Una Ruvo migliore e più Libera

#SalviamoRuvo


Nel giorno della Liberazione, ricordiamoci che abbiamo tutta una Città da Liberare. RuvoLibera è scesa in campo per questo.

E Liberare Ruvo è semplice: basta un segno su una scheda. Non farti fregare dall’astensione e dalla sfiducia.

Scegli il voto libero. Ora possiamo davvero riprendere in mano il nostro futuro.

Ce lo spiega questo illuminante articolo di Biagio Pellegrini.

La Liberazione comincia da te.




A pochi giorni dalla scadenza dei termini per le candidature e la presentazione delle liste, il quadro non è per nulla chiaro e definito. Ma di certo, al di là dei giochi sotterranei e degli incontri “carbonari”, c’è ancora molto del passato e pochi messaggi nuovi all’orizzonte. 


Il passato, magari nella versione leggermente rivista, si ripropone nelle sedute aperte alla cittadinanza, sempre con pochi adepti; nelle presentazioni dei candidati, quasi fossero sconosciuti; nelle riunioni di settore per raccontare storie nuove che sono vecchie; 

nelle conferenze tematiche che sono il pretesto per riesumare vecchi progetti; negli incontri con “autorevoli” rappresentanti del governo e del parlamento che, tra abbracci e certificazioni di qualità, cercano di benedire come l’unico candidato in grado di gestire un’amministrazione miracolosa, chi forse non è in grado di gestire i propri passi. 

Per non parlare delle sedute consiliari e dei commenti a margine.

Dov’è il nuovo?

In compenso all’orizzonte si avverte la presenza di chi vuole veramente cambiare la situazione e non a parole, ma con fatti concreti


Innanzitutto dichiarando e confermando il totale rifiuto della inclusione in lista di quei soggetti comunque implicati nelle ultime amministrazioni, come persone responsabili diretti o indiretti del “disastro Ruvo”. 

Ancora, con il coraggio di segnalare costantemente tutti i passaggi amministrativi che hanno favorito l’affermazione degli interessi personali, di famiglia e di bottega. 

Con la denuncia degli atti falsati da dichiarazioni di comodo e dalla lettura interessata di norme e disposizioni regolamentari. 

Smascherando il tradimento della fiducia concessa dagli elettori, per il mancato rispetto delle promesse elettorali

RuvoLibera è da sempre in prima fila in questo programma di pulizia e di trasparenza amministrativa.

Il pianto greco

Basta prestare ascolto ai diversi commenti pubblici e privati per rendersi conto delle tante lamentele dei cittadini. 


La situazione urbanistica, le tasse comunali in continua crescita, le povertà dimenticate, l’illuminazione ballerina, le strade dissestate, la pulizia carente, le devastazioni notturne, i furti e l’ordine pubblico disastrato, i rifiuti per strada, le erbacce e sterpaglie sparse per i diversi quartieri, gli uffici inaccessibili, le scadenze non rispettate, le lungaggini burocratiche, i parcheggi come merce rarissima, la segnaletica improbabile, le informazioni difficili da trovare (provate a muovervi nel sito istituzionale). 

Sono solo una piccola parte delle lagnanze ricorrenti dei cittadini che si traducono in un lamento greco a volte rassegnato e talvolta drammatico. 

Peccato che questa nostra vita quotidiana pare si sia ridotta alla condizione di rassegnata assuefazione anche al peggio, accettata con arrendevole sopportazione, mai trasformata in attiva forma di protesta nei confronti di chi a parole promette efficienza e partecipazione, ma non sa fare altro che inventare le più svariate giustificazioni per i propri fallimenti e pronunciare solenni atti di accusa nei confronti dei cittadini

Contro tanta arroganza e prepotenza il pianto greco non è una risposta.


Sparta: il rifiuto della schiavitù

Potrebbe apparire paradossale ma la condizione civile della popolazione sembra essere connotata da una forma di schiavitù che impone agli amministrati tutte le situazioni di sofferenza possibile, a fronte di un potere che ritiene di essere investito di volontà di potenza e prepotenza. 

E la “plebe” (absit iniuria verbis) vive nella condizione di dover sopportare tutto quello che scende dal palazzo, convinta di non poter fare altro che tollerare le negazioni di ogni diritto e di accettare una condizione di vita priva di rispetto e considerazione. 

Schiavitù camuffata da chi vuol farci credere di avere a cuore i nostri interessi e di agire per il bene di tutti e che, di conseguenza, dobbiamo addirittura rispettare e ringraziare. 

La mistificazione della realtà che tende a nascondere i reali rapporti tra “affaristi” e privati cittadini, insieme alla rassicurazione dei primi di tenerci molto al nostro bene. 

Inevitabile la conseguenza di essere accompagnati verso una forma grave di dipendenza con l’illusione trasmessa, a chi ingenuamente ci crede, di essere raccomandati e tutelati dalla autorevolezza di chi conta molto (“vai a nome mio”!).

Una schiavitù subdola, capace di convincere ogni amministrato di essere al sicuro e di non poter temere nulla di dannoso o contrario alle aspettative che la persona ha a cuore. 


Nemmeno si riesce a comprendere quanto gli altri ci stanno strumentalizzando ed ingannando con le parole rassicuranti (tutto a posto!). 

La fiducia illimitata in queste persone lascia così poco spazio alla possibilità di poter ragionare con la propria testa e di orientarsi per il totale rifiuto di ogni consiglio o suggerimento di revisione dei nostri giudizi. 

Altrimenti come si spiegherebbe l’affermazione, spesso ripetuta: “tanto sono tutti uguali”. Un pensiero che nasce dalla persuasione che la gestione del potere (anche locale), è inevitabilmente condizionata da prassi e meccanismi che sono insuperabili ed immutabili. 

La convinzione che le cose devono fatalmente andare in questo modo è la forma più subdola di uno schiavismo che toglie al cittadino ogni possibilità di far sentire la propria voce e di pretendere un’amministrazione giusta ed onesta.

Civis romanus sum

Nell’antica Roma essere cittadino romano, anche se nato altrove in tutto l’impero, significava godere di diritti inviolabili e del rispetto da parte delle istituzioni. E quei diritti non erano di poco conto, non solo nelle attività quotidiane, ma in tutta la realtà civica. 


Anche lo schiavo affrancato otteneva la cittadinanza di Roma ed era libero e rispettato da tutti. Con orgoglio, anche il prigioniero pronunciava la fatidica frase “sono cittadino romano” e subito gli venivano riconosciuti i diritti riservati agli uomini liberi che potevano essere giudicati da un tribunale romano. 

Forse è il caso di occuparci oggi degli spazi di libertà che ci sono stati sottratti con le abitudini acquisite attraverso la militanza o la semplice iscrizione presso formazioni politiche ispirate ad ideologie definite nel secolo scorso. 

Le ideologie ormai hanno perso vigore per l’avvento di sistemi di governo ed amministrazioni orientate verso un pragmatismo opportunistico ed un personalismo aggressivo. 

Il cittadino, sfiduciato anche per i molteplici eventi di disonestà e ruberie, ha ritenuto di difendersi scegliendo la dissociazione da tali comportamenti, ed ha preferito scegliere il non voto.

I dati sono preoccupanti: con il crescere dell’astensione si è ridotto di molto il numero delle persone che scelgono. Perché non è prevista una tipologia di elezione che proporzioni il numero degli eletti in rapporto al numero dei voti ottenuti o delle persone che hanno deciso di esprimersi. Paradossalmente a molti candidati farebbe comodo che andassero alle urne solo le poche persone fidate!

L’invito perentorio della necessità ed opportunità del voto, che deve essere reale espressione di protesta nei confronti di chi non merita fiducia, è la conseguenza inevitabile dell’unica decisione possibile: non si può sottoscrivere una delega tanto importante a favore di chi da sempre vive alle spalle ed all’ombra di politicanti attenti a salvaguardare pochi “eletti”. 


Riprendiamoci il nostro futuro. Il voto libero è la strada maestra.

Solo il voto è espressione di libertà, di affrancamento dalla schiavitù, di affermazione di possedere una cittadinanza anche morale. 


Votare quindi non è un dovere, ma una opportunità e l’espressione di una rivendicazione del proprio diritto a scegliere le persone e le possibilità di reale sviluppo.

Biagio Pellegrini

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