IL SINDACO SI INGINOCCHIA AL DIKTAT DELLA DIOCESI


INCREDIBILE EPISODIO DI VIGLIACCHERIA ISTITUZIONALE

 
RUVO, CATTEDRALE, 25 GIUGNO 2015.Una colossale operazione culturale viene incredibilmente offuscata da una ancor più colossale assenza. L’assenza del Sindaco e di tutta l’Amministrazione
Non uno straccio di assessore. Né l’ombra di un consigliere, un usciere, la donna delle pulizie. Nessuno. Fuga su tutta la linea.
Tutti piegati davanti a un ordine “dall’alto”. Incredibile e scandaloso. 
 
Il libro di don Summo
L’antefatto: la guerra del capitolo
Don Salvatore e la Diocesi sono ai ferri corti. Il parroco ruvese con un lungo e certosino lavoro documentale, assemblato e pubblicato in un librone di 600 pagine, ha scoperto che ben 16 appartamenti sono lasciati impropriamente nella disponibilità della diocesi (ovvero per il sostentamento del clero) mentre sarebbero proprietà della parrocchia Cattedrale, da adibirsi alla cura delle anime, secondo l’espressione ecclesiastica. 
Insomma questi 16 appartamenti (3-5 milioni di euro, all’incirca) se li gode la diocesi mentre dovrebbero goderseli la parroccia e i parrocchiani della Cattedrale.
Sarà giusto? sarà sbagliato? Chi lo sa. Noi non abbiamo ancora letto il librone, ricevuto ieri. Ma quale che sia la risposta, NON si può negare che l’argomento era di precipuo interesse cittadino, e che il Sindaco o suo rappresentante DOVEVANO esserci.
La Platea ritrovata
Accanto al lato monetario/immobiliare, vi era un altro elemento, culturalmente ancora più importante.
La Platea, il librone su cui la Cattedrale segna da quasi 400 anni le cose importanti della parrocchia e della Città, è stata completamente e magistralmente digitalizzata (grazie a Tommaso Lauciello) ed è quindi da oggi disponibile, e molto più fruibile, per una più vasta platea di studiosi e interessati, in attesa di essere distribuita anche su internet.
 
Qualcosa di gigantesco, nel fragile tessuto culturale cittadino, ben più propenso alle braciole e allo zinnannà.
Aggiungeteci l’irripetibile scenario della Cattedrale, un eccellente quartetto d’archi e l’organizzazione della Pro Loco, la più istituzionale e “governativa” delle associazioni culturali.
In più, i cittadini che gremivano la Chiesa: ma sappiamo che i Cittadini all’Amministrazione non interessano, a meno che non abbiano la bocca tappata…
Insomma don Salvatore prova a ristabilire quella che secondo lui è la verità.
La Diocesi lo attacca brutalmente e preventivamente e invita, o ordina per i più pavidi, a disertare l’evento (“quel libro offende tre vescovi e due sacerdoti morti”, è la vulgata, che al momento non abbiamo modo di confermare né smentire).
E che cosa fa il nostro sindaco cuor di leone? E che cosa fa questa Amministrazione a cui nessuna vergogna pare sufficiente?
Il Sindaco interviene in difesa del parroco ruvese che vuol portare ricchezza a Ruvo? Macché.Prende una posizione prudente, del tipo non ho letto le carte, non posso esprimermi, ho solo portato il mio saluto – figuriamoci.

Porta una parola di pace, un “sono sicuro che troverete il modo di riappacificarvi” – ma manco per idea.
Entra a gamba tesa e dice caro don Salvatore non sono d’accordo? Neanche nella più sfrenata fantascienza.
Ma allora che fa il Sindaco di Ruvo di Puglia, con tutta l’Amministrazione?
Se la squaglia.
 
Se la squagliano!
Obbediscono come soldatini al diktat della Diocesi.
Tappare la bocca a 26mila Cittadini per loro non è affatto un problema. Ma se parla la Diocesi… dritti sull’attenti!
A questo siamo.
La più importante autorità civile cittadina agli ordini dell’episcopato. Obbedisco!
 
La lettera scarlatta (per la vergogna)
È così che Ottombrini fa pervenire una lunga e lagnosa lettera, su lussuosa carta istituzionale – una lettera che non siamo autorizzati a pubblicare ma che abbiamo, ahinoi, avuto il “privilegio” di leggere.
Un vero e proprio capolavoro di ipocrisia istituzionale e di codardia politica in cui tra ammiccamenti e retorica d’accatto giganteggia il “non voglio schierarmi“, il “non vorrei che si pensi“.
Il Sindaco (se mai ha capito cosa significhi) di questa Città NON HA IL CORAGGIO né l’intelligenza politica per affrontare una pur facile querelle del genere, comunque rilevante per la Città, e in cui bastava un minimo di preparazione per cavarsela elegantemente, se non per imporsi come mediatore o addirittura volgerla a proprio vantaggio.
Ma la paura e l’ignoranza hanno fatto aggio.
Don Abbondio, il prototipo dei paurosi e vigliacchi, al confronto era un eroe.
E tutta l’Amministrazione al seguito di tale condottiero. Nella stessa figuraccia biblica. Nel medesimo baratro.
 
Incredibile. Dovrebbero dimettersi tutti all’istante e chiedere scusa di esserci stati. Ma sono troppo vili per farlo. Speriamo in un miracolo, in un intervento divino, se possibile, visto che hanno anche offeso la Chiesa, oltre che la Città, i Cittadini, la Verità e la Cultura.
Troveranno finalmente il coraggio?
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foto di Mario Albrizio.Ecco la notizia data in diretta ieri sulla pagina Facebook di RuvoLibera, alle parole di un costernatissimo e un po’ incacchiato (più che giustamente) Cleto Bucci

CATTEDRALE. ASSENZE IN PLATEA

La Platea della Cattedrale viene digitalizzata e messa a disposizione di tutti, con le più moderne e diffuse tecnologie.

L’augusto librone che racconta la Città dal 1600 è ora patrimonio non solo di sparuti studiosi, ma di tutti.

Una gigantesca operazione culturale voluta dal parroco don Salvatore Summo e per la quale, dice accoratamente il relatore Cleto Bucci, ‘qualcuno stasera qui ci doveva essere’.

Il riferimento è alla clamorosa assenza dei rappresentanti del Comune, sindaco e assessori.

Un’assenza pesantissima, che andrà adeguatamente giustificata o dovrebbe spingere qualcuno a trarne le dovute conseguenze. Intanto la Platea è finalmente per tutti. È il caso di approfittarne, tutti, religiosi e laici, per la crescita comune di tutta la Città.