RUVESI SI DIVENTA

Come mandare un Ruvese in Regione e far ripartire la Città.




Tutti si stracciano le vesti per la mission impossible di eleggere un ruvese alla Regione il prossimo 31 maggio. Il mio amico Matteo sta già inondando i telefonini di inutili messaggini piagnucolosi, della serie “e meh, e dai“…;)

Ma se guardiamo i dati e ragioniamo freddamente, per l’elezione non c’è solo uno spiraglio. C’è una vera e propria autostrada. Per chi la sa vedere.

La scorsa volta infatti, 5 anni fa, sono bastati solo poco più di 4mila voti per beccarsi uno dei 18 seggi spettanti alla circoscrizione di Bari, cui Ruvo è aggregata.

Solo 4 mila voti. Venghino siori… E non è finita qui, perché il prevedibile aumento dell’astensione renderà probabilmente ancora più appetibile quella quota in termini reali.

La condizione ideale è quella di lista aggregata alla lista principale del candidato governatore eletto. È il caso appunto dei 4mila voti. Ma se si scorre l’elenco degli eletti si vede che la maggior parte delle possibilità è sotto o appena oltre i 10mila voti. Ben 11 eletti su 18.

Ora, tornando a noi, dei tre candidati ruvesi solo il povero Matteo ha un residuo di affiliati della vecchia cosca clientelare (la madre di tutti i carciofi…).

Ma sicuramente molto meno di 4mila voti. Senza contare che a lui ne serviranno di più, perché non ha trovato posto se non nello schieramento diviso e perdente centrodestro.

Gli altri due candidati non hanno alcuna base clientelare. La candidata di Sel dispone di una forza teorica molto inferiore: 510 voti nelle comunali 2011

L’altro candidato, spuntato fuori all’ultimo momento in una lista collaterale di sostegno a Emiliano in sostituzione dell’ottima candidata che aveva il difetto di essere libera – è consapevolmente destinato al martirio

I maggiorenti di quel che resta del Pd ruvese voteranno altri e lui lo sa. Peccato – perché giocando bene le carte e con un partito leale (se lo fosse stato) alle spalle, poteva avere delle possibilità. Invece lo mandano allo sbaraglio con la solita allegria.

Insomma Ruvo pare destinata ancora una volta a rimanere in bianco.



Tutta un’altra storia.

Ma le cifre e un minimo di analisi politica raccontano tutta un’altra storia.

Ruvo dispone di oltre 21mila voti (elezioni comunali 2011). Più che sufficienti a garantire l’elezione in qualunque lista. Il più votato in assoluto nel 2010, Massimo Cassano, Pdl, ne prese poco più di 18mila.

Quindi dov’è il problema? Perché noi non possiamo comprarci il “nostro” bel consiglierino regionale anche se abbiamo un sacco di “soldi” in tasca?

Abbiamo abbastanza voti da poterne eleggere due. Con un po’ di fortuna tre. Ma siamo politicamente amministrati da schiappe da almeno 20 anni e questi sono i risultati.

In sintesi, siamo divisi. Permangono ancora i vecchi recinti, ormai residuali in senso ideologico, ma ancora forti in senso clientelare. A destra e a sinistra, se queste parole contano ancora qualcosa. (No, giusto. Non contano. Pardon…;)

E Matteo, l’unico che potrebbe forse sperare in un colpo di fortuna o nel famoso calcio nel sedere che favorisca il suo squinternato vascello elettorale, è ormai un pugile suonato ai bordi del ring in attesa del fischio dell’arbitro.

E siccome Matteo ritiene che il maggior responsabile della sua clamorosa sconfitta del 2011 sia io, come ha ripetuto davanti al giudice – eccomi qui a risarcirlo con questa allettante proposta.



Un Ruvese in regione. Un’Autostrada chiamata Democrazia

Infatti, Ruvo può, e secondo noi deve, avere il suo consigliere regionale. Perché, a parte Taranto, è nei guai come nessun’altra Città di Puglia e ben poche in Italia. E questo grazie a Matteo e ai suoi scendiletto, su su fino a Ottombrini e compagnia.

Sarebbe stato infinitamente meglio la candidata laica bocciata dal Pd: il fatto stesso che sia stata bocciata dal Pd, da quello che il Pd ruvese è diventato, ne dice il valore…

Ma tant’è –  ragioniamo su quel che c’è.

Ora, come fa un pugile suonato, che quando era in forze ha posto le premesse per la distruzione della Città, sperare di essere votato da quegli stessi Cittadini di quella stessa Città che i suoi catastrofici epigoni a palazzo Avitaia stanno mandando in fallimento?

Semplice. Chiedendo scusa. Assumendosi le sue responsabilità. Dimettendosi immediatamente dal Consiglio comunale con tutta la sua squadra e mandando il Comune in commissariamento prima che i dilettanti al potere sfascino tutto il resto.

E, dulcis in fundo, prendendo su di sé la assoluta responsabilità di far rifare il progetto per Piazza Castello, rispettando l’iter legale, la trasparenza e la volontà dei Cittadini.

E da qui far ripartire tutta la Città. Riparando agli errori commessi.

Per iscritto. Con impegno davanti al Comitato Referendario e ai Cittadini.

Questa è la via per andare a Bari. Una via unica e obbligata, ma agevole e sicura. Anzi, piuttosto un’Autostrada. Un’autostrada chiamata Democrazia.



Votare, che fastidio

Come fare infatti a chiedere voti a una popolazione sfiduciata, che non crede più a nulla e nessuno e non ha certo tutti i torti; che probabilmente pensa di non andare neanche a votare perché tanto è un fastidio inutile?

E che se va a votare l’ultimo nome che le verrà in mente è quello di chi ha sfasciato tutto prima degli altri, almeno fino a quando non è comparsa all’orizzonte la tragica e colpevole amministrazione attuale?

Beh, Matteo. Io conosco più di 1.000 Cittadini che hanno sfidato il freddo e gli strali dell’amministrazione per andare in Piazza e firmare per un certo Referendum.

Uno di quelli eri tu. E per questo ti sei meritato questa proposta. A mali estremi…

E tu sai meglio di me a quanti voti ammontano 1.000 firme convinte e decise (ma molte di più nella realtà), se qualcuno di credibile prende su di sé il loro peso. Una credibilità che solo i Cittadini che il Comitato rappresenta possono dare a chi ne raccolga la missione, con le dovute garanzie

Quando diciamo che quella Piazza è il Cuore Vivo della Città, sappiamo bene di che parliamo.

Noi abbiamo orgogliosamente raccolto il peso e la responsabilità di quelle firme, e delle tante altre che potrebbero seguirle.

Ma noi non siamo né volevamo essere candidati. Perciò, a chi affidare questo tesoro perché venga messo a frutto anziché dilapidato come al solito?


Ruvesi e non solo

Ora vogliamo vedere se tra i Ruvesi, ma non solo, ci siano candidati che anziché venire a ripetere a pappagallo le solite formulette del cacchio che resteranno lettera morta un minuto dopo le elezioni, vengano invece a prendere un impegno sacro e vincolante con i Cittadini, con la Storia, con l’Identità e con la Democrazia di questa Città.

Non abbiamo preferenze. Va bene chiunque credibile che prenda l’impegno con noi in nome dei Cittadini innamorati della propria Città.

Non abbiamo recinti, né clientele, né interessi che non siano quelli del Bene Comune. Siamo aperti al dialogo con tutti.

Ma l’offerta è limitata. Prima che altri candidati ci saltino sopra. 

Pensaci, Matteo. Dimettiti dallo scranno comunale. Per una volta sii d’esempio. E vola verso Bari a finire dignitosamente una carriera che forse può ancora, in extremis, trovare un riscatto. O finire rovinosamente qui tra le rovine di quella che fu il gioiello della regione.

Non pensarci troppo a lungo. Il tempo stringe, l’occasione vola, la poltrona strapagata a Bari fa gola a tutti; e d’altra parte, per noi, la Piazza, la Città, la Democrazia sono troppo importanti.



Uniti nel dare voce ai Cittadini

Trasformiamo queste elezioni nel Referendum che questa sciagurata amministrazione vuole negare ai Cittadini. Ridiamo fiato alla Democrazia

E anche se – sono sicuro che non te la prenderai…;) – personalmente sarei più contento di rianimare bocca a bocca un’orca spiaggiata piuttosto che ridare forza a te, io sono disponibile ad ogni sacrificio per la mia Città e la sua Democrazia

Tu? Gli altri candidati? Solo vuote formulette o questa volta siete pronti a un impegno concreto?

Chi è per la Piazza? Chi è per la Legalità? Chi è per la Partecipazione? Chi è per la Rinascita della Città? Chi è per il Referendum?

Quello manderemo a Bari tutti insieme, per il bene di Ruvo. Dovunque sia nato. Quello e nessun altro. Perché solo chi si fa carico davvero dei problemi di Ruvo, è un vero Ruvese.

D’altra parte, essere nati a Ruvo non è una garanzia: tutti lo sono, anche chi l’ha distrutta e portata al disastro.

A noi interessano Ruvesi nell’anima, che si accollino l’impegno che taluni ruvesi dell’anagrafe non vogliono prendere, anche a costo di mortificare e offendere Leggi, Cittadini e Democrazia.

Non è una questione di sangue. Ma di idee. Di serietà. Di Dignità. Di Identità. Di Democrazia. Di progresso.

Solo chi ha a cuore questosolo chi non svende e distrugge  la sua Città – solo chi ha a cuore la parola dei Cittadini e l’imperio della Legge – può dirsi davvero Ruvese.

Ruvesi si nasce. Veri Ruvesi si diventa.



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Lui Batte. Ruvo Vive.