MORTI SENZA RESURREZIONE

#SalviamoRuvo

 La fine del centrodestra e del centrosinistra 


Archiviato il generoso tentativo di Ruvo in Movimento, sicuramente la più brillante, intelligente e lungimirante operazione politica di questo scorcio di millennio – fallita perché tradita dai più impreparati tra i suoi esponenti, che avevano aderito senza cogliere il valore e il peso di una simile impresa; o forse perché semplicemente troppo in anticipo sui tempi, chissà – fallito il nobile tentativo di RIM, dicevamo, il quadro politico si è ormai cristallizzato in una contrapposizione classica, come al solito priva di appeal e di significati che non siano riconducibili alla mera lotta per le poltrone.

La solita guerra di trincea, dopo lo sforzo genuino e generoso di conquistare il fronte. Un po’ vera, un po’ fasulla, un po’ simulata: ma sempre guerra statica, stagnante e puzzolente.

Una specie di funerale della politica, di cimitero delle speranze, ove all’elettore è lasciata la facoltà di scegliere tra la devastante compagine uscente e quelle non meno dannosa dei suoi classici finti-antagonisti.

Questa è, almeno, la narrazione che viene proposta con la complicità di parte di un’informazione ancora estremamente carente e immatura, dove lo spirito critico è assolutamente assente, dove non si leggono le carte e quindi ci si limita a fare gossip o nei casi peggiori a fare da reggimicrofono per ogni tipo di panzana venga da chi è interessato a mantenere lo status quo, nonostante il suo tanfo nauseabondo. (Leggi Gazzetta, e non solo…).

Insomma, con l’eccezione che conoscete, un’informazione che più conservatrice non si può. Tutta tesa a narcotizzare anziché risvegliare; a fare polverone anziché chiarire, a ridurre ogni sapore allo stesso insipido minestrone, alla solita sbobba soporifera avvelenata.Tutta tesa a restringere l’orizzonte delle scelte nello zuppa-o-pan-bagnato del già visto, nel fallimentare duopolio barbaro, vorace e inefficiente che ha portato al disastro la Città.

Ma c’è una novità. Anzi due. E nessuno davvero le può tacere o nascondere.


1. La morte del centrodestra.

Fallito il nobile e ambizioso tentativo di Rim, dicevamo, le forze che ne temevano l’esito hanno tirato un frettoloso sospiro di sollievo; mentre le forze a vario titolo e livello coinvolte, in un arco che andava da un estremo all’altro del fronte politico (e quanta strizza deve aver dato la sola idea a lorsignori…) si sono riassestate in un più classico ripiegamento su posizioni tradizionali, di “destra” e di “sinistra” di apparato e/o bottega. 

Cioè, per chi ha un minimo di conoscenza, la scelta tra vuoto spinto e vuoto pneumatico. Ma sempre a carico della collettività.

Ovvero, per dirla in altri termini, quel sospiro di sollievo si è rivelato l’ultimo respiro. Chi è tornato al passato, ci è morto. A iniziare dal centrodestra.

I cui candidati si sono non solo moltiplicati, cioè indeboliti; ma ruotano inevitabilmente intorno al candidato paparelliano, che si chiama Paparella pure lui (hai visto mai che qualcuno potesse confondersi…;) 

Ciò vuol dire, come ognuno capisce, che nel caso un candidato cdx passi al secondo turno, o a vincere sarà il candidato paparelliano, e gli altri centrodestri dovranno convergere e paparellizzarsi al secondo turno; oppure vince uno degli altri centrodestri, ma al secondo turno avranno comunque bisogno dei voti paparelliani e per averli dovranno vendersi quel che non hanno.

Insomma, dopo la sonora sconfitta di cinque anni fa, la situazione nel centrodestra è più mortuaria che mai. Chi vota centrodestra vota Attila. La pietra tombale sulla Città. E la Città ha già dimostrato cinque anni fa che non ci casca più.

Una prece. E via.


2. La morte del centrosinistra.

La situazione nel lato apparentemente opposto, ma come sappiamo trasversalmente unito e siamese nella comune mangiatoia a spese dei Cittadini – la situazione insomma nel sedicente centrosinistra, è esattamente identica e speculare.

Nonostante tutti i contorcimenti e le listarelle dell’ultimo minuto, ad opera perlopiù di esuli pentiti (pentiti di essersi pentiti… :P) e tornati al servizio dell’ovile piddino, la logica è la stessa: chi vota per il centrosinistra vota per il Pd. Cioè per la cosca clientelare antidemocratica più devastante degli ultimi anni: l’unica capace di stare alla pari con la sistematica distruzione civile perpetrata dalle truppe barbare di Attila e dei suoi sodali.

L’unica cosa sedicente “di sinistra” e addirittura “democratica” in Italia che è stata capace di tappare la bocca ai Cittadini su una questione vitale come la salvaguardia della propria Identità, della propria Storia e della propria Democrazia.

Certo, la novità è che non viene ricandidato il disastroso sindaco uscente. Nonché massimo responsabile istituzionale dell’oltraggio del Referendum negato e di Piazza e Democrazia massacrate.

Una delle due grandi vittorie politiche di RuvoLibera e di nessun altro, come tutti sanno. L’altra è aver costretto Attila a rivolgersi a un più presentabile prestanome. Come se servisse a qualcosa…

Nel caso del Pd, però, Pasquale Chieco è il contrario di ciò che si aspetta da un mero prestanome. È persona di rilievo e degna di stima, non compromessa con lunghe militanze a fianco dei capi barbari, e sia pure, anche lì, con l’enorme punto interrogativo dei suoi sponsors piddini.

Arriva troppo tardi per impedire il disastro generato e sponsorizzato da chi l’ha chiamato; ma forse non troppo tardi per una grande alleanza civile, per un governo di salute cittadina tra le forze migliori e realmente democratiche – che è l’unica via per evitare il peggio senza smobilitare il Pd – se questo era l’intento della “chiamata”.

Staremo a vedere il suo tentativo, pur senza illuderci.

Se riesce a imporsi e a rimettere in riga il Pd e farne una forza almeno passabilmente democratica, le sue chances saliranno e si potrebbero aprire delle prospettive.

Se si lascia riassorbire dalle logiche interne del peggior Pd della storia d’Italia, ne seguirà inevitabilmente il declino e il destino.


3. La prospettiva di salvezza cittadina

È ancora possibile in questo contesto così drammaticamente chiaro e incontrovertibile, una reale prospettiva di salvezza cittadina?

Noi siamo certi di sì.

Ne parleremo presto. E faremo le nostre proposte.

Per oggi, alla fine di una quaresima politica che dura da troppo tempo, possiamo solo certificare la morte del centrodestra, ucciso da Attila; e la morte del centrosinistra, se Chieco non riuscirà a resuscitarlo con un’adeguata terapia d’urto.

Entrambi morti senza onore. Senza gloria. E perciò senza resurrezione.




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