La Guerra Dello Sport E Le Sue Vittime

 

Flora Mannarini

Altro che “l’importante è partecipare” di de Coubertin… a Ruvo l’importante nello sport sembra guerreggiare. Per cosa?

È evidente che intorno allo sport nella nostra città (e anche altrove), e specificamente intorno alla gestione degli impianti sportivi pubblici, oltre che dei pubblici contributi diretti e indiretti (consumi, lavori ecc…) si sta combattendo da mesi una GUERRA che anziché placarsi si esaspera ogni giorno di più.

Tutti contro tutti, come nelle migliori tradizioni. O meglio, a ben vedere, tutti contro la Mannarini.

Compreso il suo ex patron Ippedico, che oggi la scarica impietosamente. Nell’indifferenza o nel già deciso della politica (“hanno preso la busta con il mio progetto e l’hanno buttata lì, senza neanche guardarla”).

Flora Mannarini (al secolo Filomena Benincaso, ma tutti la conoscono col cognome maritale) non è certo una santa, ha il suo caratterino e in città è, come minimo, chiacchieratissima.

Preceduta da questa cattiva fama, è il capro espiatorio ideale per tutte le magagne e le guerricciole più o meno sotterranee che agitano il mondo agonistico/dilettantistico cittadino.

Tutti le danno addosso – e questo “colpevole” già bell’e pronto, cotto e solo da mettere tra i denti, è l’alibi perfetto per chi vuole che lo sport rimanga la favola bella sui cui sotterranei evidentemente non si deve indagare.

È questo che innanzitutto attira la nostra attenzione. Perché non crediamo ai capri espiatorii, e non ci beviamo la storiella dei mondi felici che vengono messi sottosopra da un unico cattivone.

Sotto ci dev’essere ben altro. E la spiegazione dev’essere un po’ più complessa.

Partiamo dall’inizio.

Tutti sappiamo che intorno allo sport girano soldi e consenso/voti. Le merci più pregiate (ahinoi) di ogni sistema politico. Ad ogni livello. Non per niente siamo il paese dove un presidente di club calcistico è stato più volte presidente del Consiglio, e i suoi colleghi riempiono Parlamento e assemblee locali.

Altro che la favoletta dello sport innocente, sganciato dalla politica. Fatto salvo l’entusiasmo dei veri appassionati, e l’innocenza dei ragazzi che ci si avvicinano – ai piani alti decisionali  lo sport è politica al 100%. E non da oggi. I Romani dicevano: “panem et circenses”: pane e sport, per distrarre, confondere e tenere buono il popolo. In più di due millenni, la ricetta non è cambiata. Pane e spettacolo, in tutte le sue salse.

Lo “sport” così inteso (e che poco o nulla c’entra con la pratica sportiva, che anzi strumentalizza) è da sempre trampolino di lancio e sostegno per carriere politiche di personaggi generalmente mediocri (o peggio) che, oggi come ai tempi del Colosseo, sfruttano la popolarità da stadio per essere eletti e, da eletti, meglio perseguire i propri interessi. Un tempo ingaggiavano gladiatori per le tifoserie del proprio clan; oggi ingaggiano calciatori. Il canovaccio è lo stesso. Identici gli scopi.

Berlusconi, Moratti, Agnelli, Matarrese, Cecchi Gori e tanti altri ne sono esempi anche troppo lampanti.

Ruvo non fa eccezione. La pista da seguire è la stessa: soldi e voti.

Così, quando il quadro salta perché la Mannarini, fino a ieri integrata e coccolata, è improvvisamente diventata bestia nera e quindi, giocoforza, ribelle – si è aperto uno spiraglio per tentare di capire qualcosa di questo mondo apparentemente così fuori dai giochi, in realtà così dentro che lo si distingue a mala pena.

La signora si presenta con un voluminoso pacco di carte. E’ stata poco prima a colloquio con l’Assessore allo Sport, Pasquale de Palo. Presenti – dice – il signor Ippedico, titolare dell’appalto di gestione del campo sportivo comunale (fino al 2015) e il signor Francesco Camerino, titolare di una associazione calcistica dilettantistica cittadina.


In un’atmosfera fredda, formale, glaciale, è stato detto alla signora che in tutta la settimana calcistica del campo, NON ci sono 4 ore per le sue due associazioni calcistiche di calcio a 11. Né, a quanto riferisce, per le altre associazioni ruvesi.

Il  nuovo calendario del Campo sportivo.


Giochi finiti, quindi, per la Benincaso/Mannarini, che letteralmente fino a ieri è stata la reale gestrice e affidataria de facto del campo per tre anni. 


Per questo ecco riprendere virulenta la sua battaglia su Facebook, che si affianca a quella legale.

Il sig. Camerino, dice, è stato tacitato con la concessione dell’affidamento del campo Paolo VI, come riporta Ruvolive.

Lei invece, senza più appoggi, neanche ruvese, scaricata da tutti, viene giubilata.

Senza dubbio la signora Mannarini è parte in causa, e quindi vanno fatte tutte le verifiche del caso su quanto afferma. Ma, così a intuito, la sua tesi non pare campata in aria.


Tutto sembra indicare una manovra avvolgente, durata mesi e tesa ad escluderla dal campo.


Per quali ragioni? Non si sa. Ed è questo, secondo noi, l’aspetto peggiore. L’opinione pubblica è, come sempre, tenuta all’oscuro. Anche se il Campo sportivo è pubblico, e il Comune continua a pagare almeno parte delle utenze, senza contare le ristrutturazioni, gli adeguamenti e così via. Un fiume di denaro pubblico. Ma nessuna spiegazione.


Il provvedimento (ovvero la chiusura degli spazi) teso ad escludere la Mannarini è fondato o no? Non è dato sapere. E perché è stata rimossa, dopo tre anni? Non è dato sapere. E perché fino ad oggi andava bene e oggi non va più bene? Non è dato sapere.


O meglio, sulla vera causa della sua esclusione la signora ha, più che un’ipotesi, una sua assoluta certezza, che non siamo autorizzati a divulgare. Possiamo dire che è una cosa che col calcio e con lo sport non c’entra niente, ma è senz’altro riconducibile a contrasti col vecchio datore di lavoro. E che, se fosse vera, aggiungerebbe un ulteriore livello di perplessità sulle motivazioni e sui meccanismi con cui si gestiscono queste cose.


Ma possibile che tutto questo non debba interessare i cittadini, cui in ultima analisi appartengono il Campo e i soldi pubblici sonanti impiegati per sostenere e gestire la struttura? Deviando verso uno sport evidentemente improduttivo (visto che ha continuamente bisogno di aiuti e sussidi) risorse altrimenti preziose per esempio nella Scuola, dove alcune situazioni sono davvero vergognose?


In una realtà non dico ideale, ma appena decente, una gestione professionale dello sport e delle sue strutture dovrebbe portare ricchezza economica alla città – qui invece, a sentire la Mannarini, abbiamo l’ennesima variante della costosa inefficienza pubblica motivata dal “tanto paga Pantalone”.


Bollette dell’acqua


A questo punto siamo curiosi di vedere il contratto. E vogliamo chiedere all’Assessore e all’Amministrazione se non ritengano anche loro che le strutture pubbliche debbano essere in grado di auto-sostenersi, e magari contribuire al pubblico bilancio. O se si preferisca continuare con l’andazzo corrente. A noi non sembra una questione da poco


E sia chiaro che non stiamo puntando il dito contro nessuno. Vogliamo solo sapere e capire. Come tutti i cittadini.

La conseguenza più assurda – conclude la Mannarini – è che per le squadre di calcio ruvesi non c’è spazio nel campo di Ruvo. Mentre si aprono le porte alle squadre di Andria e Molfetta.
Con il gestore del campo che ha piena discrezionalità e fa quel che gli pare. E intanto il Comune paga le bollette, a cominciare da quella dell’acqua.

Così parlò la Mannarini. Colei che ha avuto le chiavi del campo per tre anni, fino a poche settimane fa – e che quindi ne conosce bene la gestione. La donna che ha portato a Ruvo il sogno nazionalpopolare della Milan Academy, la joint venture col Liceo scientifico, il Bari point e così via. Tutti sogni infranti e iniziative finite.

Perché truffaldini, secondo gli avversari.

Perché uccisi dall’invidia e dalle ripicche, si difende lei.


Dove sia la verità è difficile dire. Ma è importante saperlo.


Sia chiaro che non stiamo difendendo la Mannarini. Non stiamo dalla sua parte né dalla parte di chiunque altro. Noi stiamo dalla parte della città, dell’intera comunità dei cittadini, il cui benessere e il cui sviluppo dipendono dalla corretta gestione della cosa pubblica, sport compreso.


Una guerra già in corso a maggio



E dal punto di vista della collettività, non possiamo non vedere che qualcosa non quadra. Se la Mannarini ha mal gestito o in qualunque modo danneggiato l’interesse pubblico attraverso il Campo sportivo, perché non è stata punita alla luce del sole, con un chiaro provvedimento motivato dai suoi eventuali misfatti? Perché si è scelta la via dell’esclusione silenziosa?

E se invece non aveva mancanze addebitabili, allora perché escluderla?

Insomma il calcio, se non lo sport, in questa città è un pentolone in piena ebollizione e che non poteva non esplodere. Ci aspettiamo ora che gli altri protagonisti e interessati dicano la loro. Civilmente, motivatamente e documentatamente. 


Noi siamo ovviamente disponibili. Ma vogliamo la verità.

Perché lo sport è importante. E lo è tanto più, quanto più la sua gestione è trasparente e volta al bene comune.

Questa guerra dello sport ha fatto già troppe vittime, senza che ne debbano far le spese anche la Verità e la Crescita comune, già così menomate dai mille motivi che tutti sappiamo.


E’ il caso di mettervi fine. Ma per questo è necessario che venga fuori tutta la verità. Che si faccia chiarezza una volta per tutte.


mario albrizio