L’urlo di Ottombrini

La decisione di sospendere tutti gli assessori della propria giunta, comunicata il 4 luglio scorso dal sindaco Vito Ottombrini, fa ancora discutere e non poco.

I più, avanzano dubbi sotto il profilo della legittimità del provvedimento, soprattutto se dovesse prolungarsi. E, in effetti, un’occhiata al Tuel (il Testo unico per gli enti locali) non può che lasciare perplessi.
A noi però interessa di più un’analisi politica.

Perché la mossa di Ottombrini non è solo inconsueta sul piano normativo, ma lo è ancor di più su quello politico-istituzionale.

L’origine di tale sospensione è nota: il venire a mancare del numero legale durante la votazione del bilancio il 29 giugno scorso.
Urge pertanto una verifica nella maggioranza. E ci risulta che apposite riunioni siano state convocate e tenute.
La mossa di Ottombrini, perciò, sembrerebbe significare che tali incontri non abbiano dato esito positivo.
Da qui la scelta di un gesto clamoroso, la cui logica appare francamente un po’ contorta, ma i cui esiti sarà interessante verificare.
Che Vito Ottombrini, al di là della mitezza, fosse capace di sbattere i pugni sul tavolo, lo abbiamo scritto più di un anno fa. Perciò, nessuna sorpresa.
Ma – come direbbe il poeta –  il modo ancor sorprende.
Dal fatto che non vi sia alcuna reazione dall’interno della maggioranza, né si siano levati alti lai e gridi (non grida) di dolore, si capisce chiaramente che la mossa è stata concordata quantomeno a livello di vertice Pd.
A quale scopo?
In realtà, il Sindaco ha problemi col Consiglio, non con gli assessori. È il Consiglio che gli ha fatto mancare il numero legale. Non la Giunta.
Perché allora punire la Giunta?

A prima vista, sembra la storia di quell’uomo che passa la serata al bar e siccome ha perso e bevuto, quando torna a casa picchia la moglie.
Ma sul Consiglio, il Sindaco è impotente. Ecco allora che sospende gli assessori – tutti – per far pressione sugli assessori di area (segnatamente Lovino e Altamura) per far sì che questi a loro volta facciano pressione sui “loro” consiglieri di riferimento.
A occhio, si direbbe un’arma spuntata. (Perché probabilmente gli assessori di cui sopra fanno già opera di pressione sui “loro”. E, soprattutto, perché le ragioni di dissenso sono piuttosto forti sia sull’uno che sull’altro fronte assessorile, con i rispettivi partiti/movimenti.)
Vedremo se farà il miracolo.
Certo che, anche a livello locale, questo duro richiamo all’ordine fa intravvedere una sospensione della democrazia cittadina che è bene duri poco, anzi meno.
Ci si ricompatti alla svelta e seriamente, o si vada a votare. La Città, sull’orlo del default, ha innanzitutto un vitale bisogno di chiarezza.
mario albrizio