LA PROMESSA E L’INGANNO. QUANDO LA PAROLA NON BASTA


#SalviamoRuvo 


Altro che il confetto della famosa pubblicità. Le vuotissime promesse elettorali, i favori promessi (tra l’altro, illegalmente) e mai mantenuti, hanno effetti ben peggiori. 

Lo spiega perfettamente ed esaurientemente Biagio Pellegrini. 

Non accettare confetti dagli sconosciuti. E ancor meno da quelli che conosciamo fin troppo bene… 😛

UNA COMPETIZIONE ELETTORALE … SULLA PAROLA

Siamo in piena campagna per la raccolta di voti. Si moltiplicano gli incontri, le riunioni, le presentazioni di candidati e di programmi, ed anche il calcolo dei voti, specie di quelli etichettati come “sicuri”. 


Fervono le iniziative (che per qualche candidato sono partite nell’estate scorsa) e si moltiplicano i manifesti 6×9, diversamente colorati e con relativa maxi foto. Non siamo ancora alla distribuzione dei volantini, ma già circolano messaggi più o meno accattivanti, in tutti i formati e con ogni mezzo.

Tutto questo lascia intendere che tante persone/candidati attingono a piene mani alle vecchie abitudini di poter contare sul consenso di molti elettori attraverso la pratica delle promesse, le numerose soluzioni amministrative e le giurate realizzazioni. 


Quante belle intenzioni, quante dichiarazioni di impegno, che purtroppo confliggono con una realtà inoppugnabile che è sotto gli occhi di tutti: la parola effimera. Quante sono le promesse fatte nel passato e poi realmente rispettate e mantenute? 

O, per essere ancora più concreti, quanti cittadini hanno potuto verificare direttamente che gli amministratori recenti e delle precedenti amministrazioni hanno onestamente e realmente operato nell’esclusivo interesse della collettività? 

Il dubbio sorge spontaneo ed è avvalorato anche a partire dalla scarsa azione che le stesse opposizioni hanno messo in campo per contrastare alcune scelte amministrative poco chiare, non al sicuro da sospetti di interesse privato e coperte da retorica falsa e fuorviante.


Un copione già scritto, a spese di tutti

La “falsa opposizione” (formula quanto mai azzeccata ed eloquente) è la locuzione che mette in dubbio la autentica e determinata opposizione a provvedimenti dichiarati, solo a parole, non condivisi. 

C’è un copione ormai a tutti noto che si rappresenta e si ripete immancabilmente sulla scena del “teatro” Sala Pertini (quanto avrebbe da condannare Sandro Pertini!). 

Poco o nulla si sa delle macchinazioni che “dietro le quinte”, nei corridoi e nelle stanze di Palazzo Avitaia, nelle diverse segreterie hanno imposto periodicamente ai consiglieri di sostenere il risultato di accordi o compromessi definiti fra pochi soggetti. I discorsi in aula tentano poi di certificare una scelta tutta tesa a vantaggio della città. 

Tutti contenti e soddisfatti di questa imposizione, portano a casa la presunzione di aver deciso nello “esclusivo interesse della collettività”.


Il teatrino disertato

Questo teatrino ha tanto disgustato i cittadini che hanno progressivamente disertato le urne e che presumibilmente lo faranno ancor più alla prossima tornata del 5 giugno. 

Una forma di protesta e di ammissione di impotenza da parte dell’elettore a fronte della consolidata e stratificata abitudine, che appare evidente già all’indomani dell’insediamento sui banchi del consiglio di molte consiliature, impegnate già da subito nella ricerca del presidente. 

Ma è giunto il momento di tentare la strada che porta a cambiare direzione, per non essere travolti dalla valanga di provvedimenti e gestioni che sono il frutto di accordi pre-elettorali (o post-elettorali), mai dichiarati pubblicamente e sottoscritti in segreto alle spalle della democrazia. 

Un rito ripetuto tante volte, quasi in tutte le elezioni comunali. Le categorie da privilegiare e difendere ad ogni costo, l’elenco delle possibili assunzioni, gli appalti importanti, le lottizzazioni, i piani urbanistici, le concessioni, gli ampliamenti con il piano casa, le aziende associate, la viabilità, la sicurezza e via dicendo. 

Ognuno, candidato sindaco o candidato assessore o consigliere comunale, prima di proporsi si stila l’elenco degli obbiettivi da dichiarare (e dei favori da tenere nascosti) in funzione del voto da catturare. 

Ma non passa in secondo piano il calcolo delle alleanze possibili e di quelle successive al primo turno, per garantirsi un successo sicuro, negoziato già prima che si registri il risultato della prima tornata. Prudenza suggerisce di non offendere nessuno o allontanarsi da qualcuno, non si sa mai…


Fine del ballo in maschera

Forse è giunto il momento di smascherare queste logiche, questi teatrini e queste prassi. Con alcuni passi semplici e necessari. Si conoscono i nomi e si conoscono le storie dei tanti candidati. 

Basta chiedersi se ci sono state nel passato da parte di ognuno prove certe di attenzione e rispetto degli interessi collettivi e non la salvaguardia di parentele di qualsiasi natura. Ottimo accorgimento è quello di riportare alla memoria i comportamenti di quanti comunque (se ce ne sono) hanno avuto periodi di presenza in amministrazioni precedenti, senza minimamente lasciare anche il minimo sospetto di interesse privato. Sono ben pochi quelli che risulterebbero immacolati. 

E forse sarebbe più utile orientarsi per chi non ha avuto alcuna esperienza di commistione in amministrazioni di questo Comune, ma che ha contemporaneamente seguito con molta attenzione e capacità critica le vicende del nostro paese. Anche la condizione di esibire ricorrente capacità di protesta, che tuttavia non viene mai tradotta in denuncia e trasformata in reale azione di contrasto, è una delle cause che hanno portato ad alimentare l’astensionismo di elettori che avevano creduto nella possibilità di cambiamento.

Ora è il momento che i cittadini si interroghino sulle sorti di Ruvo che già versa in situazione di grave degrado per i bilanci, per le inchieste giudiziarie, per la funzionalità degli uffici, per la tassazione ai livelli massimi, per le diverse manutenzioni in desolante ritardo, per la comunicazione quasi inesistente, per l’attività sociale, per le iniziative culturali ed artistiche, per il grande e piccolo commercio, per la sicurezza e salute dei cittadini


Non si potranno fare miracoli, ma una amministrazione seria ed onesta si può garantire attraverso volti nuovi, non compromessi in alcun modo con i vecchi apparati, ed entusiasmo per il cambiamento

Ripetere riti fallimentari di fronte agli occhi di tutti sarebbe una grave rinuncia alla possibilità del cambiamento. 

Apriamo un percorso di confronto serio dove i problemi e le perplessità possano essere messi in chiaro e le soluzioni siano davvero il frutto di una iniziativa che parte dalla base e dalle esperienze dirette di ogni cittadino che non crede più alle promesse ed alle lusinghe dei sorrisi di circostanza e delle strette di mano interessate. 

Questa testata può essere la sede adatta.


Biagio Pellegrini
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