Il Natale Perfetto





Ogni uomo, ogni donna ha dei deficit, delle contraddizioni, alcune lampanti altre meno.


Non siamo perfetti, questo è evidente, ma non dobbiamo arrenderci all’evidenza delle nostre mediocrità, delle nostre pubbliche virtù e dei nostri vizi privati. Per una ragione molto semplice: la verità su ciascuno di noi è destinata ad affiorare.

Se le pubbliche virtù sono condizionate dai vizi privati, esse non sono più virtù ma inganni pubblici. Se i vizi privati sono influenzati dalle pubbliche virtù, non vi è alcun guadagno. Il vizio resta tale ed è destinato ad essere rinforzato dall’esercizio dell’inganno pubblico.

Molti avvenimenti negativi hanno segnato il 2014, incidendo sul clima psicologico delle nostre comunità. Per molti aspetti si è trattato di un annus horribilis, come direbbero i nostri avi latini.

Sul piano dell’etica pubblica, intrallazzi e ruberie hanno spopolato. Non vi è stato giorno che sia andato esente da reati contro la Pubblica Amministrazione. Da Nord a Sud è stato tutto un concerto di corruzione e malaffare. Nessuna Gotenstellung (Linea Gotica) fra un Nord adamantino e un Sud risucchiato nei vortici delle mafie.


Milano è ladrona come Roma.

L’Italia si è rivelata una ed indivisibile, secondo il dettato dell’art. 5 della nostra Costituzione, ma sotto il profilo del degrado morale, che è figlio naturale e degenere dei vizi privati.

I credenti parlano di “«peccati», e papa Francesco ha opportunamente chiarito che se tutti siamo peccatori, quindi bisognosi della misericordia di Dio, non tutti siamo corrotti, perché la corruzione del cuore non ha facile rimedio. Se pure un corrotto si accostasse al sacramento della riconciliazione ed entrasse in un confessionale, lo farebbe per ottenere una sorta di pubblica assoluzione, ovvero mirerebbe ad attirare su di sé gli sguardi del popolo che sarebbe indotto ad esclamare: «È un buon cristiano!» .

Se ben ricordo, Machiavelli concepisce la religione come instrumentum regni, cioè come un modo per tenere unito un popolo. Non solo. La religione per il politico è quindi strumentale al mantenimento del consenso popolare, ed anche il politico corrotto vi ricorre, anzi vi ricorre di frequente per mostrarsi pio e devoto e, quindi, degno della fiducia popolare. Ma il loro cuore è lontano da Dio perché è lontano dalla conversione che implica la restituzione del maltolto. 

Nella Bibbia vi è un passo significativo nel vangelo di Luca, l’episodio della conversione di Zaccheo, un pubblicano arricchito con soldi estorti al popolo, il quale disse al Signore: «Ecco, Signore, la metà dei miei beni la dono ai poveri, e a quelli che ho frodato restituisco il quadruplo. Disse allora Gesù a lui: “Oggi in questa casa è entrata la salvezza, perché anche lui è figlio di Abramo. Il Figlio dell’Uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”».

La condizione per il perdono, quindi, consiste nel restituire il malloppo. Accade questo in Italia? Accadrà mai che un tangentista si risolva a restituire il denaro rubato? Una sorta di ravvedimento operoso non li riguarda.
Pare che la corruzione nel Belpaese raggiunga la cifra esorbitante di 60 miliardi di euro l’anno. Non tutti sono d’accordo su questa stima, tuttavia è alta la percentuale di coloro che la considera diffusa nel nostro Paese: il 97% degli interpellati in Italia (la media europea è del 76%). Il 92% delle imprese italiane crede che il favoritismo e la corruzione ostacolino la libera concorrenza. 
«Curiosamente, solo il 2% degli interpellati ammette di essere stato oggetto di richiesta di pagamento di una tangente nell’anno precedente il sondaggio. È possibile che la risposta sia stata influenzata dall’imbarazzo di ammettere la verità». Qui casca l’asino: la rete di solidarietà corrotti-corruttori, il che equivale a dire che il sistema trova ampio consenso. Ci sono corruttori perché il sistema va bene ai corrotti. Una mano sporca l’altra.  
E vengo al Natale di Nostro Signore e a chi si dice credente.  

Papa Bergoglio si è scagliato con parole  molto severe contro i sepolcri imbiancati: «No alla doppia vita dei benefattori della Chiesa che rubano allo Stato», ha detto in una delle sue omelie a Santa Marta. Egli ha definito la vita dei cristiani e dei preti corrotti «una putredine verniciata». Essi «meritano di essere gettati nel mare con una macina al collo».  Il corrotto scandalizza e «continua a peccare e fa finta di essere cristiano: ecco la doppia vita. E la doppia vita di un cristiano fa tanto male. 

C’è chi dice: “Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa”. Ma con l’altra mano, ruba: allo Stato, ai poveri. È un ingiusto. Questa è la doppia vita. E questo merita, lo dice Gesù non lo dico io, che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Non parla di perdono, qui Gesù».  
Il Natale e la corruzione non vanno per niente d’accordo. Il perdono e la rinascita sono esclusi per gli amanti del denaro. È come se corrotti e corruttori fossero di fatto scomunicati, come lo sono de facto i mafiosi. Chi è ammesso all’adorazione del Bambino? I pastori, cioè gente di scarto, emarginata, povera, discriminata, che non ha santi in paradiso. 
Sono accolti gli umili, coloro che vivono onestamente del proprio lavoro. Sono bene accetti i pacieri, i buoni samaritani di oggi, quelli cioè che si prendono cura dei bastonati dalla vita senza chiedere loro di dichiarare la loro fede, se sono omosessuali o eterosessuali, se hanno condotto una vita esemplare o se sono peccatori (non corrotti), se sono divorziati, separati, nubili o celibi. 
La condizione essenziale è che siano feriti, mezzo morti, abbandonati ai margini delle strade del mondo, dimenticati finanche dal potere religioso («Per caso, un sacerdote scendeva per quella stessa strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre», si legge nella parabola del Buon Samaritano), anch’esso fortemente in odore di corruzione per i suoi addentellati con la politica e col potere che bastonano gli ultimi.     
E infine un accenno al Capodanno. Se ne va il 2014 e comincia un anno che, per giocare con la parola, speriamo non sia «un danno da capo».

Se debbono farsi queste sempre annunciate riforme, che si facciano finalmente! Se deve esserci il rilancio dell’economia, che ci sia! Se nella nostra Ruvo di Puglia è necessario cambiare qualcosa o molto, che si cambi! Sommare danni a danni, riforme promesse a riforme inutili o fallite o ideologiche, sarebbe il modo peggiore di introdursi nel 2015. È una forma di corruzione morale annunciare di cambiare tutto affinché tutto resti immutato nella sostanza.

Un augurio particolare va alle famiglie in difficoltà e ai giovani che sono alla disperata ricerca di una occupazione. La disoccupazione e l’inoccupazione tolgono dignità e uccidono la speranza. Il futuro non sorge. È roba per ricchi.

Se l’Italia, una e indivisibile, è fondata sul lavoro come recita l’art. 1 della nostra Costituzione (fu Aldo Moro a chiedere di inserire un riferimento al lavoro durante i lavori della Costituente), è bene che si fondi sul lavoro!

Altrimenti sarebbe proprio il caso di emendare provocatoriamente il testo costituzionale, ammettendo che essa è fondata sulla corruzione e sulla disoccupazione.

            Salvatore Bernocco