Una classe “dirigente” coloniale

IL PESCE PUZZA DALLA TESTA, INFATTI, L’EXPO…
E queste, Milano e la Lombardia, sono la città e la Regione da cui dovremmo prendere esempio? Il pesce puzza dalla testa:

– la linea alta velocità ferroviaria Milano-Torino è stata progettata per far correre 350 treni al giorno, fra trasporto merci e viaggiatori. A parte i costi a chilometro (rotaie d’oro sarebbero costate meno), su quella linea passano Zero treni merci e 22 treni passeggeri al giorno. Noi abbiamo pagato l’immondo spreco. E nessun altro paga? E per buttare soldi lì, si sono tolti altri treni al Sud e non si è ancora fatta, in un secolo e mezzo, la linea per far arrivare un treno bestiame delle Ferrovie dello Stato a Matera? E il genio autore di tali disastri lo si promuove a dirigere nientemeno che Finmeccanica?

– L’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, Brebemi, costata una tombola a chilometro e progettata per 80mila automezzi al giorno, stenta a vederne 11mila, nonostante il calo delle tariffe. Noi abbiamo pagato l’immondo spreco. E nessun altro paga? E nessuno si è accorto di cosa finiva sotto quella strada? E per buttare soldi lì, la Sardegna resta l’unica regione senza un metro di autostrada e al Sud, da oltre mezzo secolo, si torturano gli automobilisti con la Salerno-Reggio Calabria appaltata solo a imprese del Nord e subappaltata “in loco” a chi di dovere?
– L’Expo comincia fra 54 giorni e (come documenta una bella inchiesta di Gianni Barbacetto e Marco Maroni), nessuna delle grandi opere promesse a tutto il mondo, per vincere l’assegnazione (a cominciare dalle strombazzate “vie d’acqua”) sarà realizzata; delle altre opere (il minimo sindacale), meno del 20 per cento è stato costruito e non è stata nemmeno completata la base attrezzata di cemento su cui dovranno esser eretti i capannoni (di quelli per gli ospiti stranieri, ne sono pronti 2 su 54); addirittura, lo sgombero dell’area da rifiuti speciali e strutture di risulta, che doveva essere completato entro il 2013 e costare scarsi 60 milioni (però!), costerà più del doppio e terminerà, se va bene, due mesi dopo l’inizio della Fiera, e se va male, dopo che l’Expo sarà finita! E, per via del tipo e della quantità di inquinanti, a esposizione conclusa, l’area dovrebbe essere inutilizzabile per usi civili, per esempio farne una città universitaria (siamo nella città che ha fatto erigere un quartiere immenso, il Santa Giulia, ora inabitabile, su una delle più fetenti e “storiche” discariche d’Europa).
– L’avidità della classe dirigente responsabile di questi disastri è pari solo all’arroganza e alla incompetenza. O abbiamo dimenticato che è la stessa che pretese il trasferimento del traffico aereo di Fiumicino e della compagnia di bandiera, l’Alitalia, all’aeroporto di Malpensa, che ha devastato il Parco del Ticino? L’operazione era scellerata, costosissima e inutile. Ma dalla Lega alla Moratti, allora sindaco di Milano, all’allora presidente Formigoni (leader di Comunione e Fatturazione) la si volle a costo di “far fallire l’Alitalia”, se non si spostava in Lombardia. Beh, almeno un risultato lo ottennero!
– Ora, provate a immaginare cosa sarebbe stato scritto e detto, se una qualsiasi di queste grandissime porcate fosse successa a Napoli, a Bari, a Catania. Chi usa scrivere, per dire che un progetto è assurdo, che sarebbe come fare le Olimpiadi (o i Mondiali di calcio, non ricordo più) a Palermo, non aveva ancora visto di cosa sono capaci con l’Expo a Milano! E anche con il resto. Speriamo che i paragoni vengano aggiornati…
– Cosa voglio dire che i cattivi, “invece” stanno al Nord? Figurarsi! Voglio solo dire che “la classe dirigente” di questo Paese fa disastri proporzionali al potere e alle risorse che, purtroppo per noi e per colpa nostra, gestisce. Così “la classe dirigente meridionale” si fa complice di quella nazionale, in cambio di gran bocconi ad personam e di briciole da distribuire alla clientela politica, per comprarne il voto; e la “classe dirigente nazionale”, che è esclusivamente centro-settentrionale, salvo eccezioni che si contano sulle dita di una mano (mettiamo pure due, tié!) fa la stessa cosa, molto più in grande. Con in più, la pretesa di esser d’esempio. D’esempio, certo, ma sappiamo quale.
Pino Aprile
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