Una Città Sicura

I gravi fatti della rapina alla pizzeria, che potevano avere conseguenze tragiche, riportano all’attualità l’esigenza di un Piano globale di sicurezza cittadina.

Una visione strategica e di lungo periodo, sostenibile ed efficace, che superi la politica dell’emergenza e dei pannicelli caldi, così come l’istinto dei più esagitati a chiedere più carabinieri, più Vigili e chissà più cos’altro, come se fosse davvero possibile avere abbastanza uomini da presidiare tutti gli esercizi e i punti sensibili 24 ore al giorno.

L’immortale chiamata populista che tutto arruffa e nulla risolve.

Serve ben altro. E come sempre bisogna agire sulla prevenzione, ben più che sulla repressione.

Il post è stato pubblicato per la prima volta il 16 aprile 2012, tre giorni dopo l’assassinio per rapina di Pino Di Terlizzi.

Finora nulla è stato fatto, se non episodicamente, e tutto resta ancora da fare, mentre esercenti e cittadini-avventori rimangono tutti sotto lo stesso rischio.




C’è qualcosa che rende ancora più triste la tragedia, ed è la strumentalizzazione politica. Lo spirito da avvoltoi col quale alcuni sono balzati a chiedere dove sia la sicurezza in questa città. Aspiranti pistoleri che non vedono l’ora di riempire la città di sceriffi  o meglio di affidarla alla protezione di un unico padroncino, che loro ovviamente sanno benissimo chi possa essere.

 
Ma passiamo oltre. E cerchiamo di rispondere seriamente al problema. 


Perché è vero che vent’anni dopo l’analogo assassinio del commerciante La Fortezza, la città scopre nuovamente di essere vulnerabile. Di aver riperso la verginità. La patina di sonnolenta tranquillità per cui è nota.

 
Da oggi abbiamo tutti un po’ più paura. Da oggi andare, o peggio mandare un figlio a far la spesa sarà considerato un rischio. Almeno fino a quando il tempo non farà sbiadire la memoria. Ma prima che questo accada abbiamo il dovere di cercare di capire come evitare che tutto questo possa ripetersi.
 
La nostra proposta all’Amministrazone comunale e ai cittadini.
 
1. Dotare di un sistema di videosorveglianza totale la città, obbligatorio per ogni attività commerciale e/o soggetto potenziale di aggressione per rapina.
 
2. Allestire una centrale operativa di monitoraggio in tempo reale delle videocamere così piazzate – in collaborazione con Vigili, Metronotte, Carabinieri, Polizia.
 
Questi due provvedimenti alzerebbero il livello di sicurezza di commercianti e cittadini, anche fuori dai negozi.
 
3. Fare assoluto divieto di reagire a tentativi di rapina.
 
4. Costituire un Fondo comunale (o meglio, se si riuscisse, intercomunale o provinciale ecc..) per il Commercio Sicuro, a capitale misto pubblico-privato, per finanziare tutta l’operazione;
 
5. attraverso il Fondo rimborsare l’incasso totale rapinato; e in mancanza del registratore di cassa (perché rotto, portato via ecc…) rimborsare l’incasso giornaliero medio calcolato sulla media bimestrale degli scontrini emessi.
 
6. Obbligo di svuotare la cassa alla fine di ciascun turno, per rendere meno appetibile il bottino ai potenziali rapinatori.
 
7. Comunicare adeguatamente la cosa.
 
Avremmo così un sistema in cui il commerciante non ha motivo di reagire. E per la verità anche il rapinatore non avrebbe motivo di rapinare, data l’altissima probabilità di essere preso. E i cittadini in generale avrebbero più sicurezza.
 
Resta il fatto che, alla base, a chi è messo ai margini della società, andrebbe data assistenza reale per (re)inserirsi, attraverso percorsi formativi e di avviamento al lavoro. 

Perché la soluzione vera del problema sta nel trasformare quei disperati in lavoratori, quei cappucci in elmi o cappelli da operaio.
 
Ma questa è una soluzione di altro livello, per cui il singolo Comune può fare ben poco. Ma quello che può fare, deve. Perché ritrovare una Città Sicura è ora l’obbiettivo primario per tutti.

Tu che ne pensi?
 
16/04/12 10:22