LA VOGLIA DI RIPARTIRE


Errori da non ripetere e potenzialità da esprimere.

Non amo le sagre. Perlomeno, non a casa mia. Non in questa Città, soprattutto.


Penso che abbiamo bisogno di ben altro, e abbiamo tutte le potenzialità per farlo.


Limitarsi alle sagre e ai cardoncelli sarebbe ridursi a ben povera cosa. A un’immensa chiassosa masticazione collettiva. A una sveltina brutalmente mangereccia. A un mordi e fuggi che non semina nulla e che nulla raccoglie per la collettività. 

Detto questo, però, rispetto chi la pensa diversamente e organizza queste assembramenti umani che, bisogna riconoscerlo, hanno i numeri dalla loro, e di fronte ai numeri rimane poco da contestare.

Si facciano pure le sagre, se questo è il nostro destino – o il nostro calvario.

D’altra parte anch’io ne ho approfittato per gustare degli ottimi cardi fritti, degli strepitosi sponsali e dei mega-panzerotti al(l’immancabile) fungo cardoncello. Non ho quindi titolo per criticare.

Mi auguro solo che tutto il nostro potenziale non naufraghi sotto il peso dell’illusione che basti moltiplicare le sagre.

La pancia va bene. Bisogna riempirla. Ma poi bisogna sapere dove andare.


Bellezze al buio

Quest’anno sono stati liberati i Corsi, tornati per una volta alla regale magnificenza di un tempo, solitamente oscurata dall’abituale sovraccarico di automobili e affini.

E proprio su uno dei Corsi, mentre scendeva verso Piazza Cavallotti, ho incontrato il Sindaco. 

Infreddolito e preoccupato per la temperatura (oggi, domenica, è andata molto meglio), ma felice come un bambino per l’affluenza già cospicua e soprattutto, appunto, per lo spettacolo dei Corsi completamente fruibili.

Certo, ogni volta è un colpo al cuore, vederli così bui e diseredati.


Non ci si fa mai l’abitudine. Non si deve. Non si può. Però non glielo dico. Non è colpa sua. 

Se solo chi c’era prima avesse pensato a illuminare la Città anziché a sventrarla…

Ma ciò che davvero mi sconcerta è altro.


Attività fantasma

Ho già notato tante volte come, incredibilmente, proprio nei festivi tante attività anche di bar/ristorazione rimangano chiuse.

Il giovedì sera la nostra è già per metà una Città fantasma. La domenica, lo è del tutto.

Ma oggi sono rimasto esterrefatto a vedere la marea umana che si riversava sui Corsi con quasi tutti i negozi chiusi. Chiusi!

In tutto Corso Carafa erano aperti solo i due fruttivendoli. Erano circa le 20.

Ora, è chiaro che chi viene per la sagra non compra automaticamente vestiti o oggetti o altro dal panino e simili.

Ma almeno farsi vedere. Mostrarsi. Perché poi magari tornano, e tornano per te, per quella cosa che hanno intravisto, per quel Corso, perché vogliono farlo un’altra volta con più calma e così via.

Almeno farli andare via con negli occhi l’immagine di una Città illuminata, piena di vita e di vetrine, accogliente, desiderabile, in cui sarà piacevole tornare.


Bella e scorbutica

Invece abbiamo mostrato due aspetti poco edificanti.

Un centro super affollato e soffocante, da cui si vuole solo scappare. E una volta scappati sui viali, un muso lungo così, una Città buia e inospitale, che sembra la scorbutica già andata a nanna quando gli ospiti sono appena arrivati.

Francamente incomprensibile. Non ci si raccapezza per quanto si provi a rigirarla. 

Che avevano da fare oggi, i miei amici commercianti, ristoratori e affini, a cui voglio bene e che rispetto, ma a cui amichevolmente devo chiederlo: cosa avevate da fare di meglio che promuovere voi stessi, la vostra attività, il vostro saper fare, saper trattare, saper vendere?

Dove per saper vendere s’intende anche saper seminare. perché a volte basta veramente poco – un gesto, una parola, una cortesia, un sorriso. Per strappare un cliente alla notte che non passa.

Dove eravate?

In questa sagra che a me non piace, che mi sottrae la vivibilità del centro storico per due giorni, ma che pure c’è e bisogna farci i conti – il sindaco con la sua scelta discussa, discutibile quanto volete, ma che ormai era presa – vi trascina centinaia se non migliaia di persone anche sui Corsi liberati e voi non ci siete? E voi siete invisibili?


E, lo ripeto, non si tratta dell’impressione di una sera, anche se oggi è stato il clou.

Ora, eliminiamo subito i casi individuali. Eliminiamo anche le sciocchezze di chi dirà che parlo per chissà quale accordo (naturalmente sotterraneo…:P) col sindaco. Insomma via la sarezza e stiamo sul pezzo. 

Io non sono nessuno. Ma vorrei capire. 

Vedo tanta teoria, proclami, buone intenzioni. Ma la pratica? La sana pratica conseguente alla teoria?

Ricordo ancora il confronto a 8 candidati sindaco vicino alla Cattedrale, tutti i cahiers de doleances squadernati dalle categorie interessate – e poi al momento buono non ci siete?

E non vale neanche l’argomento della festività, il meritato riposo.

Perché queste cose si fanno per voi, non per i raffinati intellettuali rompiballe come me.

Quella gente cercava voi, tra una salsiccia e l’altra. E voi dove eravate?

Che succede, al Commercio di Ruvo? 


Cogliere l’essenziale e fare sinergia

È una domanda importante, che qualcuno deve pur farvi – e si sa che se non le fa il sottoscritto, queste domande, non le fa nessuno.

Ve lo chiedo perché è IM-POR-TAN-TE.

Non staremo mai meglio come Città finché il commercio continuerà a boccheggiare. Ma è altrettanto vero che il commercio non starà mai meglio se continuerà a boccheggiare la Città.

La situazione è quella che è. Impariamo a cogliere l’essenziale. Andrà meglio per tutti.


E per carità. Lo so benissimo che non siete uguali, e che c’è chi ha capito benissimo cosa fare.

Ho visto negozi di abbigliamento spegnere le luci, mettere musica e offrire spumante e taralli a chi veniva, con la assoluta certezza di non vendere nulla ma anche con una intelligente brand promotion che darà sicuramente i suoi frutti.

Ce ne sono sicuramente altri e tantissimi hanno lavorato. Ma quei Corsi bui e vuoti ancora gridano al cielo l’occasione sprecata per far crescere le proprie attività, e tutte insieme, la Città.

Potevamo imprimere in mille occhi l’immagine di una città sexy, attrattiva: un posto in cui tornare. Perché non l’abbiamo fatto?

Puro disinteresse? Protesta? Abitudini acquisite?

Non so. Ma so che nessuno ce la fa da solo e dobbiamo imparare a fare sinergia. Chiudendo col passato e aprendo una pagina nuova.

Nessuno ce la può fare, se non è l’intera Città a riemergere. E nessuna Città riemerge se è triste e sfiduciata in sé stessa. Oggi quei Corsi sembravano gli spalti o le battagliole del Titanic.


Facciamola meglio

Per conto mio voglio dare al sindaco due suggerimenti per il prossimo anno, se pure questo supplizio si deve rifare.

1. Alleggerire assolutamente il flusso nel centro storico, oggi davvero asfissiante (e non voglio esercitarmi in previsioni circa gli effetti di un cedimento in immobili pericolanti e transennati ai piedi dei quali si accalcano vere fiumane di ignari cacciatori di hot dog, tra l’altro in tempi di terremoti – proprio oggi, domenica del cardoncello, un terrificante 7.8 o più in Nuova Zelanda). 

2. Incrementare il flusso umano sui Corsi, ben più recipienti e certo non meno spettacolari e rappresentativi che le strette vie del borgo antico.

Un’idea potrebbe essere il senso unico pedonale sul ring interno da Via De Gasperi fino a Via Cattedrale-Modesti, con diramazioni sui percorsi interni e verso i viali.

L’altra, spostare il graticolume per quanto possibile sui Corsi, evitando il terrificante accentramento su Piazza Bovio di questa edizione.

Un’intelligente integrazione con le attività stanziali sarebbe come detto auspicabile. Magari preparandola per tempo si vincerebbero le eventuali resistenze.

Piccole aree attrezzate nel centro e lungo tutti i Corsi per facilitare la sosta e il ristoro, magari affidate alle varie associazioni che lo desiderino e che potrebbero in tal modo finanziarsi (un’ottima idea del mio amico prof Vincenzo Stragapede, che l’ha già proposta invano negli anni scorsi come sempre accade alle buone idee)..

Avere quella magnificenza di Corsi e non utilizzarli è davvero una punizione che speriamo di non meritarci ulteriormente.

Certo però il sindaco non potrà obbligare ad accendere le vetrine né potrà andare una per una ad alzare le saracinesche..

Per quello non basta una sagra e non c’è cardoncello che tenga.

Ci vuole la voglia di ripartire. Di tutti.


Foto Vincenzo Stragapede e Ruvo News, riferite a sabato. 

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