Scomparso Vaso di Talos

Lo sviluppo economico è figlio naturale della cultura: più cultura c’è, più l’economia di un Paese cresce.

Questo è il monito lanciato negli scorsi mesi dall’Unione Europea.
Di contro, la crisi attanaglia il nostro Stato e la componente amministrativa, dopo i ripetuti tagli sull’istruzione, decide di “investire in pieno” anche la cultura (-35% tra 2008 e 2011).  Il rischio qual è?
Semplice! Proprio quell’identità che il mondo ci riconosce andrà perduta in men che non si dica.
E’ come quella clessidra che davano in dotazione con i giochi da tavolo. Ricordo perfettamente quando a casa si giocava a Scarabeo. La lotta contro il tempo è una condizione che ci appartiene in maniera intima.
Durante quelle serate, il segreto per la vittoria risiedeva nell’essere razionali e creativi; più si pensava al tempo come barriera, più si era fottuti. Infatti la quantità di parole componibili era immensa; bastava usare ciò che c’era sul tabellone cartonato e sfruttare quell’estro tipico dei bambini di dieci anni.
Che tu ne tenga conto o meno, i granelli di sabbia finissima però discendono i coni di vetro in maniera rapida, anzi rapidissima.
Questo esempio mi serve per dire che l’Italia sta giocando una partita. E secondo la mia esperienza di gioco a Scarabeo, la sta giocando male.
 
Il fatto di essere il più grande contenitore culturale del mondo, il fatto che l’U.E. ammonisca l’operato culturale Italiano, il fatto che gli strumenti operativi sul territorio, S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale) e C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche) lancino S.O.S. di denuncia, fa comprendere che alla base non c’è una struttura organizzativa. E’ una partita persa.
Il 12/13 giugno scorsi, il C.N.R. e il S.I.T. a Roma, hanno organizzato un seminario tecnico intitolato “I beni che perdiamo”. Valutando la necessità di dare diffusione alle problematiche della conoscenza e del rischio di perdita, assai serio, del patrimonio culturale nazionale, vi è l’intento di mettere a fuoco la situazione, rivolgendosi soprattutto alle strutture di gestione dello Stato e degli Enti locali ed alle Istituzioni di ricerca.
“Dai due terzi alla quasi totalità dei giacimenti archeologici presenti sul territorio non sono censiti. E quelli compromessi da lavori agricoli, infrastrutture, scavi clandestini e fenomeni naturali sono migliaia.”
 
Un pensiero che si adatta perfettamente alla nostra realtà cittadina. Ed infatti, nel documento la nostra amata Ruvo riceve una “menzione speciale”.
Nessuno fa meglio di noi. Il 99% dei siti archeologici d’interesse segnalati a Ruvo di Puglia è andato perduto.
E’ come se fosse scomparso il Vaso di Talos; è come se fossero scomparsi altri novantanove vasi di Talos. E alla spicciola, di prove ne abbiamo. Dai lavori a Piazza Dante, emergono tombe e mura romaniche; dai lavori alla scuola media Cotugno, una tomba di epoca paleolitica.
Ritengo che la nostra Città debba guardarsi in casa seriamente, valutare con attenzione il patrimonio storico e culturale.
Vorrei chiedere all’Amministrazione se esiste nell’agenda politica un piano razionale che tenga conto di queste gravi perdite.
 
Il punto è: “Come immaginiamo dovrà essere Ruvo? Quali strumenti s’ingegnerà per mantenere vivo quel sentimento identitario ormai affievolito?
Come per lo Scarabeo, il patrimonio artistico-architettonico che ci circonda, che vive ancora sotto i nostri piedi, è immenso. Quindi basta investire su noi stessi, sulle nostre competenze, sul nostro estro.
Però non dimenticare Ruvo: “Che tu ne tenga conto o meno, i granelli di sabbia finissima discendono i coni di vetro in maniera rapida”.
Ivan Iosca
 
Pubblicato originariamente  17 OTTOBRE 2012 – 2701 visualizzazioni

 

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