Il Miracolo della Bovio

O Tutti O Nessuno. La bellissima manifestazione di bambini e genitori della Bovio per una Scuola Democratica e Inclusiva.



 

 

I bambini sono i veri protagonisti, sin da quando si arriva nella piazzetta dell’ingresso posteriore della Bovio. Vocianti, festanti.
 
Giocano, scorrazzano, si rincorrono. Insomma, fanno i bambini. 
 
E si contendono il loro compagno, in una mattinata finalmente primaverile che però non riscalda l’angusta piazzetta sepolta nell’ombra del vecchio convento, ancora alle prese con gli ultimi freddi del mattino, le folate che mirano alla cervicale e la centrano infallibilmente, la coda del lungo inverno che sgocciola via.
Io li guardo e li riguardo, alla ricerca del “disabile” da aiutare. Poi mi arrendo e chiedo ai genitori. Che me lo indicano.  Un bambino perfettamente normale, indistinguibile dagli altri.
 
Il “problema”, mi spiega il papà, che intanto lo segue ansioso come tutti i padri per tutti i figli piccoli, lo rimprovera a volte, lo riempie di coccole più spesso – il “problema” è in una forma di autismo che rende difficoltosa la socializzazione. La sindrome di Asperger.

 

All’inizio non è stato semplice. Il bambino si rifugiava sotto il banco. Non parlava con nessuno. Un problema serio. E quando il problema è davvero serio, per risolverlo ci vuole un bambino. 

Come quel compagno di classe si è seduto vicino a lui per terra ed ha aspettato, giorno dopo giorno. “Prima o poi – diceva – mi parlerà.”
 
E così è stato. Quelle storie che pensi accadano solo nei libri, o nei film. E invece accadono qui, nel mondo-di-tutti, di cui libri e film non sono che un riflesso.
 
Ora i due bambini non la smettono più di parlarsi, di giocare, di rincorrersi insieme a tutti gli altri. Sono una grande squadra e vederli è un vero spettacolo.
 
Ci vogliono i bambini, per risolvere davvero i problemi. Ma anche la scuola, e insegnanti motivati e preparati. Umanamente prima ancora che tecnicamente. E anche se l’insegnante stamattina non c’è, il suo lavoro si vede eccome.
 
Questi ragazzi fanno gruppo. Sono una squadra imbattibile. Nulla può dividerli. Tranne… l’Invalsi, la burocrazia, la parte necrotica della Scuola italiana che rischia seriamente di trascinare a fondo la parte viva e fertile di una Istituzione che è stata grande, e può e deve tornare ad esserlo.

Lo spettacolo educativo ed auto-educativo di questi bambini è un ricostituente dell’anima, per chi vuol guardare.

La mamma del piccolo non-Invalsi-abile ci tiene a sottolinearlo. Non è una dimostrazione contro la Bovio. Il Preside è sempre stato attento alle problematiche e non fa mancare nulla che sia di supporto, così come i docenti.

Il problema è l’esclusione dai test Invalsi di bambini non solo come suo figlio, che va benissimo e ha voti altissimi, ma anche come i portatori di altre diverse abilità, che vengono ingiustamente discriminati sulla base di un flag
 
Un segno sulla scheda. Una specie di marchio di esclusione. Quando bisognerebbe invece puntare ad una Scuola inclusiva, che non escluda ma valorizzi le diversità. 
 
In fondo, la nostra garanzia di sopravvivenza. Chissà perché invece ciclicamente nella Storia si ripresentano queste manie di omologazione, nonostante le infinite prove (quelle sì, test inappellabili) in cui la Storia ha dimostrato che l’omologazione alla lunga uccide, mentre la diversità salva.
 
No, non è contro la Bovio. Non è contro nessuno. Non è neanche contro la burocrazia e l’assurdità di test che le mamme battagliere e infreddolite (molte venute da città vicine) prendono in giro in cori simpaticamente irriverenti, chiamandoli “test Invalidi”.
 
Al contrario io credo che sia una manifestazione PER la Bovio. Perché è qui che è accaduto questo piccolo miracolo di integrazione. Tra alunni. Ma anche tra alunni, docenti e genitori: impresa non meno difficile.
 

È qui, in questa scuola austera e solenne, antica ma proiettata verso il futuro – qui è stato gettato un seme importante.

L’augurio è che da qui possa svilupparsi una pianta, partire un messaggio pacatamente e civilmente rivoluzionario, di una didattica che dica basta alla burocrazia che limita e non di rado umilia la creatività, la passione, la dedizione dei docenti e rimetta al centro l’umanità consapevole di ognuno.

Se non la Scuola – se non la fabbrica di umanità consapevole – chi altri può affrontare questo compito? 
 
E chi, se non la Bovio, la prima scuola, la scuola delle scuole?
 
Questi bambini ci chiamano a una sfida importante. È fondamentale mostrarsi all’altezza.
 
Così penso mentre guardo attraverso il cancello chiuso l’augusto giardino della scuola della mia infanzia, che con lo sguardo disincantato della maturità mi appare più uno spazio spelacchiato, ma con quegli alberi giganteschi che anche allora c’erano, che sono cresciuti con me, con le generazioni che si sono susseguite, che ne accompagneranno altre.
 
Questa è la Scuola. L’albero gigantesco che ristora, accoglie, ripara, rimette in forze, e indica la via. Senza fare test a chi arriva, ma dando e prendendo ciò che si ha, cioè ciò che si è, che è l’unico modo di essere e di rimanere vivi, e umani.
 
 
Forse anche lui, il bambino di cui mi sono imposto di non fare il nome, “sente” il mio momentaneo riflusso verso l’infanzia; o forse, chissà, intuisce questa specie di invasione, l’estraneo e adulto che “occupa” mentalmente il “suo” giardino.
 
Perché lo vedo lì, arrampicarsi sul cancello. “Vorrebbe entrare”, spiegano i genitori.
 
Non c’è fotografia più adatta di questa, che si può scattare solo con la mente. 
 
Il bambino che rifiutava la scuola e si rifugiava sotto il banco, oggi ci vorrebbe entrare e si aggrappa al cancello. Ma non può. 
 
E la scuola che lo ha accolto e fatto integrare oggi deve tenerlo fuori perché da qualche parte qualcuno ha deciso parametri indiscutibili di omologazione. Per la scuola italiana questo bambino ha un flag di troppo: non può fare i test Invalsi.
 
Facciamo, a partire dalla Bovio e fin nella più sperduta scuola italiana, i salti mortali per l’integrazione e poi prendiamo i frutti di quel lavoro e li lasciamo fuori dal cancello?
 
Ma qui, davvero, ma chi è il “disabile”? Gli allievi normodiversi o chi prende le decisioni del Sistema-Scuola nazionale? E in fondo basta scorrere l’elenco dei ministri dell’Istruzione per avere una risposta.
 
Le manine aggrappate alle sbarre, i piedini sulla base del cancello. Una prigione al contrario.
 
L’alunno che vuole entrare. La scuola che lo chiude fuori. L’albero secolare che muore. In un paese che sceglie di non avere futuro.
 
Decisamente, un destino da cambiare. E che la Bovio sia il primo passo.
 

mario albrizio