Una mattinata di ordinaria follia

Diciamolo, stare al centro dell’informazione ha i suoi plus
 
Ma anche i suoi momenti di cortocircuito, in cui la narrazione contemporanea da più fonti delle molte facce dell’impazzimento amministrativo e/o collettivo, ha l’effetto di farti sentire come se ci fossi tu, nell’occhio del ciclone impazzito. E non è una bella sensazione.

 
 
Amianto e Identità trafugata
 
Ti chiama l’amico che non sentivi da tanto tempo per darti la notizia peggiore da altrettanto tempo. Una cosa che si fa fatica a raccontarla. 
 
Immagina.
 
Di prima mattina un camion si presenta per conto del Comune davanti (o meglio dietro) alla Scuola Media Cotugno-Carducci. 
 
Per iniziare a togliere FI-NAL-MEN-TE l’amianto ed evitare la catastrofe prossima ventura?
 
Macché. Figuriamoci.
 
Per prelevare e portar via alla chetichella una quantità di preziosissime pietre neolitiche, dall’insediamento sepolcrale preromano ivi scoperto e che ha a suo tempo bloccato la costruzione della famosa palestra.
 
Capito? Quella che è la vera ricchezza, il patrimonio nascosto di questa Città – ciò che la rende davvero unica – la sua Storia – anziché essere preservato con le unghie e con i denti, viene traslocato da quelli stessi che in prima linea dovrebbero proteggerla e preservarla.
 
A che titolo? E a quale fine? Perché sempre alla chetichella, senza informare l’opinione pubblica? E dove sono ora quelle pietre uniche?Gli è andata male. Sul posto c’era un noto cittadino attento, uno di quelli che vengono sbeffeggiati dai “comunicati” del Pd (che Dio li abbia in gloria…). Il quale ha denunciato la cosa ai Carabinieri e alla Soprintendenza.

Presenti a supervisionare il “lavoro”, racconta l’amico protagonista, nientemeno che l’assessore all’Urbanistica Montaruli e l’ingegner Gramegna dell’Ufficio tecnico.
 
“Andiamo bene”, commento. “La stessa squadra di Piazza Castello…” Ormai dei professionals nel campo…
 
Aspettiamo (e speriamo in) smentite convincenti. O convincenti motivazioni.
 
Diversamente, sarebbe un fattaccio che da solo basterebbe a scatenare una rivoluzione
 
E invece niente. 
 
153 anni di clientelismo (con annessi e connessi), di sconfitta, di declino, di rassegnazione, di terrorismo del lavoro-che-non-c’è (volutamente) e di “cultura” del “favore” agli incapaci in cambio dell’obbedienza hanno fatto davvero un bel risultato.
 
La morte della società civile. La sua riduzione all’obbedienza con le armi della paura e del ricatto. In una parola…
Una Città esangue incapace di ribellarsi ai suoi vampiri, ai devastatori della sua identità. Ai ladri di futuro. 
 
Una Città devastata e rapinata dei suoi tesori e della sua Storia esattamente come due secoli fa, quando ha cominciato e riemergere da un incredibile oblio bimillenario.
 
 
Lo stupro e il cestello
 
Neanche il tempo di riagganciare. Un altro amico chiama per raccontare dell’operaio caduto dal cestello in Piazza Dante, vicino alla Villa già più volte stuprata e ancora negata alla cittadinanza. Si scoprirà poi che si tratta delle luminarie natalizie. Responsabilità da scoprire. Ma il ragazzo se l’è cavata senza grossi danni, a quanto pare. Meno male.
 
Ma il pensiero corre veloce a un anno e mezzo fa, quando i lavori della Villa furono bloccati e la voce che circolò era del ritrovamento di reperti. L’amministrazione rassicurò. Ma in realtà nessuno ha mai potuto metterci il naso, né tanta buona fede è stata fotografata per togliere ogni dubbio. 
 
Col senno di poi, fidarsi di quelle parole è stato davvero un atto di coraggio. Chissà se meritato.
 
Via Libera
Poco dopo altra telefonata. Stavolta una buona notizia. Il Comitato per Piazza Castello ha ottenuto l’accesso agli atti.
Ottimo. Se mantengono la parola. Lo sapremo tra poco.
 
 
Espropri e papocchi
 
Poi di nuovo il vortice, all’impazzata. Quarta telefonata. L’amico esperto di contabilità mi narra, oltre a quelli che abbiamo già svelato, tanti altri retroscena della contabilità della pubblica amministrazione.
 
Roba che, ad aver dei capelli, ci si potrebbero ospitare a oltranza le mani…
 
Sugli espropri, sulle sentenze, sui debiti così detti fuori bilancio (in realtà “partite di giro”, assicura) con una serie di conseguenze rispetto alle quali la famosa querelle su Opere Pie e su Ruvoservizi, sulla quale l’altro amico Lorusso ha vinto in due gradi di giudizio, sembrano quasi (dico quasi) errori umani. Sempre gravi, ma umani
 
Insomma, il solito equipaggio. Da vent’anni e passa. La solita rotta, in barba a tutte le amministrazioni di ogni (apparente) colore; e/o con la loro (fattiva?) complicità.
 
Oppure il nostro amico potrebbe sbagliarsi e noi essere dei creduloni.
Ma allora com’è che tutto va a rotoli?
 
 
Gentilezza
 
Altra telefonata. Una mattinata che non passa mai. Sto quasi per non rispondere, anche perché il numero è sconosciuto e temo qualche altro venditore di pentole o di adsl o di altre mirabilie come quelli di palazzo Chigi…
 
Rispondo. È l’avvocato del Comune, dott. Castellaneta. Gentilissimo e cortese. Ha letto l’articolo e ci tiene a precisare che l’avvocato di Molfetta, Solimini, era stato ingaggiato tre anni fa, mentre lui è lì da un anno circa. Quindi il Comune ha preferito, comprensibilmente, mantenere la continuità.
 
D’altra parte, dice Castellaneta, lui stesso condivide la posizione di Solimini e ha provveduto a presentare alla controparte una soluzione “molto ragionevole“. Par di capire, una sorta di spartitoria percentuale e/o residuale. La controparte ad oggi non ha accettato.
 
Mi invita ad andarlo a trovare e a verificare di persona quanto il Comune stia risparmiando in spese legali da quando c’è lui. 
 
D’altra parte, dott. Castellaneta, se Lei è lì lo deve a noi e alla nostra inchiesta epocale sugli sperperi del Comune, senza la quale è ragionevole pensare che le cose sarebbero andate (purtroppo) ben diversamente. 
 
Siamo contenti però che l’incarico sia capitato, pur per le solite vie oscure di questa amministrazione, a persona garbata e civile come Lei. Son fortune…
Tutto questo accadeva avantieri mattina. In neanche due ore.
 
Ieri è andata meglio. Calma piatta. Il mostro riprende fiato.
 
Oggi, chissà.