Dio, Patria e Dehors!

Un solo Dio, una sola Patria, un solo gabbiotto. 😉 L’amministrazione ne combina un’altra delle sue e un problema già difficile diventa il solito pastrocchio inestricabile.  E 200 persone rischiano il posto di lavoro.
dehor
Il mio interlocutore, operatore nella ristorazione, vuole parlare a patto di conservare l’anonimato. No problema. La legge lo consente. Nei suoi occhi una strana alternanza di sconforto e speranza. Hanno fatto ricorso al Tar, come categoria. Mi chiede un parere. Non lo so. Ma immagino i tempi siano lunghi. Voi che deadline avete? 30 settembre, mi risponde. Alla faccia del bicarbonato di sodio, direbbe una famosa macchietta napoletana che gira anche nelle nostre piazze (no: non quello che avete pensato voi…;) E quanti siete? Credo una cinquantina. Ah. Con l’indotto e gli addetti forse 200. Perderanno tutti il lavoro? Certo. Se non riusciamo a stare aperti… E perché non dovreste riuscire? Perché ci hanno messo condizioni impossibili. Per i dehors? Sì. Dobbiamo togliere i nostri e sostituirli obbligatoriamente con quelli di un’azienda barese che ci ha indicato il Comune. Un diktat, insomma. Sì. E come mai proprio quei moduli? Non lo so. Ci sono tante aziende che ne fanno anche di più belli, a prezzi migliori. Ma non potete comprarli. No. Siamo obbligati a comprare quelli. E quanto costano? 25.000 euro a modulo. Ammazza. E quant’è grande un modulo? 3×3, forse 3×4 metri, mi dice sempre con quel curioso alternarsi di sconforto e speranza, che diventa sempre più speranza quanto più mi vede scandalizzato. Riassunto della situazione. Per anni sul problema dei Dehors, i gabbiotti non sempre ben riusciti che riempiono i nostri Corsi e non solo – per anni la varie amministrazioni, compresa questa, hanno lasciato libero corso al far west, al permissivismo più spinto, in cambio degli ovvi vantaggi elettorali. In questo far west c’è chi ha fatto le cose per bene e chi ha francamente esagerato. E ora, come chi non sa come riprendere il controllo (ed è la migliore delle ipotesi) l’Amministrazione spara nel mucchio. Tutti puniti. Tutti costretti a comprare gli scatolotti imposti dal Comune. In tutta la Città avremo quindi lo stesso tipo di gabbiotto, scelto chissà da chi, in base a chissà quali criteri, preciso persino nell’indicazione della ditta costruttrice. Siamo solo noi ad avere dei dubbi? Una Città resa tristemente uniforme da un improvviso e alquanto sospetto pugno di ferro che rischia di mandare gambe all’aria la categoria, e un pezzo di un’economia già così fragile. Quindi dovete buttare i vecchi gazebo e mettere quegli altri imposti dal diktat sovietico? Sì. E i soldi li avete? Ovviamente no. La crisi è pesante e stiamo tutti sotto. Ma al Sindaco l’avete detto? Sì, certo. C’era tutta la delegazione della categoria. La risposta? “Per me potete anche chiudere”.