“ABBIAMO UN GRANDE FUTURO DAVANTI!”. E DI DIETRO?


Capita a tutti. Ma la categoria che secondo me è più esposta a questo genere di incidenti, alla gaffe, è quella dei politici, molti dei quali dovrebbero essere obbligati a tornare sui banchi di scuola.

Quanto meno dovrebbero essere sottoposti a verifiche periodiche, a test psicoattitudinali, per scongiurare di ripetere le fulgide gesta di un Berlusconi, per esempio, che all’estero amava fare le corna durante le foto ufficiali con gli altri capi di governo oppure replicare certe sue affermazioni, come quella sul padre dei sette fratelli Cervi.

Nel corso di un dibattito a Porta a Porta, condotto dal trasversalissimo ed inossidabile Bruno Vespa, Fausto Bertinotti, di beata memoria (politica), nominò “Papà Cervi” a Silvio Berlusconi, che rispose: “Io sarò felicissimo di conoscere Papà Cervi a cui va tutta la mia ammirazione”.

Al che Bertinotti lo informò che papà Cervi era morto. Difatti Alcide Cervi si spense il 27 marzo 1970, alla veneranda età di 95 anni.

Gli svarioni non si contano e non è il caso di elencarne altri. Ma facciamo qualche eccezione complessiva che la dice lunga sui danni che le gaffe dei politici possono provocare e sull’ilarità che possono suscitare. Un succinto florilegio che fa accapponare la pelle dei puristi.

Scrive il giornalista Talal Khrais da Beirut che “la maggiore parte dei giornalisti della stampa estera considera la politica estera italiana un teatrino.

Della stessa opinione sono anche i reporter stranieri che incontro in giro per il mondo. Un tempo si parlava dei nostri leader, della loro capacità di leggere con anticipo, rispetto agli altri, le dinamiche geopolitiche del pianeta, soprattutto quelle del mondo arabo e del Mediterraneo.

Oggi, purtroppo, non è più così. I corrispondenti esteri, quando devono parlare dell’Italia, “si limitano a trasmettere notizie riguardanti scandali, corruzioni e le gaffe dei politici italiani, sempre meno informati sulle vicende internazionali” (sponda sud news, 21 maggio 2014).

Aggiungo che sono scarsamente informati anche sulle vicende dell’Italia e degli italiani, se è vero che “alla costruzione del tunnel tra il Cerned i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”, sosteneva l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini.

Invece, il deputato del M5S Davide Tripiedi giurò che sarebbe stato “breve e circonciso”, pur non essendo di religione ebraica, e l’ex magistrato e leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sentenziò che “non c’è niente di peggio che il cieco che non vuole vedere”.

Purtroppo, egregio Di Pietro, per quanti sforzi possa fare, un cieco non riuscirà mai a vedere. Un po’ come fece lei ai tempi di Mani Pulite. Un’indagine approfondita non vale quanto una candidatura in un collegio sicuro, quello del rosso Mugello, ed uno scranno al Parlamento.

Per stendere poi un velo pietoso su Pina Picierno, capolista Pd alle Europee del 2014, circoscrizione Sud, per la quale con ottanta euro al mese in più in busta paga si può andare a mangiare due volte fuori ovvero fare la spesa per due settimane.

Partì una raffica di commenti irripetibili. Il teorema picerniano lo rubricherei alla voce “astrazione dalla realtà”, a meno che non si mangino grissini tutti i giorni e si beva un bicchiere di latte a lunga scadenza.

Per rispetto della par condicio citerò, inoltre, lo svarione del deputato PD Francesco Boccia, per il quale “non si tratta di fare guerre. Con gli elicotteri (i caccia bombardieri F35) si spengono incendi, si trasportano malati, si salvano vite umane”.

Ad occhio e croce le cose non stanno proprio così. Forse trasportano e sganciano bombe.

Bocciato Boccia, decisamente e senza appello, rimandiamo agli esami di riparazione anche la deputata del M5S Roberta Lombardi, ignara che vi è un documento importante, che un parlamentare deve conoscere, che si chiama Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, dove c’è scritto, fra le molte altre cose, che un cittadino italiano, per essere eletto presidente della Repubblica dalle Camere riunite in seduta comune (allargata ai rappresentanti delle regioni), deve avere compiuto cinquant’anni d’età.

Lei non lo sapeva. Molto scarsa in diritto costituzionale.

Dopo questa hit parade dello strafalcione, che è molto più lunga e fantasiosa di quanto non si pensi, non mi resta che auspicare che anche per gli aspiranti politici si tengano dei corsi seri di preparazione, che si selezioni la classe politica secondo criteri di competenza, professionalità, conoscenza, onestà, non sulla base dell’accondiscendenza ai capicorrente, i quali, se sono poco poco intelligenti, mai si circonderebbero di persone più scaltre di loro.

Se per fare il calzolaio bisogna avere appreso il mestiere di calzolaio, non si vede perché la stessa cosa non debba valere per chi vuole fare politica al servizio del Paese e non di sé stesso e dei suoi cortigiani.

Tuttavia, i politici sono fra i più esperti calzolai al mondo, giacché si fanno volentieri le scarpe fra loro per una poltrona o un incarico in più. O per un pugno di dollari, rectius euro.

Forse Nicole Minetti, ex consigliera regionale Pdl in Lombardia, era, stando a quanto dicono le malelingue, anch’esse pullulanti nelle aule dei consessi politici, l’unica vera esperta in lingua, ma credo che questa sia una cattiveria bella e buona. Che si alluda ad altro? Il dubbio è legittimo.

Ma veniamo al rampante Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei Ministri dal 22 febbraio del 2014, carica che ha soffiato senza tanti complimenti e pacche sulle spalle ad un mesto e pacato Enrico Letta, e segretario del Partito Democratico, eletto alle elezioni primarie dell’8 dicembre del 2013.

Renzi è un estimatore della ripresa economica. Se la sogna di notte e di giorno. La scorge in ogni luogo. La sollecita, quasi la provoca. Ma, ahimè, l’economia non si fa con le parole e non è adusa a farsi incantare dalle chiacchiere.

Se ne dici tante, il PIL, che indica la ricchezza complessiva di una nazione, non cresce di un centesimo. Egli, come altri prima di lui, afferma di vedere la famosa luce alla fine del tunnel.

O costoro soffrono di allucinazioni, essendo l’allucinazione la malattia mentale più diffusa, oppure è molto più probabile che l’economia cammini su un tapis roulant. Difatti la luce sta sempre lì, nello stesso identico punto. E noi pure, che siamo gufi e rosiconi, camminiamo senza muoverci di un centimetro.

Abbiamo un grande futuro davanti!”, ha esclamato l’ex sindaco di Firenze. 


Ora è lapalissiano che il futuro riguarda il futuro, non può riguardare il passato, anche se, per stroncare qualcuno un tempo in auge e che ritenta l’arrampicata sociale dopo un periodo sabbatico, si usa la seguente espressione tranciante: “Ha un grande futuro alle sue spalle”.

Il futuro sono i tempi a venire, ciò che accadrà e che nessuno di noi conosce.

Possiamo elucubrare, fare previsioni, articolare speranze, ma ciò che realmente accadrà nel futuro nessuno di noi è in grado di saperlo, a meno che non sia dotato di poteri paranormali.

Gli impostori in materia di cose futuribili non si contano. Maghi, streghe, chiromanti, astrologi, sono tutti accomunati dal denominatore comune di non azzeccarne mai una che sia esatta.

Molti politici hanno affinità con questi impostori, perché astrologano, blaterano, ma sono ciechi.

Se proprio volete conoscere la mia opinione, credo che i bei tempi siano alle nostre spalle.

Quindi, il nostro futuro è di dietro.

Solo il futuro, però, e nient’altro, okay?

Salvatore Bernocco