PIAZZISTI



Tentare di attuare l’intervento urbanistico più importante nella  storia della città dai tempi dell’ingegner Egidio Boccuzzi senza avere l’onestà e la serenità di garantirne l’indirizzo migliore rivela un atteggiamento da piazzisti di palazzo.

Gli stessi piazzisti che hanno appioppato alla comunità la lapidazione di piazza Dante propinandola per la sua riqualificazione.

L’ex villa comunale – come di solito si chiamano i giardini pubblici  nel sud d’Italia – per lustri persistente all’ordinaria incuria con cui è stata manutenuta – è stata ridotta a un luogo indefinito, tra il campo da minigolf e un vasto solarium, abilmente congestionato dalla  presenza ossessiva di pessime panchine, risultando poi mutilata di un suo quadrante – convertito a spianata del tempio – e aggravata dalla  presenza di una moderna fontana sbagliata.

Le caratteristiche aiuole all’italiana sono diventate all’inglese ma solo nel prato che delimitano, mentre una dozzinale fontana degli anni ’80-’90 (non funzionante) è l’unico oggetto immune al nuovo intervento architettonico.

La città tuttavia ha una nuova abbagliante radura che finalmente consente una limpida visione della decadente facciata dell’edificio fatiscente del suo ultimo contenitore culturale, l’ex cinema Vittoria – ancora persistente e forse soggetto all’obbligo del decoro urbano.

La particolare cura posta poi per l’infanzia e la senilità, superando  anche gli standard scandinavi, giustifica il colossale ritardo con cui si sono conclusi i lavori.



Gli altri marchiani errori magari saranno evidenziati dai numerosi  esperti locali dell’interesse pubblico connesso all’ordinato sviluppo  urbanistico.

Per sorbirsi una piazzata bisogna essere un po’ ingenui, ma dopo piazzetta le Monache – la prima realizzata in città – e la storpiatura  dell’ex villa comunale forse è naturale avanzare delle preoccupazioni  circa l’ultimo proponimento del palazzo per la piazza principale  della città.


Il progetto presentato è forse il migliore progetto ideato? o non si è voluto destinare dei fondi per un concorso (per piazza Matteotti lo indisse la FONDAZIONE NASTI nel 2001) solo per evitare gli errori e i  ritardi di piazza Dante? e in tal caso, è opportuno esseri austeri e stabili quando si pensa di riqualificare la zona di maggior pregio della città? 

La Soprintendenza ai Beni Archeologici ha mai fornito ipotesi attendibili circa la possibilità che Orazio abbia mai potuto passeggiare nei pressi del municipio? E’ proprio vero che si perdono i soldi se non si parte immantinènte?

Piazza Giacomo Matteotti non è una semplice pertinenza del palazzo.

I cittadini sono scesi in piazza, proprio dove sarebbe opportuno riportare il discorso, senza tentare di lavorarsela con motivazioni da filodrammatici.

La democrazia è nata nella piazza della città
Il referendum è uno strumento della democrazia.

Celebrare al più presto un referendum nato in piazza per decidere del  futuro della piazza sarebbe un perfetto atto dovuto di democrazia, che una piccola comunità come la nostra si meriterebbe, almeno ogni tanto.


Un referendum poi eviterebbe qualsiasi piazzata.

 P. S. ***
 Essere italiani: Aldo Rossi raccontava che essere italiani significa  avere semplicemente in mente, nel corpo, delle immagini di città,  l’atmosfera di una strada. di una piazza, quell’insieme di pietra e  cielo che si ritrova solo in Italia. Non c’è niente di più semplice di
una piazza – punto culminante della fusione fra architettura e città, punto centrale e cesura dell’urbano – come una vocale, una vocale  limpida e sonora, è centro della lingua italiana.

Essere ruvesi?

paquio proculo