PINO APRILE: È UNA GUERRA CONTRO IL SUD


Sottoscriviamo ogni virgola.


È UNA GUERRA CONTRO IL SUD
COMBATTUTA CON ALTRE ARMI

di Pino Aprile

È pulizia etnica, ma con le armi dell’economia e della politica: i dati anticipati da Svimez(l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) confermano che solo quando il Sud fu invaso, messo a ferro e fuoco, saccheggiato e i meridionali massacrati in massa, deportati, chiusi in campi di concentramento, con la scusa dell’Unità, si ebbe un disastro pari a quello di oggi; spargimento di sangue a parte, allora non c’era il divario attuale fra reddito del Nord e del Sud (non esisteva o era minimo, mentre oggi è il più ampio dal giorno della conquista armata del Regno delle Due Sicilie). 


Al Sud non si fanno quasi più figli, la popolazione diminuisce (accadde solo in seguito alle stragi risorgimentali , nel 1867-68, e alla più grande pandemia della storia dell’umanità: la spagnola, nel 1919), la disoccupazione si avvia a divenire condizione generale.

Tutto questo è frutto di scelte politiche che vanno avanti da alcuni decenni, ma negli ultimi anni hanno raggiunto un livello di ferocia inaudito. Il governicchio del fanfarone di Firenze e del suo gelido compare di Reggio Emilia è il peggiore di sempre: Matteo Renzi e Graziano Delrio sono gli ufficiali liquidatori dell’Italia e, per dimostrare ai loro padroni che meritano di essere accolti nel giro buono dei loro servitori, stanno massacrando il Sud più di quanto abbiano fatto i governi precedenti, pur a trazione leghista: ogni decisione, ogni decreto, ogni legge rastrellano risorse a Sud e le portano a Nord, mentre consentono ai signori sovra-nazionali cui reggono il piatto, di spolparsi il Paese.

In Grecia hanno provato, almeno, a combattere; questi quacquaracquà l’Italia gliela portano strisciando. Ora anche il cemento italiano è divenuto tedesco, e dal governo manco un fiato; anzi, vogliono svendere (regalare, forse è più corretto) le Ferrovie dello Stato a qualche loro burattinaio; mentre l’incendio della pineta di Fiumicino può diventare la scusa per trasferire l’Alitalia a Malpensa (che è nel Parco del Ticino: intorno ha più foreste dello scalo di Roma).

Sembra il rastrellamento di tutto il rubabile di un esercito sconfitto e in ritirata. La secessione tentata da Nord, con i razzisti della Lega e i razzisti non dichiaratamente tali, da Forza Italia al Pd, è fallita; questo pare essere il piano B: scardinare anche le panchine al disotto di una certa latitudine e portare tutto al Nord, sino a indurre alla secessione da Sud.

L’Italia non esiste già più; forse non è mai esistita, tranne brevi stagioni in cui uomini illuminati hanno pensato che ormai un Paese c’era, nato male, ma forse aggiustabile. Erano uomini grandi di testa e forti di carattere. Ma li hanno fatti fuori, alcuni politicamente, altri a mano armata, come Moro.

Oggi abbiamo questi quattro ladri di galline, impuniti della peggio specie; colpa nostra: quando un Delrio dice che al Sud non si fanno ferrovie, perché devono studiare le rocce, va inseguito con pernacchie, uova e frutta rancida, finché non ripara in casa e ci resta per i prossimi trent’anni.

La globalizzazione fa a meno degli Stati; un ristretto club di ricchi e potenti oltre ogni immaginazione se li gioca come a Monopoli. E ora si stanno spolpando l’Europa del Sud, a cominciare dalla Grecia e dall’Italia: i Renzi e i Delrio vi aggiungono il condimento, perché a lorsignori sia più gradevole il pasto.

Ma non è vero che non si può fare niente: unirsi, progettare, reagire. Le dottrine orientali insegnano che la potenza dell’avversario può essere usata contro di lui. Possiamo farcela. 


Altrimenti bisognerà farlo lo stesso, ma i tempi saranno ben altri. La lezione di Giovanni Falcone è sempre valida: quello che alcuni uomini fanno, altri uomini possono disfare. Non hanno ancora vinto, finché non decidiamo di aver perso.

Ora è tardi, sto scrivendo (altro) da stamattina, sono incazzato nero. Ma mettiamoci d’accordo su qualcosa e facciamolo.


Pino Aprile

RuvoLibera c’è.