La Fondazione Angelo Cesareo è stata costituita ieri presso il notaio Berardi.
La “Nave Sacra”, come l’ha definita il neo-presidente e co-fondatore Nicola Cesareo, ha dunque ricevuto il varo.
Entro un paio di mesi, superate le ultime formalità burocratiche, potrà lasciare il porto e prendere il largo.
Parte con un carico di dolore. Ma anche e sopra tutto di speranza; con gli orizzonti di un’ampia progettualità che andrà via via riempiendosi di contenuti; e con una focalizzazione particolare sui problemi (e gli interventi possibili) nell’età di mezzo della giovinezza – quella in cui Angelo è andato via.
“Servirà ad aiutare altri Angeli come lui” – ha detto il neo-presidente nel suo commosso intervento, rotto dal pianto e arricchito da due preziose citazioni da Agostino di Ippona (sant’Agostino) sul Tempo e sull’altro mondo, platonicamente inteso come casa a cui si torna.
Una quindicina di persone, tra le quali chi scrive ha avuto l’onore di essere invitato, hanno assistito al varo – alla lettura minuziosa delle carte e dello Statuto, dei sogni messi nero su bianco e in attesa di realizzazione.
Nel Cda i tre fondatori (il presidente e i genitori di Angelo – Rosanna e Vincenzo), che hanno coperto le spese di un progetto così impegnativo; l’architetto Nicoletta Iuliano Venuti, il dottor Pasquale Colamartino di Bisceglie e i due “testi” prof. Biagio Pellegrini e Giacomina Lamura.
A tutti il nostro augurio di buona e proficua navigazione.
Se mi è concesso vorrei aggiungere il mio personale augurio e invito e stimolo al mio e nostro provatissimo amico Nicola Cesareo.
La Nave Sacra non poteva avere comandante migliore. Ora però bisogna tracciare la rotta e guardare davanti.
Angelo non è più indietro, nel passato. E non è neanche sulla nave che porta il suo nome – se non col suo nome, e con l’appassionata dedizione di chi lo ha conosciuto, amato, e ne ha raccolto il messaggio. L’impegno, la sensibilità, l’“andare oltre il valico”.
Angelo è lì, in quella sensibilità, in quel messaggio di vita – non in quell’auto, su quella strada, o nell’ospedale. Quelli sono luoghi di passaggio.
Ma dove si rimane veramente, è ciò in cui si è creduto.
Il calvario è sempre terribile e doloroso – ma se il messaggio è quello giusto, come quel “mamma, in fondo sono tutti bravi ragazzi“, ne può nascere una rivoluzione dell’anima. Ed è quello che conta: non la croce in sé, ma l’aver vinto la propria inevitabile mortalità; essere andati “oltre il valico”, ma suscitando l’energia per cambiare le cose.
Angelo lo ritroverai negli occhi di tutti coloro che saranno aiutati, nel suo nome.
Angelo è il limite dell’orizzonte. Per raggiungerlo devi attraversarlo tutto, con tutta la Nave, con tutti coloro che avrai e avrete tirato in salvo per lui.
Non è più tempo di pianti né di rimpianti. La realtà, il “mare”, aspetta, con i suoi flutti apparentemente calmi e le sue tempeste, a volte eclatanti ma più spesso latenti sotto quella calma.
È tempo di sciogliere gli ormeggi e di puntare verso il largo.
Angelo è lì. Non nell’altro mondo (lascia perdere per ora sant’Agostino).
È lì, sull’orizzonte. Ma qui. In questo mondo. Nel futuro reso migliore dal suo messaggio e dal tuo, e vostro, e nostro impegno.
Comincia a studiare le mappe e a dare gli ordini.
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