CARO MALACODA, IL DIAVOLO NON VOTA.

#SalviamoRuvo
 

Caro Malacoda,

il referendum sulle trivelle è andato secondo i piani! Fallito, come Grande Fallito potremmo chiamare in alternativa il Nostro Signore di Laggiù che, fra un fallimento ed un altro, costruisce le sue enormi fortune!

Abbiamo fatto un lavoraccio per impedire che il popolo si recasse a votare, fermando quanti avrebbero di sicuro votato a favore dello stop alle trivelle che, insieme ad altre esalazioni nocive, ad altri tipi di inquinamento, da quello industriale a quello domestico, fanno del mare una enorme discarica a cielo aperto.

Che bellezza poter godere del fetore che esalano le acque inquinate! Che spettacolo quello della proliferazione della mucillaggine e delle alghe tossiche! Mi piace assistere al bagno dei bipedi umani, i quali non hanno la minima idea delle infezioni che si celano nelle loro “chiare, fresche e dolci acque”! E sai che goduria veder galleggiare la spazzatura e la plastica? Sono sensazioni indescrivibili!

Il creato, fatto da quel tiranno di lassù, e che lui aveva affidato all’uomo affinché lo tutelasse e se ne prendesse cura, sta andando a puttane, altro genere di esseri umani a cui siamo molto vicini, devo dire. 


Ma non credere che quell’antico mestiere sia solo del genere femminile. Ci sono anche i puttani, e sono uomini che ficcano quell’affare pendulo e ridicolo dappertutto per soddisfare le loro malsane voglie. Be’, a noi ciò fa immenso piacere! Più ce ne sono in giro e più, con altissima probabilità, il nostro Caronte, che tu certamente ricorderai, dovrà fare molti viaggi di andata e ritorno, bastonando i più ritrosi. 

Ah, per tua conoscenza, sappi che per “puttana” può intendersi anche un politico che passa da uno schieramento all’altro per ottenere qualche gratificazione, e per “puttana o zoccola vecchia” uno che la sa lunga in questa materia da noi sottoposta a continue e particolari attenzioni.

Mi lasci intendere che soggetti così definibili ce ne sono anche nel paese che ti abbiamo affidato. Adesso che ci sono le elezioni, costoro si risvegliano dal lungo sonno e cominciano il loro infernale lavoro di tormentare gli elettori e di metterli a disagio. 


Il popolo, per non inimicarsi nessuno di loro, visto che è composto per gran parte di codardi, dice di sì a tutti, e quindi, secondo logica, anche loro dovrebbero in un certo qual senso rientrare nella categoria dei puttanisti. 

Ricordati, a tale proposito, di non disturbare mai il manovratore; anzi, dagli corda, suggeriscigli di imbrogliare, di ricucire antichi rapporti che si erano logorati in nome di un’amicizia che non ci fu mai, giacché in politica il concetto di amicizia è puramente strumentale. 

Non c’è amicizia ma spudorata e momentanea convenienza. Se poi gli interessi materiali dovessero coincidere, si avrebbe un’associazione d’intenti fraudolenta; si sarebbe non amici, ma complici.

Quindi, avete fatto bene a sussurrare alle orecchie dei ruvesi di starsene a casa e di fregarsene altamente del referendum. Il diritto di voto deve, piano piano, scemare


Il dovere di recarsi alle urne deve lentamente essere avvertito come un insopportabile fastidio, “tanto le cose non cambieranno di una virgola”. Che dice la gente dopo decenni di amministrazioni? “Sono tutti uguali”, cioè si affannano per sistemare qualche figlio o parente prossimo, per superbia ed amore viscerale per il potere. Il potere concede più orgasmi del piacere sessuale.

Scrivi anche che ci sono state molte inaugurazioni in pochi giorni. Una raffica di tagli di nastri, attività in cui eccelleva l’ormai ex sindaco, il sindaco più presenzialista della storia ruvese, per quanto ci consta dai nostri annali. Mi dici che sei stato tu a suggerire questa strategia delle inaugurazioni. 


Ti sei comportato egregiamente, mio caro, perché il popolo, sebbene sia distratto ed ignorante, non è più fesso come un tempo, e ha capito l’antifona: “Vedete, ruvesi, che cosa abbiamo fatto in questi ultimi cinque anni!”.

Conseguenza: dovete rivotarci!

Ma se avessero fatto cose buone, perché non ripresentare il sindaco uscente? Perché farlo fuori e chiamare una specie di solone a risollevare le sorti di un partito in difficoltà? 


Le notizie che abbiamo raccolto in giro sono confortanti, per un verso. Alla presentazione del candidato, nessuno ci ha capito niente. Quale il programma amministrativo? Un professorone, per quanto possa farci comodo, non dovrebbe prestarsi a fare da tappabuchi! 

Non è dignitoso, ma a noi diavoli sta bene che la dignità diventi anch’essa un lontano ricordo, come ogni virtù.

Un abbraccio fortissimo da tuo zio,

Berlicche