LETTERA DAL SOTTOSUOLO. Il Gruppo Speleologico ci scrive…

#SalviamoRuvo #RuvoMeritaDiMeglio

Il Gruppo Speleologico mi scrive per sottopormi questa lettera che segue e la sua richiesta di condivisione di una nuova e più avanzata cultura del territorio, non solo antropizzato ma anche naturale (e peraltro funzionale alla antropizzazione consapevole, mentre è messo in pericolo da quella selvaggia).

Io ringrazio per l’attenzione. Anche se per la verità non sono affatto propenso ad accontentarmi perché il nostro territorio è (sia) asseritamente meno vandalizzato di quello della città vicine.

Può darsi benissimo. Ma basta fare un giro in qualunque direzione per vedere che si potrebbe (e dovrebbe) fare molto di più e molto meglio. E in questo senso certamente ci muoveremo se i Cittadini ci daranno fiducia.

In ogni caso, amici del GSR, il vostro è un documento molto molto interessante e condivisibile al 100%. D’altra parte sapete bene e da molti anni quale sia la mia partecipazione alle problematiche attinenti il Bene Comune e le Pubbliche Risorse, comunque declinati.
Molte cose che indicate, da quelle ambientali a quelle archeologico-storico-culturali sono già abbondantemente nel nostro programma. Altre, più specifiche, contiamo che ci aiuterete a realizzarle, svilupparle e preservarle con la vostra riconosciuta e competente passione.

L’attenzione è totale. Mi piace esser certo lo sia altrettanto lo spirito di reciproca collaborazione.

mario albrizio
candidato sindaco per 
RuvoLibera



LA VISIONE FUTURA DELLA CITTÀ PARTENDO DAL SUOLO E DAL SOTTOSUOLO
Lettera aperta ai candidati alla carica di Sindaco


Una ideale stretta di mano a tutti i candidati alla carica di Sindaco, da parte del Gruppo Speleologico Ruvese. L’Associazione, con questa lettera, intende fornire elementi utili ad arricchire ulteriormente il dibattito elettorale di contenuti utili al territorio. 


Il tema generale sarà “il suolo”, risorsa non rinnovabile al quale ormai vengono dedicati i dibattiti che riguardano i temi pianificatori più avanzati.

Una testimonianza viene dall’ultimo rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale riguardante il consumo di suolo in Italia (http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/il-consumo-di-suolo-in-italia-edizione-2015). 

I dati che riguardano Ruvo di Puglia, in tale rapporto, sono abbastanza incoraggianti. Si evince come il nostro agro sia in condizioni migliori rispetto a quelli limitrofi; su questo, sappiamo quanto sacrificio “di consenso” abbia comportato e comporti ancora, per tutte le amministrazioni che si sono succedute nei decenni, il mantenere alto questo standard qualitativo, il quale pone Ruvo di Puglia tra i Comuni culturalmente più avanzati in questa materia.

Lo scopo del presente documento è quello di partire da questo dato per spronare a fare ancora meglio, tenendolo al riparo da facili demagogie e per rendere la protezione del suolo strutturale nelle politiche comunali di governo del territorio.

Pur con riferimento ai temi generali, nella presente lettera affronteremo una sfaccettatura della problematica più vicina all’attività svolta dalla nostra associazione.


Il carsismo: identità fisico-geografica della Città 
Da poco più di trent’anni siamo impegnati nella ricerca dei punti di passaggio diretto dell’acqua meteorica, dove essa passa dalla circolazione superficiale ai percorsi sotterranei per raggiungere e arricchire, attraversando i reticoli di cavità del sottosuolo carsico, la nostra riserva idrica strategica che è la falda freatica.

Questa è la grande e vitale risorsa del nostro territorio, pubblica e ampiamente utilizzata dai pozzi artesiani, ma che non è affatto una risorsa infinita.

La rinnovabilità delle risorse idriche sotterranee, oltre che dipendere dal regime delle precipitazioni, è direttamente collegata allo stato di quelle aree, in superficie, definite “bacini chiusi”: vere e proprie conche naturali, difficilmente percepibili allo sguardo, poiché molto più estese che profonde.

Qui l’acqua meteorica convogliata dalle pendenze, invece di defluire lungo valli e verso la costa, come nelle “lame”, viene (o dovrebbe essere) convogliata nel sottosuolo attraverso inghiottitoi, voragini e gravi presenti sul fondo di tali depressioni, anche se spesso non direttamente visibili.

Tali “conche” sono gli elementi caratterizzanti del paesaggio carsico (quale il nostro) e dovrebbero essere i principali aspetti della sua funzionalità idrogeologica! 

Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo, poiché la straordinaria antropizzazione che questi territori hanno conosciuto fin dalle epoche più remote, ha purtroppo prodotto anche squilibri e alterazioni di cui potremmo pagare le conseguenze. 

Le vicende degli ultime decenni sono quelle che, purtroppo, hanno lasciato i segni peggiori, con l’ostruzione di moltissimi punti di assorbimento diretto delle acque e con il livellamento di molte doline e di rami del reticolo idrografico ad asse afferenti. 

Emblematico il caso della Grave di Ferratella, la più profonda della Puglia ostruita da pietrame negli anni ’80, fino al colmamento della piccola caratteristica dolina, un’isola di ambiente rupestre e pertanto di biodiversità.

Effetti immediati e diretti delle ostruzioni diffuse sono il mancato deflusso di acque piovane negli inghiottitoi, i conseguenti allagamenti delle colture, ormai anche dopo piogge tutt’altro che “straordinarie” e in definitiva una riduzione del ricarico della preziosa falda acquifera.

Inoltre, le ostruzioni, i riempimenti e i livellamenti rendono ancor meno evidente quella diversità e unicità paesaggistica che tali zone hanno: la “geodiversità” per usare la più aggiornata terminologia della pianificazione territoriale, basilare sostegno della “biodiversità” preziosa per l’ecosistema e l’agricoltura oltre che bene in sé.

Vivere questi luoghi senza consapevolezza di tali peculiari caratteristiche comporta il rischio di non riconoscerne i valori, e quindi di cancellare definitivamente anche i caratteri identitari di natura fisica (ma non solo) più rilevanti del nostro territorio.

Esempi di pianificazione del passato, che non tenne conto dell’identità fisico-geografica dei luoghi, sono l’espansione urbanistica e la proliferazione di edilizia rurale nelle contrade di Calendano e Difesa, sede appunto di vaste “conche carsiche”: le conseguenze pratiche e percepibili, con cui si dovranno fare i conti (anche economici), sono i rischi di allagamenti (verificatisi, in realtà), il maggiore costo per la gestione di acque bianche e acque nere anche a causa delle pendenze, il rischio sanitario (che ancora non si può escludere) per eventuale inquinamento da perdite di pozzi neri della stessa falda acquifera sotterranea a cui si attinge tramite pozzi l’acqua per bere e irrigare, proprio in zone vocate alla ricarica della falda.

Nonostante tutto, è possibile un’inversione di tendenza, sia per la cresciuta attenzione da parte della comunità internazionale per il concetto di suolo e di sottosuolo, sia per la parallela evoluzione dei principi della pianificazione che oggi devono tener conto di tutte le componenti del territorio.

Pertanto pensiamo che la prossima Amministrazione debba farsi carico di traghettare la pianificazione del territorio Ruvese verso i moderni criteri, la cui applicazione, garantendo migliore efficienza (in termini economici) ed efficacia delle azioni pubbliche e private, ci avvicinerà alla rete di Comunità nazionali e internazionali illuminate.

La natura carsica del nostro territorio non deve essere vista come un punizione che limita le nostre attività; essa può e deve essere una risorsa, anche economica, se resa fruibile in un contesto di turismo sostenibile (ecologicamente, socialmente, culturalmente).

Ci si dovrà, pertanto, impegnare per poter conciliare le legittime modalità di utilizzo del suolo con la conservazione del patrimonio naturale carsico nelle sue forme essenziali. 

Per esempio, non considerando le campagne come le periferie nelle quali esportare gli usi e i costumi della città, ma dando loro il valore di risorsa unica e identitaria caratterizzata da quelle forme di cultura, di tanto si richiedono la fruizione e il recupero, e che sono legate appunto all’adattamento dell’uomo ai caratteri fisici della sua terra.

L’unico abisso che va colmato è la distanza tra la percezione dei cittadini e identità fisico-geografica del territorio che abitano.

In questo intento, noi crediamo nella funzione di indirizzo che le Amministrazioni devono avere; tali funzioni non possono essere derogate alla sensibilità del singolo cittadino al quale, legittimamente, sfugge la dimensione sistemica della problematica. 

Le associazioni, oggi più che mai collaborative anche tra loro, sono una delle risorse del territorio ai fini della diffusione della conoscenza e della creazione della consapevolezza indispensabile per la partecipazione della cittadinanza alla pianificazione, ormai richiesta dalle regole attuali.

Con questo intento la nostra associazione, con altre e con il Comune, ha ratificato nel 2012 un “Protocollo di intesa per la promozione della geocultura e la tutela della geodiversità” che, senza oneri, è divenuto il quadro unificatore delle azioni di divulgazione e partecipazione realizzate in questi anni, alla luce dei principi enunciati nelle pagine precedenti. 

Col rinnovo del protocollo si auspica di stimolare nuove idee e incrementare l’attecchimento di queste nella popolazione, perché la crescita in tal senso non sia solo un beneficio dei nostri soci ma sia condiviso dall’intera comunità.


Partire dalla Storia: il sottosuolo custode della stratificazione archeologica
Un argomento strettamente connesso al tema del suolo e del sottosuolo è la stratigrafia archeologica.

Abbiamo già accennato alla straordinaria frequentazione umana che ha interessato il nostro territorio sin dalla preistoria. Le popolazioni che si sono avvicendate hanno lasciato i segni della loro presenza: muri, fondamenta, pavimentazioni, strade, sepolture, ecc. Tracce che, se da una parte sono la prova di una trasformazione sostenibile della superficie carsica, dall’altra costituiscono una parte integrante di questa risorsa.

Ci preme quindi focalizzare l’attenzione sulla questione Archeologia a Ruvo di Puglia, paese che ospita un importante Museo. Vorremmo cioè che si superasse il concetto, ormai vetusto, di Archeologia come mera ricerca del pezzo di valore che, in quanto tale, merita di essere esposto su un piedistallo.

È ormai da tempo necessario riiniziare un percorso culturale di approccio all’Archeologia non disgiunto, anche questo, dall’identità fisica del territorio. Dove sono finite le tracce dei muri, delle strade, delle case, dei luoghi abitati da quella popolazione che aveva la sensibilità alla bellezza e la ricchezza adeguate per importare i migliori capolavori dell’arte vascolare greca direttamente da Atene?

Una moderna concezione dell’Archeologia non può prescindere dall’analisi della successione stratigrafica la quale è una risorsa in quanto conserva e descrive l’arte del vivere quotidiano su una terra così difficile.

A Ruvo sono stati molto pochi gli scavi archeologici condotti in maniera scientifica osservando tutta la stratigrafia, dall’alto in basso. I due soli osservabili sono sotto la Cattedrale e la Chiesa del Purgatorio. Gli altri sono andati distrutti o ricoperti, come il saggio di scavo sull’insediamento del neolitico sotto il vecchio campo sportivo comunale, nel 1993 e, l’ultimo in ordine di tempo, in via Don Minzoni. 

C’è un solo scavo che non è stato ancora ricoperto ed è l’ampio saggio sull’insediamento del Neolitico rinvenuto dietro la Scuola Media Cotugno. Qui, a pochi metri dalla superficie, è visibile la base di una struttura macrolitica a pianta circolare con probabile funzione cultuale-sepolcrale. 

Lasciare questo sito al completo degrado o ricoprirlo con un’anonima struttura, significherà recidere quel legame che le ragazze e i ragazzi che frequenteranno la scuola avrebbero potuto avere con la storia del loro territorio. Quante scuole potrebbero avere il privilegio di operare quotidianamente a contatto con un sito archeologico?

Riteniamo importante che un’Amministrazione illuminata si occupi della salvaguardia del patrimonio archeologico attraverso misure atte a salvaguardare la stratigrafia archeologica.

A tal fine è opportuna e di facile applicazione una misura volta alla tutela e conservazione di ogni area non edificata (piazze, giardini, ecc.) perché ognuna di queste può avere un potenziale stratigrafico-archeologico. Progetti e interventi su tali superfici potrebbero realizzarsi con tecniche alternative allo scavo in profondità, per esempio, mediante sopraelevazione. Bisognerebbe anche evitare qualsiasi alienazione di terreni di proprietà comunale che possono esser sede di vestigia o, comunque, effettuarne la verifica.

Un’Amministrazione illuminata non trascura la pianificazione di lungo periodo, benché non porti risultati e benefici percepibili nel breve periodo. Il non perdere né distruggere tali siti permette inoltre di ricercare varie forme di finanziamento per concretizzare la fruizione di tali risorse.

Ricordiamo che, nel 2012, venne pubblicata una ricerca del C.N.R. sulla distribuzione e sullo stato dei siti archeologici in quattro Regioni, tra cui la Puglia. Tra le maggiori aree archeologici pugliesi, dopo Taranto, veniva citata Ruvo, affermando che qui da noi il 99% dei siti sia ormai distrutto. Ma Ruvo ha molto e qull’1% è ancora tanto e va salvato a tutti i costi!

Abbiamo sentito la necessità di scrivere questa lettera perché siamo sicuri che condividete il concetto che non si può progettare il futuro di un paese se non si parte dalla sua identità.

Ma, affinché il concetto di identità non sia solo uno slogan elettorale, riteniamo importante
che i programmi abbiamo una puntuale e circostanziata attenzione ai temi del suolo e del sottosuolo che, in questo documento, abbiamo sinteticamente espresso.

Ci rendiamo conto che vi proponiamo una visione di lungo termine dello sviluppo del paese che potrebbe essere non immediatamente percepita nel breve termine. 

Siamo certi però dei benefici ottenibili già nel medio periodo, a partire dall’incentivazione delle forme di turismo non di massa e destagionalizzato, la riduzione di costi conseguenti la pericolosità idrogeologica, la creatività basata su risorse poco valorizzate, il valore aggiunto dell’identità culturale sul marketing dei prodotti locali (sia agricoli che gastronomici e artigianali), potenziale ancora tutto da sfruttare.

Se non lo facessimo, verremmo meno ad uno dei compiti dell’associazionismo.

Ai candidati chiediamo di condividere tali opinioni, ai cittadini chiediamo di votare solo chi mostra di abbracciare concretamente questa visione.

Grazie per aver dedicato tempo alla lettura di questo documento.

Il Gruppo Speleologico Ruvese
via Valle Noè, 5 Ruvo di Puglia
[email protected]