COME SALVARE IL PATRIMONIO. 2

Nel 2011, quando questa sciagurata amministrazione si insediò, un gruppo di speranzosi cittadini e associazioni (oltretutto “di area”) presentò a CIASCUN consigliere comunale questo umile ma ambizioso papiro.

Risultato a tutt’oggi? Il solito nulla.

Anzi no. Per tutta risposta una delibera del settembre/novembre 2014 ha stabilito l’esatto contrario e le cose non sono cambiate.

Si fanno disastri e si svende il patrimonio pubblico per tappare qualcuna delle voragini. Fino alla prossima.

Ringraziamo Nicola Amenduni per il prezioso contributo di consocenza.

Al Sindaco di Ruvo di Puglia
Agli Assessori
Ai Consiglieri Comunali
E p.c. Commissario pro tempore Ente Parco Naz. Alta Murgia.


Lettera Aperta sulla salvaguardia del patrimonio immobiliare pubblico


I cittadini e rappresentanti di associazioni che sottoscrivono questo documento, esprimono in forma pubblica e attraverso gli strumenti di partecipazione democratica, la propria preoccupazione per gli incombenti interventi di alienazione di alcune fra le più significative realtà  del patrimonio agro-forestale ricadenti nel territorio di Ruvo di Puglia e ancora di proprietà  di Enti Pubblici sottoposti a vigilanza della Regione Puglia.
In particolare, si fa riferimento ai terreni agricoli e manufatti edilizi (masseria, iazzo) in località  ˜Monte di Pietà” già  di proprietà  comunale ed ora ascritti al patrimonio della ASL-BA (procedura di cartolarizzazione ex delibera di Giunta Reg. n. 2427 del 15/12/2009, BURP n. 11 – 19/01/10) ed alle case cantoniere lungo il canale dell’acquedotto (di proprietà  AQP).
La questione del ˜Monte di Pietà” coinvolge non solo un bene ˜pubblico”, che peraltro riveste per i tempi correnti un valore economico vicino alla marginalità, ma la memoria storica e sociale che è incastonata in questo ˜pezzo di terra” che appartiene alla collettività . I circa 150 ettari dell’appezzamento e la masseria annessa rinvengono dalla massa patrimoniale (molto probabilmente dell’antica nostra Universitas) è  destinata al supporto delle attività  assistenziali e benefiche, che nei secoli scorsi si basavano sull’uso comune e sui proventi di tali beni immobili;


Purtroppo tali immobili furono pretesi, insieme ad altri più pertinenti come lo stesso locale ospedale, dalla Regione Puglia per iscriverli al patrimonio del sistema sanitario regionale in base al disposto dell’ordinamento nazionale in tema di sanità  (D.Lvo n. 502/ 1992), in quanto considerati, impropriamente, beni strumentali alle funzioni sanitarie delle ASL;
il nostro Comune, come altri, con un deliberato di Giunta Comunale (n. 300/1998) fu costretto a cedere i beni immobili e mobili in questione, anche se sotto condizione: “detto trasferimento è da ritenersi valido ed efficace qualora i beni immobili abbiano vincolo di destinazione all’AUSL BA1”.
;
Resta ora la contraddizione che la Regione, con la succitata delibera di Giunta Reg.le, dispone la vendita di quei beni in quanto non strumentali al servizio sanitario, per cui si ritiene che il Comune debba legittimamente pretendere la  loro reintegra al patrimonio comunale, tanto più che su quei terreni dovrebbe insistere un vincolo di uso civico.


Pende su questo possedimento la svendita (stimata, sembra, intorno ai 123.000 euro, e questa cifra da sola deve far riflettere!) a privati che ne andranno a snaturare forma e funzione in nome di una malintesa “imprenditorialità” che ha già  dato i suoi assai velenosi frutti mediante spietramenti, messa a coltura di pascoli e soprassuoli non vocati e in definitiva un irreversibile danno ambientale; infatti, i terreni di Monte di Pietà  non risultano ancora inseriti nella predetta delibera regionale, in quanto, verosimilmente, oggetto di sequestro giudiziario per le note vicende degli spietramenti in Alta Murgia, effettuati illecitamente, forse, da soggetti che avevano ottenuto in fitto i terreni stessi.


Queste terre sono invece frutto di sacrifici, di lavoro umile e misconosciuto, di una lungimiranza oggi non comune, di un atto di solidarietà  fra classi e generazioni a cui gli attuali Amministratori e classi dirigenti del paese crediamo debbano inchinarsi e considerare come atto esemplare di costruzione di un senso comune di cittadinanza.


Svendere significa purtroppo buttare via per sempre, per coprire buchi di bilancio o voragini di malaffare, una memoria di quando a Ruvo i poveri, gli anziani, gli ammalati, erano tutelati, nelle forme allora possibili, per la loro dignità  e i loro inalienabili bisogni (anche il toponimo è emblematico della memoria storica della comunità ruvese); oltreché perdere una preziosa occasione di destinare gli immobili a funzioni, attuali e moderne, di fruizione pubblica dell’ambiente, di educazione ambientale, di escursionismo naturalistico, di centro sperimentale e di studio dell’evoluzione delle biocenosi nel Parco Alta Murgia ecc.
La preziosa proposta dell’Ente Parco di effettuare la prelazione, possibile per legge, di questo bene, attende purtroppo una reale concretizzazione.
È da considerare anche, in base a quanto dispone il Codice dei Beni Culturali, che ogni alienazione di immobile di valore storico-culturale di proprietà  pubblica, comporta la preventiva autorizzazione dell’autorità  di vigilanza.
Altrettanto emblematico è il caso del Bosco Scoparello e dei limitrofi residui querceti naturali di quella che fu già  la vasta Selva Reale nel nostro territorio (attualmente, circa 400 ettari, solo considerando la parte pubblica) e delle annesse masserie ancora di proprietà  demaniale (ex-ERSAP), come delle case cantoniere dell’AQP che affiancano l’acquedotto nella stessa località (anche queste ultime a rischio svendita). Lo stato di totale abbandono e il pericolo di crollo degli immobili, gli incendi ricorrenti dei boschi a cui mancano da anni le buone pratiche selvicolturali, la mancanza di pulizia dai rifiuti dei sentieri e della pineta che fanno immaginare più a una discarica che ad un residuo preziosissimo di area naturale da tutelare e da fruire con rispetto e consapevolezza, dicono già  tutto di come viene “tutelato” un bene pubblico più unico che raro e di come questo viene visto dalla comunità: qualcosa di inutile, superfluo, improduttivo che sarebbe meglio alienare, meglio perdere che gestire con sacrificio, coraggio e lungimiranza.
Il Comune aveva pure, nel recente passato, programmato un sistemico progetto di fruizione turistica e naturalistica di tale areale; le recenti lodevoli iniziative di restauro funzionale di alcuni dei beni architettonici comunali, in sinergia con l’Ente Parco (le strutture “Torre dei Guardiani” nelle contrade di Jazzo Rosso e di Lama Pagliara), ci auguriamo rappresentino l’inizio di un percorso amministrativo virtuoso, che può essere foriero di possibilità occupazionali in un qualificato ambito giovanile, ambientalmente sostenibili, perché basate sulla rinnovabilità delle risorse ambientali e non sul loro spreco.


Cogliamo l’occasione per segnalare anche ciò che a noi appare una necessità  per il bene comune della nostra comunità: una azione amministrativa tesa alla salvaguardia del grande patrimonio di terreni a destinazione agro-forestale che il nostro Comune possiede, e che rappresenta solo un residuo di quello che fu un più vasto patrimonio (centinaia di ettari in beni ad uso civico e beni patrimoniali) ancora funzionale alla nostra qualità  di vita come delle generazioni future, attraverso anche la loro riconversione naturalistica, in caso di terreni a coltura non redditizia, al fine di ricostituire corridoi ecologici attraverso un sistema diffuso di isole di biodiversità; a tal fine sarebbe proficuo programmare tale azione di governo all’interno della pianificazione territoriale in corso (PUG). Inoltre queste aree contengono aspetti di attrattività  da diversi punti di vista:
  1. innanzi tutto storico, poiché si tratta di lembi di “paesaggio culturale”, spesso, sfuggiti alle trasformazioni,
  2. aspetti vegetazionali, naturali ed agricoli,
  3. geomorfologici (si pensi ai campi carsici solcati, quasi ovunque distrutti, ma anche ad altre peculiari evidenze carsiche superficiali e/o sotterranee).


    1. Per questo ci preoccupa la corrente e diffusa cultura amministrativa tendente alla dismissione dei beni patrimoniali pubblici, in tempi di crisi della finanza pubblica, in un malinteso senso del cosiddetto federalismo fiscale e demaniale, per cui si cede alla facile tentazione di vendere i beni pubblici, per far facile ed effimera cassa, privando per sempre la comunità , specie la più debole, di beni e spazio pubblico essenziali (nel caso dei terreni agro-forestali, in quanto poco redditizi nelle logiche di mercato ma di alto valore ambientale, ciò sarebbe poco saggio e previdente).


Il senso di questo nostro appello agli Amministratori e alle forze politiche comunali, alle soglie di una campagna di rinnovo del Consiglio Comunale è quello di porre in atto tutti i possibili interventi e procedure per scongiurare la privatizzazione di questi beni appartenenti alla comunità .


Auspichiamo che tutti Voi, elevati al difficile compito di gestire il bene comune, abbiate ben presente i limiti invalicabili fra la valorizzazione e la tutela, fra la conservazione della memoria e la lusinga del profitto immediato, fra il preservare biodiversità ed equilibrio e la distruzione irreversibile di esperienze e risorse.
A chi scrive sembra superfluo ricordarVi le alternative: una fruizione ricreativa rispettosa e  sostenibile da parte della comunità , una possibilità  di occupazione giovanile nell’ambito dell’educazione ambientale e dei percorsi agri-turistici, un polmone verde assediato dall’abusivismo edilizio, un’area di studio e di ricerca scientifica, un paesaggio che è memoria di quello che siamo stati e che ancora possiamo essere.
Chiediamo un intervento, rapido, immediato, da parte di tutte le Autorità  che dimostrino di avere voce, e capacità , affinché¨ queste terre e queste costruzioni rimangano pubbliche e vengano gestite e tutelate al meglio delle possibilità  progettuali attuabili.


Aspetteremo e valuteremo le risposte a questo nostro appello e siamo certi che una cittadinanza consapevole e matura saprà  anche giudicare e praticare forme e strumenti di partecipazione e pressione civile inimmaginabili, quando un valore d’uso così pregnante, come i boschi, le masserie, i pascoli della propria terra, che ne rispecchiano nel profondo identità  e senso vengano messi in forse.


un saluto fraterno


Angelantonio Minafra
Giuliano Chiarulli
Antonio Mazzone
Maria Leone
Nicola Amenduni
Antonio Minafra
Maria DiGioia
Graziano Gadaleta
Francesco Fiore
Stefania Cantatore
Carmen Roselli
Antonio Lamura
Onofrio Caputi Iambrenghi
Mariano Fracchiolla
Pierfederico La Notte
Raffaele De Leo
Salvatore Basile
Mimmo Lorusso (Associazione Terrae – Ruvo)
Alessia Di Bitonto
Pasquale Pisicchio (Guardie per l’Ambiente – Puglia)
Grazia Ippedico
Maria Beatrice Saldarelli (AVIS Ciclisti Terlizzi )
Vincenzo Iurilli (Gruppo Speleologico Ruvese)
Associazione Pro Loco Ruvo di P.

A.G.E.S.C.I. Ruvo 1


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