LA RISCOSSA DEI DINOSAURI. IL SISTEMA ACCERCHIA CHIECO




In principio fu il conflitto di interessi. Che non è una cosa che riguarda solo gli imprenditori (abbiamo anche quelli, sia chiaro, per non farci mancare niente…).

Il conflitto di interessi si ha tutte le volte che rappresentanti di interessi specifici e/o settoriali si trovano a ricoprire ruoli istituzionali, ovvero a dover rappresentare tutta la comunità.

E allora di chi faranno gli interessi? Della bottega o della Città?

La questione è aperta e antichissima. 

Platone, il più grande filosofo politico di tutti i tempi, prescrisse a uno Stato che voglia essere degno di essere chiamato tale, che i suoi rappresentanti debbano essere messi in condizione da non potere in nessun modo essere al centro di conflitto di interesse, come lo chiameremmo ora.

La prescrizione di quel grandissimo medico dello Stato è di 2.400 anni fa. Stiamo ancora aspettando che venga messa in pratica. Nel frattempo il paziente è riottoso, resiste alla cura e le cose infatti vanno come vanno…


LO SCIVOLONE DEL CONSIGLIO

Sulla carta il nuovo consiglio comunale straccia il vecchio (non che ci volesse molto), per titoli, competenze e più di una faccia nuova.

Nei fatti, al primo atto, si qualifica per la solita ammucchiata. Ho detto qualifica, senza s, perché voglio ancora s-perare.

Oggetto, la scelta del presidente del consiglio comunale.

E chi ti va a scegliere (l’ho già detto?) all’unanimità, il ‘nuovo’ ma evidentemente già bene ‘addestrato’ consiglio?

Nientemeno che l’ultimo pachiderma politico residuato alla tragicomica disastrosa amministrazione uscente.

Che ci sia un nesso?



UN CURRICULUM INOSSIDABILE

Se il conflitto di interesse non vi basta (ma dovrebbe, visto come sono ridotti i partiti, i sindacati e inevitabilmente le comunità che non lo combattono come il peggiore dei demoni), forse vi basterà sapere che il neoeletto presidente ha avuto non uno ma ben due assessorati nella giunta di cui ci siano appena liberati

Ed è difficile dire in quale dei due ruoli, Commercio, Agricoltura ecc…; oppure addirittura Cultura, Turismo ecc…) sia stato più inconsistente. 

Ai posteri e ai Cittadini la per nulla ardua sentenza.

A meno che non si applichi la famosa legge di Murphy – della promozione per incompetenza.

E tutto questo ancora senza contare il ruolo di primo piano nello sventramento di Piazza e Democrazia; nonché la plateale diffamazione ai danni del Comitato Piazza Castello di cui il nostro eroe si è reso responsabile sul suo profilo doppiamente pubblico, avendo affermato nientemeno che le 1200 firme che chiedevano il Referendum sarebbero state ‘estorte’ ai Cittadini. Ne risponderà ovviamente nelle sedi competenti.

E un simile ‘campione’ dovrebbe rappresentare la Città e la sua massima per quanto confusa e disinformata (speriamo almeno sia solo questo) assise?



LA TATTICA DEL GAMBERO

Un passo avanti, poi indietro tutta.

Cinque anni fa quella carica era stata data a un esponente di centrodestra, secondo un accordo bipartizan striminzito rispetto a quello che accadde (un vero e proprio inizio di rivoluzione civile come al solito patrocinata da RuvoLibera) ma almeno simbolicamente effettivo.

Il primo passo indietro, oggi, è stato riprendersi la golosa e tra le meglio retribuite poltrone in amministrazione.

Ma evidentemente non bastava

Infatti (secondo passo indietro perché uno non gli basta mai) non è bastato che il ‘prescelto’ fosse della coalizione vincente.

Doveva essere del Pd. Anzi di più: doveva rappresentare il vecchio apparato sconfitto al meglio di ogni possibile rappresentanza di bottega.

E cioè doveva essere un simbolo del vecchio che fu. La colonna residuale dell’amministrazione uscente, colta nel suo aspetto più incestuoso, tra partito e sindacato. E tra entrambi (tutt’e due associazioni private) e le pubbliche istituzioni.

Insomma la massima garanzia della continuità nel disastro.

Una vittoria di partito e di bottega che più partito e bottega non si può, nel senso più pieno e ahinoi impresentabile del termine.



UN TRISTE PAREGGIO

D’altra parte finora all’ottimo Chieco era andata fin troppo bene. La riscossa del partito-apparato era perciò fin troppo prevedibile e prevista.

Quella nomina è una macchia sul rinnovamento chiechiano, fino ad ora cristallino almeno rispetto alla vecchia band.

Vedremo se è un caso isolato. Una vittoria di rappresentanza, il gol della bandiera concesso dal neosindaco alla vecchia squadra commissariata.

O se, passata la grande paura, è solo l’inizio della riscossa dei dinosauri.



SOLO E SOTTO ATTACCO

La cartina di tornasole sarà la nomina del vicesindaco.

Figura chiave, dato il carattere inevitabilmente pendolare del sindaco eletto – e anche senza voler rispolverare il nefasto precedente dell’amministrazione uscente.

Sceglierà (potrà scegliere) un uomo libero, magari uno dei suoi; o il partito gli imporrà un altro ticket da pagare?

Dall’opzione che vincerà dipenderà molto, se non moltissimo, del prosieguo.

Per ora il quadro è quello di un pareggio quando si sperava nel 2 a zero e chiudere la partita.

Ma è la visione dinamica, d’insieme – il quadro tattico-strategico, a far più pensare.

Si rivede il deja vu. Il partito disastro ricomincia a mettere paletti e a ri-conquistare spazi.

E il consiglio comunale approva, all’interno della solita ammucchiata che speravamo di non dover rivedere.

Forse vogliono facilitarci il compito, e mostrare ancor più chiaramente come l’unica vera alternativa a questo sfacelo e l’unica vera speranza per la Città sia RuvoLibera… 😛

E che quando dichiaravo pubblicamente che il Pd ruvese per Chieco non era una risorsa, se non nell’immediato, ma un problema sul lungo periodo, parlavo con cognizione di causa.



VOTATI PER CAMBIARE

Alla ripresa settembrina speriamo che qualcuno di loro almeno si sia svegliato e un po’ informato. E che capiscano che la Città li ha votati per cambiare. Non per adeguarsi.

Se volevamo dei signorsì ad ogni sconcezza, ci tenevamo i vecchi. Molti dei quali da questo punto di vista potevano vantare un signor curriculum…

E speriamo di non dover vedere la realizzazione del disegno horribilis che si intravede dietro le quinte piddine e inciuciste trasversali.

Conquistare posizioni, mettere paletti, accerchiare l’intruso e la sua squadra di estranei e poi espellerli come fastidiosi anticorpi democratici e legalitari.

Blindare e sterilizzare il cambiamento. Riportare tutto alle dolci ammucchiate e ai tarallucci e vino – a spese di tutti. 

Far vincere la rassegnazione e stroncare ogni speranza di cambiamento col mostrare che mentre tutto è diverso, nulla è cambiato. E nulla cambierà.

Sarebbe la ferita peggiore.

Ninni, sorprendici.


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