianze del suo amato.
Il suo messaggio è una sferzata epocale. Davvero divina.

La vertigine è proprio quel messaggio di uguaglianza così controcorrente, così rivoluzionario, allora e anche oggi, dopo millenni di annacquamento e di travisamento, spesso da parte di chi doveva diffonderlo e difenderlo.

E quella è una vertigine che si può provare tutto l’anno, se si entra nello spirito giusto, anche a luci spente.

Ribadisco che un maggiore accento sulla “cristianità” dell’evento sarebbe piaciuto e piacerebbe anche a me (ti linko qui sotto il mio post dell’anno scorso, nel caso…).

Ma non confondiamo la luce del messaggio evangelico col fatto puro e semplice della nascita, che rimane un fatto di ostetricia benché divinamente assistita…

Altrimenti facciamo come quelli che rappresentano il Cristianesimo come una religione di sofferenze, perché bisogna “imitare le sofferenze del Crocifisso”.

Tutt’altro, il messaggio-luce di Cristo è che bisogna amare, amarsi l’un l’altro come fratelli e figli dello stesso Dio.
Sei cristiano se tratti tutti come fratelli, come un’unica grande famiglia di figli di Dio, per quanto imperfetti (“creati” e non “generati”).
È questa la luce e la luce è sempre, per chi la vuol vedere. Anche al buio.

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