QUELLA STRAGE CHE CI HA TOLTO IL SONNO E FATTO APRIRE GLI OCCHI

Un amico mi scrive. ma è come se mi fossi scritto da solo. Perché il suo pensiero è il mio. È quello di tutti.

Su quei binari tragici è deragliata, oltre alla vita di 23 cittadini, amici, parenti, conoscenti e di decine di feriti e delle loro famiglie – anche la fiducia che ci legava a quel servizio un tempo scassatuccio, oggi più moderno almeno all’apparenza, mentre la sostanza si è rivelata drammaticamente non all’altezza.

Ma un servizio di cui nessuno, mai, fino a quel 12 luglio, aveva mai messo in dubbio la sicurezza. Neanche quelli che “sapevano” perfettamente le falle e le criticità, e che si sono guardati bene dall’informarci e dal porvi rimedio. 

È questo che ci fa perdere il sonno. Che ci fa essere un’unica famiglia di dolore e di tristezza insieme alle famiglie sconvolte di chi non c’è più.

Ora Verità. Giustizia. E binari messi immediatamente in sicurezza. Su questo non possiamo permetterci il lusso di transigere.



Ciao Mario,
ti invio una mia personale considerazione circa il tragico avvenimento del 12 luglio scorso.
Non sono un utente diretto di questo servizio pubblico ma mio figlio effettua quella tratta tutti i giorni per andare a scuola e questa cosa mi sta togliendo il sonno la notte.
Al termine della mia considerazione mi chiedo se esista la possibilità, per noi cittadini, di essere parte attiva per evitare che quanto accaduto possa ripetersi.
Se lo riterrai opportuno potrai pubblicarlo sul portale di Ruvo Libera. Il mio intento è solo quello di stimolare una discussione in merito.
Lo sai che non sono alla ricerca di notorietà per cui ti chiedo, se l’articolo deve essere necessariamente firmato, di firmarlo solo con le mie iniziali.   
Un caro saluto

Passato il tempo di seppellire i morti si cerca di tornare alla vita di ogni giorno. Una vita che per molti non sarà più la stessa. Una realtà inesorabilmente permeata dal pianto e da un’angoscia che non avrà mai fine, specialmente per i congiunti delle vittime.
Mettere ordine ai sentimenti che pervadono il nostro cuore è difficile ma non possiamo affidare alla rabbia, alla frustrazione, al dolore il ruolo di timoniere delle nostre fragili esistenze.
La magistratura farà il suo corso per accertate le responsabilità dell’accaduto che sono molteplici e a vari livelli, da quelle più dirette dei dipendenti di Ferrotramviaria quel giorno in servizio a quelle dei dirigenti della Società fino a quelle della nostra classe politica. Ognuno coinvolto a vario titolo per azioni o per omissioni. 
E chissà se, come spesso accade in queste circostanze, pagheranno solo coloro i quali hanno “il minor peso specifico nella gerarchia della catena alimentare”.
Comunque vada, niente e nessuno ci restituirà i cari persi in questa immane tragedia.
C’è un tempo per piangere. C’è un tempo per seppellire i morti. C’è un tempo per accertare le responsabilità. Ma c’è anche un tempo per salvare quello che si può salvare. C’è un tempo per guardare al domani, per agire e per evitare che quello che è accaduto possa ripetersi ancora.
La Società Ferrotramviaria è un soggetto privato che svolge un servizio pubblico. Un servizio pubblico che ci appartiene. Un servizio pubblico che fa parte della nostra storia e del nostro territorio. 
Un’infrastruttura che non è fatta di soli vagoni e rotaie. Ma è intrisa delle storie e dei vissuti di ciascuno di noi che gli hanno dato un’anima in questi cinquant’anni di vita. In questi anni la Società Ferrotramviaria ha fatto passi da gigante in termini di innovazione tecnologica ed ampliamento dell’offerta, un’azienda che ha garantito mobilità e lavoro per tanti pugliesi.
Ma è altresì vero che in virtù di quanto accaduto quel maledetto 12 luglio è venuto meno quel legittimo affidamento che come utenti abbiamo da sempre riposto in questo servizio, nelle sue infrastrutture e nei suoi operatori. In particolar modo su quella tratta che è rimasta la “cenerentola” di turno dove ventitré parenti, amici o semplici conoscenti non sono riusciti a scampare a quell’ineluttabile appuntamento con la morte.
Non è più tempo di concedere deleghe in bianco. È tempo di capire. Di pretendere ed esigere. Non più deroghe, non più doppi binari nella legislazione e nell’attività di controllo, ma doppi binari automatizzati nella concreta realtà dei fatti.
Certo tra norme da rispettare e lungaggini burocratiche non è semplice realizzare un doppio binario. Ma la messa in sicurezza con sistemi automatizzati è d’obbligo
È costoso? Abbiamo già pagato un enorme tributo di sangue. È inutile tanto fra un po’ avremo il doppio binario? Non è più il tempo delle favole. Non ci crediamo più e non siamo disposti ad aspettare oltre.
Fra qualche mese terminerà la pausa estiva. Tanta gente ritornerà al lavoro, all’università a scuola e chissà se passato il lutto, tutto ritornerà come prima. Se ci ritroveremo a giocare ancora con questa maledetta roulette russa che prima o poi ti presenta il conto.
A questo punto viene da chiedersi se esiste uno strumento giuridico attraverso il quale cittadini portatori di un interesse collettivo possano appropriarsi del diritto di esigere, verificare e controllare l’adeguamento della rete ferroviaria, di quella non a norma, ai previsti standard di sicurezza. 
Quelli massimi, non quelli in deroga, al ribasso. Una specie di osservatorio che “aiuti” dirigenti, istituzioni e politici a mantenere fede alle promesse fatte il giorno del disastro.

V. L.