PURG





Come ti affondo la Città.

Pug, il Piano di Uccisione Generale della Città – l’incredibile orrore che questa amministrazione sciagurata (maggioranza e finta opposizione mangiante) si appresta a rifilare alla Città agonizzante.”


Così scrivevamo a febbraio. Nel frattempo, come avevamo previsto, la scellerata amministrazione uscente ha portato avanti con intransigenza il suo ciambotto a danno di tutti, ignorando come suo solito qualunque tipo di osservazione, critica, suggerimento, invito al realismo e alla correttezza.

Come sulla Piazza, ma su una scala mille volte più grande.


Così che il PUG sciagurato si è guadagnato la R di Recidivo, diventando appunto Purg.

Un Purg pre-approvato nell’ultimo giorno utile, in un classico colpo di mano che ha messo l’allora futuro (e attuale) Sindaco davanti al fatto compiuto.


Ora i nodi vengono al pettine e l’Amministrazione Chieco si trova a misurarsi con il suo primo, vero ostacolo.

Questo Purg è infatti talmente losco, malfatto, “oscuro”, irrazionale, violentatore della Città e del territorio, che si pone come discrimine assoluto sulla rotta del governo cittadino.

L’Amministrazione Chieco non ha i numeri per approvarlo e uscirne indenne, divisa com’è tra la sua componente “nuova”, disinteressata e ambientalista, che ne osteggia apertamente gli aspetti speculativi, parassitari e ambienticidi –  e la parte residuale di vecchio conio, che ha contribuito alla nascita di quell’orrore e lo porterà avanti.

Le conseguenze potrebbero essere drammatiche, fino all’esplosione dell’attuale maggioranza in caso di accordo della sua parte trullallera con la compiacente opposizione in Consiglio, ben silente sullo stupro della Piazza che ha fatto da cartina di tornasole per lo stupro generalizzato della Città e del territorio che il Purg sancisce.


Una cosa è certa: questo Purg non può passare così com’è senza portarsi dietro l’Amministrazione, già in difficoltà sul tema degli espropri e del relativo disastro venticinquennale, con il default dietro le porte, ereditato senza colpa ma non senza pericolo dall’attuale Sindaco.

O il Purg o la Maggioranza e quindi la permanenza a palazzo Avitaja. La scelta è chiara e solo una soluzione di compromesso, stralciando almeno le parti più orrorifiche, illogiche e devastanti, potrà forse consentire di salvare capre e cavoli.


Intanto sono scaduti i termini per presentare le Osservazioni. Noi abbiamo presentato le nostre. Ed eccole qui, come sempre a disposizione dei Lettori e Cittadini attenti, che vogliono sapere e capire.

È lunga, ma garantiamo che ne vale la pena. Buona lettura.

Che Dio ce la mandi buona e salvi la Città.
OSSERVAZIONI DI INTERESSE GENERALE
AL PIANO URBANISTICO GENERALE
DI RUVO DI PUGLIA
In sintesi: Un giudizio fortemente critico e negativo nel metodo e nel merito.
Un Pug pieno di ombre, di scelte folli e di gigantesche omissioni
Approvato all’ultimo secondo dalla scorsa amministrazione
dopo un percorso tortuoso e controllato da pochi,
mentre veniva sbandierato come “partecipato
Uno strumento obsoleto che ingessa la Città in vincoli di interesse
che prevaricano e impediscono un corretto e armonico sviluppo sociale,
economico, culturale e anche urbanistico-ambientale della Città.
Un invito finale alla riflessione:
serve, più che un Pug, un PGS, un Piano Generale di Sviluppo.
RuvoLibera
Per Il coordinamento
Mario Albrizio
(firmato digitalmente)


OSSERVAZIONI DI INTERESSE GENERALE
AL PIANO URBANISTICO GENERALE
DI RUVO DI PUGLIA
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C/A

DIRETTORE AREA 9

GOVERNO DEL TERRITORIO

Ing. Vincenzo D’Ingeo

AL SINDACO

Avv. Pasquale Roberto Chieco

COMUNE DI RUVO DI PUGLIA

Ruvo di Puglia, 04 dicembre 2016
Egregio sig. Sindaco, egregio Direttore Area 9,
le circostanze di ambiguità e scarsa trasparenza rilevate negli anni scorsi in diversi incontri pubblici sul PUG in relazione al quale oggi si producono osservazioni, ci hanno portato ad approfondire le tematiche urbanistiche.
Con particolare rilievo sui temi della legalità/trasparenza, della compatibilità/sostenibilità ambientale, della sostenibilità economica, della utilità sociale, della razionalità e infine, ma non ultimo, della piena compatibilità con la plurimillenaria identità cittadina e con le sue possibilità strategiche di sviluppo futuro.
Tutti temi da noi più volte e ampiamente trattati, anche con importanti contributi esterni, sul nostro sito RuvoLibera.it, di gran lunga il portale leader di opinione e confronto (e non solo) della nostra Città.
Avendo questo retroterra; essendo portatori di interessi diffusi e valori totalmente pubblici, di bene comune, svincolati da qualunque pur legittimo interesse particulare; e non volendo né far mancare il nostro contributo né fornire un contributo purchessia; ci siamo perciò confrontati ulteriormente, in vista della presente, con singoli e associazioni di riconosciuta competenza e analoga vocazione pubblicistica.
Tali confronti non hanno fatto che aumentare il senso, e il peso, delle nostre perplessità, che pertanto qui riproponiamo e specifichiamo, certi di una vostra attenta e adeguata considerazione.
Facciamo riferimento, per i punti specifici e dettagliati, ad altre relazioni già presentate, rispetto alle quali non è nostra intenzione, anche per agevolare il lavoro di codesto Ufficio, riportare in nuova copia gli elementi.
In particolare la relazione del Gruppo Speleologico, che qui si intende integralmente condivisa e riportata, e che in caso di bisogno può essere integralmente scaricata a questo link (https://drive.google.com/open?id=0ByGSzZt8H9UYdDNjb05WdFY1QkE).
Ciò premesso nello specifico, esponiamo le nostre fondate riserve su questioni di eminente interesse generale che appaiono dubbie e talora preoccupanti nella attuale configurazione del Pug, e che richiedono a gran voce non solo importanti chiarimenti, ma anche, con ogni probabilità, anche modifiche non secondarie.
  1. Azzardo demografico
Appare quantomeno azzardata e fuorviante la previsione di un incremento abitativo a 26.500 unità, quando da molti anni la popolazione è sostanzialmente stabile intorno ai 25.500, con l’emigrazione in netta ripresa e nessuna possibilità che possano tornare i ruvesi che hanno dovuto comprare casa in altre città vicine, dati i prezzi proibitivi dei nostri alloggi.
Il timore è che vi sia un irresponsabile intento speculativo e tale timore è fortemente corroborato dalla semplice constatazione che gli attuali comparti edilizi sono stati edificati solo per il 50%.
A che pro dunque questa massiccia previsione di espansione?
E con quali soldi i ruvesi comprerebbero case (ai prezzi ruvesi) stante e perdurante una crisi drammatica, con disoccupazione in costante aumento e reddito in costante diminuzione?
La previsione non appare lineare; e in tali casi l’Ente pubblico deve sempre indagare per assicurare legittimità, trasparenza e razionalità delle decisioni e delle scelte.
  1. Svalutazione dei parametri di edificabilità
Fanno parte delle osservazioni suddette le costanti riduzioni dei parametri di edificabilità (lotto minimo) nelle varie situazioni.
Questo renderebbe molto più “facile” costruire con prevedibili, massicci esiti sull’ambiente, sull’estetica, sull’urbanizzazione e in generale sulla proiezione futura della Città.
A che pro questa coratinizzazione, questo far west edilizio che deformerebbe ben presto e forse irrimediabilmente la nostra preziosa e fragile identità?
  1. Attenzione al paesaggio ambientale
Facciamo nostre le raccomandazioni del succitato Gruppo Speleologico. L’ambiente è una componente essenziale di valore per lo sviluppo futuro di Ruvo, se vuole essere sviluppo armonico e di qualità.
Non intendiamo una Città ingessata e imbalsamata. Ma una Città Viva, che si muove all’interno di un grande Progetto condiviso e dal respiro lungo.
L’equazione più o meno edilizia, che sta dietro questo Pug, al di là delle sue evidenti criticità, NON è di per sé sufficiente a inquadrare e gestire le problematiche ma anche le potenzialità di una Città che può, vuole e soprattutto DEVE rendersi competitiva. Ma mantenendo i suoi standard e diventando modello – non appiattendosi al peggiore andazzo; non violentando e deformando le sue peculiarità.
  1. Attenzione al paesaggio storico-antropico
Insieme al paesaggio ambientale va salvaguardato, scoperto e valorizzato il nostro inestimabile patrimonio storico-antropico.
Non solo evitando altri episodi drammaticamente suicidari come la vandalizzazione della Piazza Matteotti, della Storia, della Identità e non ultimo della Democrazia cittadine ad opera della precedente amministrazione (non a caso la stessa che ha portato avanti e imposto questo Pug);  

ma accrescendo e mettendo a frutto l’immenso patrimonio storico-antropico-culturale del nostro territorio. Ciò che fa della enclave rubastina un fatto unico, che non deve essere perduto e seppellito ma al contrario portato alla luce e valorizzato, diventando viatico per un nuovo e migliore sviluppo socio-urbano, culturale, ambientale e non secondariamente economico, commerciale, artigianale, industriale avanzato e digitale.
  1. Deficit di mercato
Riesce misterioso il quadro logico degli estensori del Pug riguardo alla condizione e alle dinamiche di mercato.
In particolare non si capisce dove si ritenga che le stremate famiglie ruvesi, col Comune sull’orlo del dissesto e una contingenza nazionale e internazionale che non accenna a migliorare, con le banche che chiudono i rubinetti del credito – possano trovare le risorse e i capitali per digerire la massa di possibile edificazione che questo Pug, a nostro avviso sciaguratamente, consente.
A meno che non si sia stretto un accordo con Babbo Natale, si potrebbe capire da dove gli estensori del Piano ritengano che arriveranno i soldi?
  1. Pregresso problema espropri e aggravamento
Nessuno come il Sindaco conosce la pesantezza del problema espropri, che rischia di portare al collasso la Città.
A sua volta il problema espropri è frutto di una disciplina giuridico-edilizia, quella dei comparti, completamente snaturata  a suo tempo da evidenti interessi politici, ed in particolare dalla fame di voti ad ogni costo di chi allora puntava a farsi rieleggere.
In questo senso ci rassicura la ben diversa propensione elettorale e il ben diverso senso del diritto dell’attuale sindaco.
E tuttavia, ha senso insistere sulla logica dei comparti sapendo che i sindaci cambiano e che i prossimi potrebbero non essere della stessa caratura?

Noi pensiamo proprio di no e raccomandiamo che il Piano venga rivisto in senso condiviso e partecipativo – come era stato precedentemente promesso e ovviamente mai mantenuto.
  1. Seconda zona industriale?
E se su tutto il Pug aleggia un grosso punto interrogativo, a partire dalla sua frettolosa e, ad essere maliziosi, anche un po’ sospetta approvazione all’ultimo momento utile della precedente amministrazione morente, quasi con un colpo di mano;  dalla scarsa visione prospettica; dalla evidente mancanza di un’idea trainante;
se questo è vero in generale, senza dubbio sulla paventata, incredibile e costosissima (nonché devastante) seconda zona industriale si accendono tutti i segnali e sistemi d’allarme nella mente di ogni cittadino libero e padrone del proprio giudizio.
Una seconda zona industriale in un’altra zona della Città quando la prima sta morendo ed è ampiamente sotto-utilizzata?
Ma a chi giovano queste follie?
Noi crediamo, e chiediamo, che tale zona vada stralciata integralmente e immediatamente, senza se e senza ma.
Per manifesto difetto di logica, ragionevolezza, trasparenza; per il devastante impatto ambientale; per il terrificante sventramento di zone anche a rilevanza storico-archeologica; e non secondariamente per i pesantissimi costi di urbanizzazione, che andrebbero a carico dei cittadini ruvesi.
A chi ha partorito un simile monstrum bisognerebbe dire che una seconda zona industriale sarà messa all’ordine del giorno quando la prima sarà stata finalmente ottimizzata, messa a frutto, resa totalmente produttiva e quando ci saranno nuove e pressanti startup che non vi trovano più posto.
Come è noto siamo purtroppo ben lontani da tale situazione e il trend è negativo.
E siccome non crediamo al caso, ci piacerebbe sapere a chi giova la sola ipotesi, e peggio ancora l’eventuale realizzazione, di un simile obbrobrio ambientale, culturale, paesaggistico, storico, archeologico, economico, finanziario, di mercato e di umiliata convivenza civile.
Dov’è finito il famoso Pug “partecipato”? Chi l’ha mai partorita; e soprattutto chi l’ha approvata e inserita, una simile “follia”?  a spese nostre – dei cittadini, mentre mancano risorse per i servizi essenziali – e a vantaggio di chi?
  1. Consumo di suolo
Anche qui gli amici del gruppo Speleologico sono stati chiari e precisi. Le normative regionale, nazionale ed europea spingono verso il consumo ZERO di suolo. Qui invece sembra che abbiamo deciso di fare le piramidi. Con una logica appena appena meno megalomane ma altrettanto arbitraria.
Queste case che nessuno potrà comprare e queste zone industriali che nessuno potrà riempire – ma che ci costeranno tantissimo su tutti i parametri predetti, a vantaggio di chi sono? Cui prodest?
  1. Mancata valorizzazione
Tutto questo orrore di Pug sembra essere la continuazione imperterrita di logiche, metodiche e interessi medievali, di spartizione e controllo del territorio.
La Città è sullo sfondo. Costretta a subire e a pagare per ogni nefandezza.
Con l’ulteriore beffa, che si aggiunge al danno. La beffa che un simile mostro, partorito con ogni evidenza sulla base di accordi ben precisi e ben ristretti, sia presentato come “partecipato”.
Ma quando mai?
Qui l’unica cosa a cui i Ruvesi sono chiamati a partecipare è il pagamento dei guasti, dei disagi e dei danni, come gli espropri insegnano, fatti a loro insaputa e sulla loro pelle.
Confidiamo che il nuovo sindaco abbia la cultura e la determinazione giuste per cominciare a invertire la rotta.
  1. Scomparsa del Centro Storico
Incredibilmente, occorre sottolineare la scomparsa di un Piano particolareggiato del Centro storico, che doveva avere carattere prioritario rispetto allo stesso Pug.
Dov’è finito il nucleo antico? Eppure il recupero e la rivalutazione del centro Antico sono cardini fondamentali complementari e indispensabili del consumo di suolo zero. Che ci sia un nesso?
Non siamo così maliziosi da supporre che qualcuno voglia lasciare andare alla malora il centro storico per creare il bisogno di ulteriore edificazione su nuovo suolo.
Ma vorremmo che qualcuno spieghi adeguatamente e documentalmente, anche in rappresentanza della amplissima fascia di popolazione cui tanto spesso diamo voce.
  1. Quello strano cuscinetto
Ci segnalano inoltre la questione della fascia cuscinetto fra i comparti e la campagna. Fascia che si estende inspiegabilmente, irregolarmente, a coda di balena, verso determinate direzioni…
Senza che ne siano indicati gli eventuali fattori idro-geo-morfologici che ne determinino traiettorie così singolari – tanto singolari che anche i relativi indici edilizi sembrano diventare numeri al lotto.
La ratio qual è? E a chi giova? Alla Città, al suo territorio, al suo sviluppo?
O sennò a cos’altro, a chi altri?
Sempre, sia chiaro, senza sospetti preconcetti. Ma come sempre con tanta voglia di capire.
  1. Edil-centrismo da superare
Non c’è dubbio che il Pug così presentato sia l’ennesimo figlio di una cultura amministrativa edil-centrica, arretrata, ottocentesca quando non medievale, in cui gruppi di interesse in realtà interessati solo a perpetuare sé stessi, giocano la loro partita per mantenere l’influenza sulla Città.
Il risultato è tragico per tutti. Anche per loro.
La tenaglia tra rendita fondiaria e speculazione edilizia – che come è noto fa spesso capo agli stessi soggetti – strangola la Città in una prospettiva angusta, con al centro “la casa” e intorno il nulla.
Un nulla fatto di disoccupazione, di clientelismo, di parassitismo, di pressapochismo, di favoritismo e di tutti i peggiori ismi possibili.
I meriti vengono compressi, spinti all’emigrazione o all’esasperazione. Contano parentele, oscuri sodalizi e raccomandazioni.
Perché attraverso le raccomandazioni alla forbice rendita-speculazione si aggiunge la mano della politica. Almeno, quella cosa squallida e a volte ripugnante che siamo soliti chiamare così, sporcando quel nome alto e nobile. Sempre parassitaria, ostruttiva quando non distruttiva.
In una parola, clientelare.
Il tessuto industriale rimane fragile tutte le volte che deve essere competitivo, cioè essere centrato sulla logica del merito, cioè non interessante per il sistema clientelare.
Ciò vuol dire che nel suo complesso la Città perde continuamente competitività e guadagna inefficienza e parassitismo.
Eccezioni a parte, per carità. Ma eccezioni.
E anche coloro che si illudono di controllare la politica e l’economia cittadine, i re delle tessere di un tempo, e reucci in disgrazia di oggi; ma anche quella parte di imprenditoria il cui orizzonte è fare affari con il pubblico, con ciò che impropriamente si chiama la politica e che troppo spesso è invece la sua negazione – anche loro alla lunga falliscono.
Perché le loro imprese rimangono piccole e asfittiche e non sono in grado di fronteggiare la concorrenza.
E perciò o soccombono o manovrano per evitare che imprese più dinamiche vengano a costruire a prezzi inferiori.
Questo spiega perché un Prg approvato un’era geologica fa non solo abbia prodotto mostri come quelli che tagliano la pubblica vista sull’extramurale Pertini all’altezza di via Peucetia – ma sia ancora al 50% inedificato.
Centellinare le costruzioni o è frutto di un’assoluta incompetenza amministrativa o di un accordo sotterraneo di cartello che mira al controllo dei prezzi e del mercato.
In entrambi i casi, o in tutt’e due, il risultato è che le case scarseggiano rispetto alla domanda e i prezzi rimangono incredibilmente alti – irragionevolmente o, per quanto si è detto, ragionevolissimamente.
Ma questa è una situazione che non può essere mantenuta in eterno. Le dighe prima o poi si rompono, e si viene travolti.
Le imprese edilizie come tutte le altre devono puntare sull’efficienza, sulla qualità dell’offerta, sulla competitività. Diventare competitive prima di essere mangiate.
Basta dare un’occhiata all’età media dei maggiori fondatori di imprese edili cittadine e all’esito che spesso hanno le loro imprese quando i fondatori passano a miglior vita.
L’edilcentrismo va superato, per il bene stesso delle imprese edili. Figuriamoci dei Cittadini.
E bisogna creare le condizioni di un pluralismo produttivo ed economico in cui i settori di eccellenza possano trovare la loro casa, anche e sopratutto sul piano dei nuovi saperi e delle nuove opportunità, del digitale e della ricchezza immateriale, che in un contesto come il nostro possono trovare l’habitat ideale.
La verità è che il Pug è uno strumento obsoleto perché figlio di una logica ormai superata, anzi travolta, dai tempi.
C’è bisogno di uno sguardo più articolato, più complesso, più multi-punto e più lungo, sul futuro e sul destino della Città.
Che metta al centro i vari interessi e associazioni e li riconduca a sintesi, apertamente, pubblicamente, con trasparenza.
Gli accordi privati, segreti, fumosi, se non hanno la forza e il coraggio di un confronto pubblico e partecipato, a maggior ragione non avranno la forza per resistere sul mercato.
Serve, più che un Pug, un PGS, un Piano Generale di Sviluppo.
Multidisciplinare, globale e fondato sui criteri di merito, efficienza, redditività di lungo periodo, il che include ambiente, territorio, storia, tecnologia avanzata e quant’altro di meglio.
Nel solco del progetto che abbiamo condiviso per una Ruvo del Terzo Millennio, crediamo sia giunto il momento di imprimere una svolta decisiva.
Contiamo sul Suo spirito di servizio, sulla Sua dedizione e sulla Sua competenza.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte.
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Per Il coordinamento
Mario Albrizio
(firmato digitalmente)