PIU’ CULI CHE POLTRONE (OVVERO: SERVE UNA TASK FORCE PER LO SVILUPPO)

So che non servirà a nulla precisarlo, ma il post è del 20 giugno 2011… riportatomi alla memoria dal solito Facebook impiccione, 5 anni dopo.

I temi, purtroppo, sono rimasti gli stessi.

Le cose nel frattempo sono molto peggiorate ma per qualcuno evidentemente vale l’aforisma di Flaiano: La situazione è tragica, ma non è seria”. Stavolta andrà meglio. Speriamo. Anzi. Siamo sicuri.

Pubblichiamo il post come contributo e stimolo alla discussione, e soprattutto alla riflessione di chi voglia evitare gli errori di ieri, per non doversi ritrovare nelle conseguenze di oggi. O peggio.



L’Assessorato che Vorrei (Ovvero: 500 nuovi posti di lavoro) (Ovvero: ci sono più culi che poltrone sotto il cielo)

E così abbiamo abbondantemente doppiato Milano nei tempi di formazione della nuova Giunta comunale. Poco male: vuol dire che faremo ancora meglio…;-)

E non è ancora finita. Perché, mentre nella città girano impunemente le voci più incontrollate, da Palazzo Avitaja non esce una parola. Non una.

Può darsi che questo abbia la sua bella logica. Ma se ce l’ha, giuro che mi sfugge.
Io però, se fossi lì dentro, un bel comunicato lo farei. Tre righe. Giusto spiegare a che punto siamo.

La scorsa Amministrazione ha perso soprattutto sul piano della Comunicazione. Chissà dove riuscirà ad arrivare la nuova…

E, in attesa della favella taumaturgica, eccoci ancora qui a fantasticare; anzi a delirare un po’.

Perché, come ho detto altrove, sono stato tirato dentro questo (poco appassionante, per la verità) gioco degli Assessorati. E non è servito precisare, smentire, descrivere chiaramente le ragioni per cui tale nomina non solo non mi fa spasimare – ma è praticamente impossibile.

Non serve a nulla. Nella realtà, e anche qui nel mondo digitale, non passa praticamente giorno senza che qualcuno non mi dia o (soprattutto) tolga qualche assessorato, a volte anche con demerito.

Misteri della psiche, in cui non è il caso, qui, di entrare.

Però lo confesso, un Assessorato (chiamiamolo così: non è il nome che conta) davvero lo vorrei.

Un Assessorato particolare. Mooolto particolare.

Ma prima di dire come lo vorrei, è necessario esaminare ancora qualche elemento del discorso.

Notate, per esempio, che si parla tanto di nomi; di persone; di poltrone; di ambizioni; di bilanci; di tagli; persino di rimpianti (non disinteressati, certo) – ma non si parla di programmi e obbiettivi?

Che si moltiplicano le candidature reali e presunte ma nessuno dice in base a cosa si prenderebbe quella poltrona?

Ma è importante la poltrona, o sono importanti le cose da fare?

Per esempio perché Tizio, piuttosto che Caio, dovrebbe occupare l’Urbanistica? Quali sono le sue competenze, le sue esperienze, e soprattutto gli obbiettivi specifici nei 5 anni? 

Perché non li si spiega chiaramente ai cittadini? E se non si raggiungono quegli obbiettivi, quale sarà la penale?

Perché promettere è facile. Il difficile è mantenere.

Così, siccome qualche simpaticone “amico” digitale, qua su Fb, si diverte a “darmi” assessorati un giorno sì e uno no, e a “togliermeli” (per gravi demeriti anticipati, perché “ci sono giovani più meritevoli” e perché “l’unica poltrona che merita -io- è quella di casa sua” )  due cosette vorrei dire in merito:

1. caro amico digitale: che Dio ti ascolti! Starmene sulla mia poltrona preferita mentre qualcun altro “più meritevole” risolve i problemi della città, quindi anche miei, non sarebbe il massimo della vita: sarebbe l’inizio del Paradiso!

2. poiché però il problema è stato posto, e se proprio mi si deve rifilare un assessorato, vorrei almeno dire come dovrebbe essere l’unico assessorato che sarei disposto ad accettare.

Ecco, l’Assessorato che vorrei sarebbe così: manageriale; per obbiettivi chiari e dichiarati; con penali in caso gli obbiettivi non vengano raggiunti. Non sarebbe una bella cosa anche per tutti gli altri?

Ed ora posso finalmente spiegare cosa ne farei.

Innanzitutto, gli cambierei il titolo. Lo vorrei alla Cultura, Innovazione e Sviluppo.
Zero euro di budget. (Questa suona bene, eh?…;-)

Una sede adeguata (i Domenicani?) e un team di volontari in gamba.

Un Grande Progetto Organico di sviluppo della città, da perseguire a realizzare ad ogni costo, data la sua importanza VITALE.  

Perché la vera Cultura questo fa: non distribuisce contributi, ma apre prospettive, scopre vie nuove, crea opportunità, produce Sviluppo.

Un obbiettivo ambizioso, concreto e misurabile? Almeno 500 nuovi posti di lavoro nella legislatura. Privilegiando e gratificando i meriti e i bisogni.
La Cultura può questo e altro.

Caccia sistematica ai fondi di sviluppo europei, con la costruzione di progetti organici, mirati e specifici – finalizzati allo sviluppo sociale, produttivo, ambientale, commerciale, turistico, del territorio.

Troppo bello per essere vero?

Aggiungiamoci un po’ di sale: se gli obbiettivi non vengono raggiunti, l’Assessore (o comunque il Responsabile) restituisce tutti gli stipendi percepiti, più una penale del 20%.
Questo è l’Assessorato che vorrei. Con impegni scritti nero su bianco.

Anzi, per la verità, non lo chiamerei neanche Assessorato. A meno che tutti gli altri Assessorati non vogliano uniformarsi a questo criterio di chiarezza e di responsabilità…;-)

Lo chiamerei piuttosto Task Force per lo Sviluppo, o qualcosa del genere.

Non ne parliamo, poi, se questi criteri dovessero essere adottati in generale per le attività comunali.

Non sarebbe bello? Assessori e dirigenti che sistematicamente non si preoccupano della poltrona ma degli obbiettivi da raggiungere. E che se non li raggiungono, pagano.

Un amico ha detto, un po’ volgarmente ma non senza verità: “il problema degli Assessorati è che ci sono molti più culi che poltrone“.

Scommettiamo che, con questi nuovi criteri, le proporzioni si invertirebbero?

Perciò, cari concittadini, amici reali e digitali,  che ve ne pare di questa proposta?

Assessori? Chiunque è il benvenuto, basta che si attenga a questi criteri di responsabilità.

Se siete d’accordo, organizziamo anche un flashmob per sensibilizzare Palazzo Avitaja.

Oppure rassegniamoci ad una lunga planata verso il disastro.

Per nostra fortuna, la situazione è drammatica. E quindi, la scelta,semplice.


20 giugno 2011
RuvoLibera.it


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