Quella Ruvo Antica Così Nuova. E Ancora da Scoprire

” (…) le casse de’ sepolcri s’invengono o di fabbriche a pietra calcare, o composte di grandi pezzi quadrancolari di tufo, o pile monoliti di questa massa. Tutte son coperte di una o più lapidi.”  

S. Fenicia, “ Monografia di Ruvo di Magna Grecia”, 1857.


Inaspettatamente, in un pomeriggio assolato di luglio, in una città dormiente e appassita dal caldo, il sottosuolo di Ruvo di Puglia è tornato a regalarci pagine del suo passato, lasciandosi leggere da un team di professionisti dell’Archeologia.

I recenti lavori di urbanizzazione, nella parte sud est della città, non distante da Via Piave, già strada S. Angelo, hanno portato alla scoperta di antiche rovine frammiste a terra sepolcrale.

Tale sorprendente rinvenimento ha attirato l’attenzione degli esperti della Sovrintendenza dei Beni Culturali di Bari.

Ad una profondità compresa tra 1.80 e 2 metri circa dal piano stradale, è stata intercettata una struttura tombale, con orientazione Est-Ovest.

Ad una prima analisi la struttura di copertura della tomba si presentava frammentata e, in parte, crollata facendo subito ipotizzare un cedimento dovuto a compressione.

La zona di scavo è stata subito ripulita accuratamente e sono state individuate le varie stratificazioni che si sono create nel corso del tempo.

Questo ha permesso di riportare su carta millimetrata le esatte dimensioni della sepoltura, nonché di recuperare numerosi gusci di terracotta sparsi.

Rimossi con fatica i resti dell’antica copertura, il sepolcro si è mostrato nudo e pronto a raccontare la sua verità.

All’interno della struttura, provvisoriamente ascrivibile cronologicamente al 350-400 a.C., sono stati recuperati pochi frammenti ossei, privi di connessione anatomica, subito analizzati dall’esperto di Archeologia preistorica presente sul sito.

Da una prima analisi di un pezzetto di mandibola si tratterebbe della deposizione di un soggetto di sesso femminile.

Purtroppo, non è stato possibile individuare tutti gli oggetti del corredo funerario e questo, insieme ad ulteriori analisi della “scena del delitto”, ha fatto ipotizzare una violazione del sepolcro avvenuta in tempi remoti.

A quell’epoca, i reperti fittili si rinvenivano in maniera occasionale durante lavori agricoli, spesso erano distrutti da aratri e zappe, ridotti in cocci privi valore.

Ma, col tempo, acquisita la cognizione della ricchezza che poteva scaturire da quel considerevole patrimonio sotterraneo, tutti i corredi funebri, vasi rustici e reperti di ogni genere, furono oggetto di ricerca febbricitante ed esasperata.

Ruvo divenne uno dei principali centri presi di mira da orde di scavatori alla ricerca di sepolcri ed oggetti in essi contenuti.

Nei primi anni del 1800, le tecniche di scavo clandestino si perfezionarono, rendendo incontrollabile arginare il fenomeno in tutti i fondi suburbani. 


Giovanni Jatta (Ruvo di Puglia 1767 – Napoli 1844), nel suo ” Cenno storico”,[1] spiega che 


“(…) questo furore fece ivi dissotterrare tanti capi d’opera che hanno destata l’ammirazione di tutti gli Archeologi d’Europa, ed hanno reso illustre il nome di una città ad essi per lo innanzi presso che ignoto.”


Nella fossa, i resti del defunto, custoditi dalla lastra di copertura non crollata, si mostravano sparsi sul lato nord misti a frantumi ceramici: un piede di vaso, un’ ansa, un collo con orlo integro, una lama corrosa dai secoli, pezzi di un’anforetta, un piccolo mascherone… 


Silenziose testimonianze che hanno immediatamente galvanizzato tutti i presenti proiettati nella Ruvo Antica, città nuova tutta da scoprire.

Si aggiunge, così, un ulteriore ed importante tassello al puzzle della nostra storia, un nuovo punto di vista per avvicinarsi alla storia locale, partendo dalla microstoria di coloro che in questo territorio hanno vissuto in epoche remote ed hanno lasciato testimonianze cosi forti da attraversare i secoli.

Senza avere la pretesa di inseguire gli eventi epocali della nostra terra, si può fare storia anche ricomponendo il mosaico che ci racconta di sé, due metri sotto l’asfalto…

Un ringraziamento d’obbligo va a tutto lo staff dell’Impresa Culturale FABERS, in particolare alla Dott.ssa Chiara Prascina che ha soddisfatto la nostra fame di Storia.

Per ora…;)


[1] G. Jatta, ” Cenno storico sull’antichissima città di Ruvo nella Peucezia”, Napoli 1844, Tipografia Porcelli.


TRASFORMIAMO LA STORIA IN RICCHEZZA 

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