L’impresa di fare impresa





Ho 27 anni e quelli che mi fanno incazzare hanno più o meno la mia stessa età. Peggio ancora se 1) hanno più o meno la mia età e 2) non hanno un lavoro. Due condizioni facilmente identificabili in un range consistente, almeno a questa latitudine.

12 Ottobre, ore 18:00, Convento dei Domenicani. Seminario su “CREAZIONE D’IMPRESA“.
Si tratta di un incontro di in-formazione gratuito per orientare aspiranti imprenditori e giovani interessati ad avviare un’attività di lavoro autonomo o una micro-impresa.

Lo giuro, ero convinto di trovare la sala conferenze colma. Essendo in ritardo scelgo di fare ingresso dalla terza porta, quella più distante dal palchetto improvvisato, verde tavolo da gioco.


Appena attraversata la soglia, uno dei responsabili, carico di fiato e intraprendenza esclama: “Lei vuole partecipare al seminario?”

Erano alla ricerca di partecipanti. Per comprendere, vi do subito due dati: da inizio a fine seminario dieci persone presenti, me compreso, con un picco di tredici unità per circa mezz’ora.

Ancor prima che si cominci, in maniera informale, confrontandosi con i relatori, ci si chiede se l’iniziativa sia stata adeguatamente pubblicizzata.  

I quattro portali d’informazione ruvesi erano stati informati, ed infatti la notizia era presente sulle varie Home Page. Le locandine nelle scuole superiori, affisse; al museo e nella sede della Polizia Municipale affisse.

Non è bastato, purtroppo. Forse un progetto finanziato con fondi F.E.S.R. 2007/2013, con addirittura un front office attivo sul nostro territorio da circa un anno (io non ne sapevo nulla), non ha interesse a finanziare una campagna di comunicazione; ma l’Amministrazione Comunale che ha carpito le potenzialità del Programma, avrebbe potuto/dovuto fare di più.

Qual è il target di riferimento?
Il Sindaco parlava di giovani. Forse i canali informativi maggiormente indagati dai ragazzi non sono la sede della Polizia Municipale o il Museo? O comunque non basta un link su Facebook, per intenderci.

Ma a Ruvo forse il problema oltre che di carattere informativo, è di tipo culturale. Sarebbe interessante indagare questa forma di menefreghismo che accomuna amministrazione e cittadini.

La polemica non ha senso, se non è costruttiva. Per questo motivo, cercheremo di recuperare facendovi una dettagliata sinossi dell’incontro.

Il servizio a quali esigenze risponde e come funziona?

La “Cooperativa Sociale L’Obiettivo Onlus” aiuta a progettare l’ingresso nel mondo del lavoro.  Le difficoltà iniziali in molti casi potrebbero essere risolte conoscendo quelli che sono gli strumenti messi a disposizione dallo Stato.

Avviene quindi, un primo contatto col Front Office presente nei tre nodi territoriali di Ruvo di Puglia, Terlizzi, Corato; successivamente viene fatta, da parte di un tutor, attività di supporto alla compilazione della scheda di accompagnamento alla creazione d’impresa; definiti gli ambiti ed i primi accorgimenti, si fissa un incontro con un esperto per la verifica della fattibilità dell’idea imprenditoriale.

Dopo l’intervento del tutor del progetto Antonio Bressi, la parola passa a Massimo Tanese, esperto in accompagnamento alla creazione di impresa.

E’ vero, non esiste più il posto fisso. Bisogna agguantare il futuro con le proprie mani. Ma chi vuol fare l’imprenditore deve essere fortemente motivato. Il passaggio dall’idea, all’idea d’impresa è importantissimo. Solo se la persona possiede le skills, cioè quelle competenze cognitive utili a vagliare e a trasformare le possibili avversità in opportunità, riesce ad avviare una buona impresa.

Per questo motivo analizzeremo un sistema che vale per la creazione di qualsiasi tipo di attività.

   La circonferenza distingue ciò che c’è all’interno (fattore endogeno) da ciò che c’è all’esterno.  L’imprenditore ha potere decisionale solo sulle voci interne.

L’Input rappresenta l’insieme degli elementi in entrata, utile alla realizzazione di ciò che si vuole produrre. Per giungere all’output o prodotto finale, ho bisogno di definire un processo produttivo o processo di erogazione di servizi.
Questi tre fattori devono tenere conto dei quattro esterni.

I Clienti. Bisogna evitare di innamorarsi della propria idea per verificare che il prodotto/servizio venga gradito dal cliente. Se si riesce ad anticipare su carta, si evita di pagare con carta moneta.

I Fornitori. Sono quelli che ci forniscono gli input. Il problema risiede nel fatto che i fornitori tentano di convincerci che quello che vendono fa al caso nostro. Bisogna quindi saper selezionare.  


I Concorrenti. I prodotti e i servizi vengono venduti sulla base dei bisogni. Esistono concorrenti diretti ed indiretti; ad esempio, spiega il Dott. Tanese,  il cellulare può fare da sveglia, da macchina fotografica, da agenda, ecc. I produttori di telefoni, pur facendo prodotti differenti, in maniera indiretta diventano concorrenti dei produttori di sveglie, macchine fotografiche, agende, ecc.

I Partner. Possono essere enti o gli stessi fornitori. Utili nei momenti difficili,  e in grado di garantire un  regime di beneficio per tutte le parti.

Questo schema si trova nella forma di finanziamento che lo Stato Italiano mette a disposizione di chi intende fare impresa. Il decreto legislativo 185/2000 viene gestito da INVITALIA.

Mette a disposizione due forme:
Forma ditta individuale. Per questa forma lo stato può finanziare fino a 25.823 euro per beni di investimento a cui si aggiungono fino 5.074 euro per le spese in conto gestione.

Forma collettiva societaria. Per questa forma lo stato può finanziare fino a 129.114 euro per beni di investimento a cui si aggiungono da 8.000 a 20.000 euro per le spese in conto gestione. A questa forma possono accedere solo le società di persone (s.n.c., s.a.s.).

Per ottenere i finanziamenti, oltre alla presentazione della domanda, in cui si è assistiti dalla “cooperativa L’Obiettivo Onlus”, bisogna sostenere un colloquio con i collaboratori di Invitalia. 

Dal momento della presentazione della documentazione, entro sei mesi si ottiene una risposta. Se positiva, si firma un contratto nel quale ci si impegna a rimanere nella forma sociale scelta per i successivi cinque anni.

La metà del finanziamento è a fondo perduto. Ad esempio, se sono riuscito ad ottenere 140.000 euro, 70.000 sono un regalo dello Stato; gli altri 70.000 nel caso della micro-impresa, devono essere restituiti nei 7 anni successivi dal momento in cui abbiamo ricevuto l’ultima tranche del finanziamento. 

Siccome Invitalia impiega circa un anno e mezzo per inviare l’ultima quota, ci sono quasi due anni di vantaggio, una sorta di pre-ammortamento. Il tasso d’interesse netto annuo è dello 0,40 %.

Non ci sono limiti di età. Non servono garanzie o fideiussioni. Chiaramente bisogna essere maggiorenni e disoccupati al momento della presentazione della domanda. Per le Micro-imprese, basta che almeno la metà in numero e quote dei soggetti sia in disoccupazione.

E’ un percorso semplice? No, è uno strumento utile nella misura in cui una persona ha voglia di fare attività di impresa. E’ come fare un tuffo in piscina. Buttarsi dal bordo vasca ha un effetto; farlo da un trampolino, esteticamente  ha i suoi  vantaggi, ma senza una base tecnica, c’è il rischio di farsi seriamente male.

Ivan Iosca

Pubblicato  13 OTTOBRE 2012 – 705 visualizzazioni