MORTO UN TALOS, SE NE FA UN ALTRO




Non mi riferisco alla morte del Talos di fatto decretata quest’anno.  Poi divenuta resurrezione e infine retrocessione a ottobre (!) con budget decimato.

Insomma, non mi riferisco all’accanimento terapeutico.

Il vero Talos è morto molto tempo fa.

Crocifisso alla mammella pubblica, alle sue inefficienze, alle sue crisi e ai suoi capricci. Perciò privo dello slancio per volare alto e diventare un’impresa attiva, attrattiva, a valore aggiunto per il territorio.

In pericolo a ogni cambio di maggioranza – e abbiamo dovuto assistere anche al sacrilegio di un Talos strappato per anni al suo creatore: il periodo più brutto.

È così divenuto uno dei tanti filoni di spesa con cui qualcuno campicchia, approfittando dello straordinario talento di Pino Minafra, ieri come oggi e domani una grande risorsa artistica per la Città.

Ma si sa. I grandi non hanno eredi.

Per questo la morte del Talos, il progressivo scomparire di quel gioiello assoluto che è stato una ventina d’anni fa, fa così tristezza e appare così definitiva.

Disperato, il povero Pino ha dovuto prima puntare sull’impresentabile Matteo, venendo risucchiato nella sua sconfitta. Poi scendere a compromessi e farsi riagganciare dai nemici di quello, già a corto di idee come per tutta la legislatura.

Così quest’amministrazioncina caricaturale e sleale, vigliacca, mentitrice, stupratrice di Democrazia, di Legalità, di Piazze e di Storia ha potuto aggrapparsi al Talos e all’ingenuità dei giovanotti che NON hanno mai visto il Talos vero – per raccattare un po’ di consenso spicciolo, ovviamente (ca va sans dire) a spese nostre.

E il buon Pino, nella sua ingenuità, sempre nella funzione di foglia di fico.

Ora la finzione non regge più. Siamo all’atto finale.

Alle porte c’è il Dissesto e se quest’anno si è riusciti a intubare il paziente, la prossima amministrazione non potrà che dichiararne la morte.

È un gran peccato. Un delitto, persino.

Se non si fosse crocifisse le ali tanto tempo fa in cambio della pagnottina sicura (ma dipendente dagli umori di chi era al governo, come si è poi platealmente e drammaticamente visto, con l’allontanamento di Pino ecc…), il Talos avrebbe potuto ascendere a firmamenti prestigiosi.

Quella manifestazione potente, creativa, altra, brillante, vitale, innovativa, è diventata via via – a parte qualche guizzo come i ragazzi della scuola Monterisi – questa cosa moscia, certo non brutta ma appassita, ripetitiva, stantia. L’agonìa prima della fine.

Allora era una straordinaria novità, di una straordinaria qualità.

Oggi ogni paesello ha il suo festival jazz, e la qualità del Talos si è nel frattempo livellata al punto o tale che a volte è difficile percepire, se ci sono, le differenze.

Personalmente, per la stima e l’affetto, immutati, che nutro verso di lui, farei di primo acchito una proposta a Pino, perché ripensi a una manifestazione che abbia lo stesso spirito TRA-VOL-GEN-TE del primo Talos, ma con la dovuta dose di innovazione e magari di stravolgimento creativo.

Ma so che è affezionato alla sua creatura. Posso comprenderlo anche se non lo condivido. I figli so piezz’e core. I festival no. Ma non pretendo che la si pensi come me.

Ora, perciò, non posso che lanciare una proposta pubblica ai tanti creativi, musicisti e non, che stanno in Città e non solo.

Lo ripensiamo un altro Festival?

Una cosa che ti spinga a uscire di casa quali che siano i tuoi impegni, come era allora – quando non avremmo cambiato il nostro piccolo grande Talos neanche con Umbria Jazz?

Ma non solo jazz. Si potrebbe contaminare con altri generi musicali. Con la danza. Con altre arti. Le stelle sono tante…

Un Festival ad Alta creatività.

Siamo aperti anche al titolo. Noi per ora lo chiameremo X Fest. Poi si vedrà.

Vi intriga?

Mandateci le vostre idee o venite a parlarcene. L’indirizzo è sempre lo stesso: [email protected].

Forza: fate vedere chi siete!  Avanti a tutta forza col cantiere delle idee!

Noi penseremo al resto.