PACCHI VIVENTI


Fra capricci regionali, il classico finanziamento che nelle storie di orrore cittadino non manca mai, e la proverbiale inefficienza dell’amministrazione comunale, gli anziani ricoverati sono a rischio.

Se ne fa carico con una proposta clamorosa, l’ex assessore Nicola Amenduni.

Cara RuvoLibera,


ho letto il post pubblicato a proposito del trasloco degli anziani temporaneamente ospiti della Csa di Riposo Comunale, attualmente ricoverati presso l’ex presidio ospedaliero della nostra città

(ex unità ospedaliera di lungodegenza e riabilitazione).

Devo confidare che da giorni, da quando ho appreso la notizia del trasloco, la questione mi angustiava alquanto e la opportuna iniziativa del Consigliere Comunale Vito Cantatore mi ha dato l’occasione per condividere con altri la problematica, e per questo gliene siamo grati.

Qualche giorno fa anche un altro consigliere, del Gruppo di Rifondazione, mi esprimeva simile preoccupazione.

Io non so, a questo punto, cosa prediligano gli anziani ivi ricoverati; conoscendo un po’ della psicologia e dei bisogni di quella età, per averlo vissuto con gli anziani di famiglia, immagino che ogni trasloco per loro sia un disagio disorientante, avendo bisogno, come ne hanno, di certezze e stabilità sia di relazioni che di contesto abitativo, o alloggiativo come nel caso nostro; pertanto penso che loro vogliano rimanerci fino alla riapertura della storica casa di Riposo ora in ristrutturazione e riconversione ad RSA, per quanto mi risulta; comunque glielo si deve chiedere, non essendo pacchi postali.

Devo dire anche che questa storia mi ha intrigato da molto tempo sin da quando ero amministratore presso il Comune.

Sono tante le ragioni che mi hanno indotto a tale intrigo, ad iniziare dall’inserimento lavorativo, diversi anni fa ormai, in quel contesto, di lavoratori ex LSU della cui adeguatezza professionale mi preoccupavo (vedi, in seguito, qualche caso di inappropriata-assistenza come tutti sappiamo: incidente letale ai danni di una anziana signora di qualche anno addietro); un po’ si era quasi obbligati dal rispetto delle norme sul collocamento, ma forse si poteva anteporre la necessaria idoneità professionale, vista la delicatezza del lavoro a farsi; ciò nondimeno, non si esclude l’abnegazione ed adeguatezza della generalità degli operatori presso la Casa di Riposo.

La questione della inidoneità strutturale della Casa di Riposo Comunale, come si sa, si è protratta per molto tempo, nonostante la struttura godesse dopo tutto, stante la economicità delle rette di ricovero e stante la storica nomea di luogo di mendicità assistenziale per anziani soli e poveri, di un discreto livello assistenziale.

Io sono stato sempre dell’avviso di costruire una nuova Casa di Riposo, più strutturalmente adeguata agli attuali bisogni assistenziali del caso; che non avesse il triste stigma storico dell’attuale luogo (si sa che quando si voleva redarguire una persona anziana, gli si diceva, in dialetto: “Ti mando a Sant’Angelo”).

Naturalmente l’ex convento poteva essere più opportunamente riconvertito ad albergo-ostello, ad esempio, con ricadute occupazionali in più, incluso il positivo transito di giovani stranieri, e non, dalla nostra città( si sa che in Puglia ce n’è poche di tali strutture utili strutture).

Nei paesi limitrofi, si sa, nel settore socio-assistenziale per anziani sono arrivate prima iniziative private; ma i privati, notoriamente, devono fare affari e gli anziani più poveri non li accolgono.

Tutti sappiamo anche il dramma di precarie situazioni familiari in cui è difficile, per reddito o condizioni sociali e lavorative dei parenti, condizioni tipiche della nostra epoca, individualistica ed atomizzante, assistere un anziano allettato nella propria casa, quando questa c’è.

Mi ricordo che intorno al 2006/2007, l’allora assessore al bilancio, per impulso del gruppo di Rifondazione Comunista, avanzò anche l’ipotesi di una piccola tassa di scopo che, con la contemporanea alienazione della Farmacia Comunale (che poi è stata venduta per coprire falle debitorie, a quanto mi consta), avrebbe consentito la costruzione di una nuova struttura; i ruvesi avrebbero capito, nell’interesse della popolazione anziana.

Poi si pensò di mettere a bando di concessione, a favore di privati investitori per una RSSA, che avrebbero goduto anche di un finanziamento regionale, allora previsto (costi pubblici-profitti privati è il caso di dire), un suolo comunale in zona centrale (fronte scuola media Cotugno); ma la cordata, di cui faceva parte una impresa locale, che si aggiudicò l’affidamento del suolo, pur potendo godere del finanziamento regionale, a quanto mi risulta, mi pare rinunciò per sopravvenuta inconvenienza economica, dal momento che nel frattempo altre strutture si erano aperte nei dintorni (si sa che il business non ammette sconti di ordine più sociale).

Poi dalla Regione, durante l’Amministrazione precedente a questa, si riuscì ad ottenere un finanziamento per la rifunzionalizzazione e messa a norma di sicurezza della storica Casa di Riposo, con conseguente riconversione a Casa Protetta, la quale fattispecie di Casa Protetta avrebbe anche permesso la parziale copertura delle spese assistenziali sanitarie a carico del Servizio Sanitario Regionale (cosa, questa, per cui si era perso già molto tempo negli anni, i privati ci erano arrivati prima naturalmente).

Io, se fosse stato possibile da parte della Regione, avrei optato sempre per la nuova struttura, anzichè per la riconversione della vecchia, ma tant’è.

Poi l’aggiudicazione dei lavori attuali, con sopravvenuta variante autorizzatoria, anche per la riconversione della struttura a RSA, con conseguente allungamento dei tempi di riapertura; si poteva far prima? Non so al momento, bisognerebbe verificare documenti alla mano.

Non si parli poi della scelta dei locali messi a disposizione dalla ASL nell’ex presidio ospedaliero; mi ricordo, per quanto mi constava, che ci furono parecchie le resistenze di carattere corporativo da parte di taluni operatori della sanità locale; mi chiesi, e mi chiedo ancora: potevano essere messi a disposizione ambienti più decorosi e/o ariosi?

L’unica cosa, che ho verificato coi miei occhi, è che ambienti più ariosi ed agevoli sono occupati, nelle strutture più recenti, da uffici ed ambulatori diurni in cui non occorre soggiornare anche di notte come purtroppo devono fare i deboli anziani ricoverati (si sa che specie gli anziani allettati hanno almeno il diritto a finestrature più luminose, solari e prospettiche sul paesaggio circostante – a dir poco- a parte la saracinesca/palazzo sciaguratamente costruita qualche anno fa verso est su via Primo Maggio/corso Antonio Jatta).

Pertanto, forse, prima gli uffici e poi le residenze per gli anziani, a quanto pare.

Stamane leggo anche sulla Gazzetta Mezzogiorno un corposo servizio sulla vicenda, con particolare riferimento all’aspetto occupazionale della questione; sul costo dei livelli occupazionali, considerata l’attuale scarsità degli introiti in ordine al numero degli ospiti ricoverati, ci sarebbe da fare delle considerazioni, ma non è questo il momento delle polemiche.

Ora la priorità è il benessere degli ospiti della Casa di Riposo, e poi di conseguenza quella occupazionale.

Se c’è da fare presidi permanenti per questo, onde evitare questo assurdo e veloce sfratto (altre soluzioni dovrebbero essere possibili nella stessa struttura ex ospedaliera), DICHIARO LA MIA DISPONIBILITÀ fin d’ora nel caso si rendano disponibili altri che vogliano, anche rinunciando alle vacanze.

NICOLA AMENDUNI